Need for Speed: Recensione di un disastro

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L’ultimo Need for Speed in casa Ghost, è un ritorno agli episodi Underground nel tentativo di rivitalizzare la reputazione della saga. Come spesso affermo, nonostante sia qualcosa di fantastico, il tuning non è mai stato un elemento fondamentale per la serie Need for Speed. Un vero e tradizionale NFS, è un videogioco corsistico che propone ai giocatori la guida di automobili costose ed esotiche che probabilmente non potrebbero mai guidare nel corso della loro vita, il tutto contornato da folli inseguimenti polizieschi all’ultima derapata. Nel 2003, EA Games affidò a Black Box Studio lo sviluppo di un Need for Speed che potesse in qualche modo cavalcare l’onda della neonata serie cinematografica “Fast and Furios” che all’epoca come oggi stava riscuotendo un enorme successo di pubblico.

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Il primo Fast & Furios fu la causa della creazione di NFS: Underground

Proprio grazie all’arte cinematografica, il tuning nei primi anni 2000 iniziò a prendere sempre più piede nel mondo occidentale, anche grazie a nuovi materiali economici che permettevano di trasformare con pochi spiccioli una Fiat Uno in un vero e proprio bolide stradale. Sta di fatto che Need for Speed: Underground riscosse un successo ben più grande di Fast and Furios e EA Games fu così felice che stanziò una somma spropositata di denaro attua a creare un secondo e gigante capitolo in un solo anno solare, centrando l’obiettivo. La creazione di Black Box fu effettivamente di qualità e il tuning propost assai dettagliato e pieno di possibilità e non è un caso che i due capitoli più rinomati siano proprio i due Underground. Sta di fatto che EA Games in quegli anni era una divoratrice di IP, molto più di quello che appare oggi giorno e oltre a non garantire un netto guadagno alla software house, si concentrava a spremere il più possibile i team di sviluppo per produrre nuovi videogiochi creati da zero nel più breve tempo possibile, solitamente un solo anno. La condotta di EA Games fu effettivamente l’incubo di Black Box studio, che successivamente a NFS Carbon venne chiusa da EA stessa perché considerata non più lucrativa.

Nel tempo NFS ha perso la sua identità. Il tuning, nonostante fosse una benvenuta aggiunta, scombussolò il pubblico che non seppe più riconoscere quale fosse la vera linea produttiva della serie. Nell’estremo tentativo di rivitalizzare la serie, EA Games contattò i ragazzi di Criterion Games per affidargli il destino dell’intera serie la quale, proprio grazie al team britannico, riuscì a ritrovare la retta via.

Criterion nel 2008 pubblicò quel capolavoro che fu Burnout Paradise e successivamente il reboot di NFS: Hot Pursuit, già uscito su Ps2 in due distinti capitoli agli inizi del ‘00, incoraggiando il pubblico a entrare a far parte del mondo di NFS grazie all’introduzione dell’autolog, un vero e proprio social network corsistico dedito a mettere in comunicazione tutti i giocatori di tutti i Need for Speed presenti e futuri.

Nolente o dolente, la filosofia di Burnout Paradise fu applicata a tutti i successivi Need for Speed, creando capitoli più o meno ispirati come NFS Most Wanted 2012, l’ultimo vero Need for Speed. Anche questo nuovo Need for Speed, il quale è inteso come reboot dell’intera saga di EA Games non fa eccezione, anche se sinceramente non mi è affatto piaciuto.

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Underground 2 è considerato all’unanimità come il miglior NFS

ENTRIAMO NEL DETTAGLIO

La spatafiacca di informazioni che vi ho fornito poco sopra, vi serviranno per comprendere il motivo per cui questo nuovo Need for Speed non mi è proprio piaciuto. Sono davvero appassionato di Racing Games e li ho giocati praticamente tutti e lo stesso vale per i Need for Speed. Uno tra i miei preferiti è sicuramente il terzo capitolo, ma non nego che Hot Pursuit 2 e anche Underground 2 mi siano davvero piaciuti. Quest’ ultimo capitolo della saga da 100 milioni di copie, doveva essere inteso come reboot dell’intera serie, attuo a cancellare il passato riproponendolo in un solo ed esclusivo videogioco. Al via quindi alle tradizionali automobili esotiche, passando tuttavia dalle utilitarie sportive che più ci hanno fatto sognare con gli Underground. Si dice Sì agli inseguimenti con la polizia, al tuning e a un mondo completamente aperto e si rende disponibile anche una infrastruttura online invasiva che rende ogni partita antipatica e sgradevole. Proprio come accaduto in Rivals, il problema principale di questo Need for Speed è proprio la sua filosofia “Always Online”, che nonostante sia stata migliorata sotto tutti i suoi punti di vista (vi ricordate i crash randomici in Rivals?), resta ancora un mistero il motivo per cui EA Games continui a perseverare con una formula che non piace davvero a nessuno.

nfscitazione 1Tecnicamente il publisher statunitense vorrebbe creare una sorta di MMO a istanze di 16 giocatori in cui gli amanti della serie possano scontrarsi in divertenti scorribande online, ma questo non è possibile dato che il titolo stesso non incentiva in alcun modo le sfide con altri giocatori. Questo accade perché non vi sono reali premi se ci si scontra con altri giocatori umani e questo vale anche per qualsiasi altra dannata gara in Need for Speed. Non c’è un vero obiettivo in questo nuovo gioco, se non quello di gareggiare continuamente per le strade della città da un punto “A” a un punto “B” nella speranza di essere ricompensanti con una sfida ardua e divertente. Di fatti risulta incomprensibile la scelta di rendere accessibili all’inizio del gioco come scelta iniziale la possibilità di scegliere uno tra tre bolidi posti tra le altre cose a “metà” della catena evolutiva del parco macchine presente nel titolo stesso. In poche parole, come per tradizione saremo chiamati a scegliere un’automobile capace di farci gareggiare in gare all’ultimo sorpasso, soltanto che le automobili proposte nella fase introduttiva sono auto che si dovrebbero sbloccare a metà gioco, come se in NFS: Most Wanted per Ps2 potessimo acquistare una Lamborghini Murcielago nella primissima fase di gioco concorrendo in “divertenti” gare contro Fiat Punto e Volkswagen Golf.

Solitamente un buon gioco di guida con una buona carriera, permette al giocatore una progressione lenta e inesorabile alla ricerca dell’auto più potente, iniziando con un catorcio e finendo con una bella e fiammante Bugatti Veyron. Non trovo assolutamente il senso di poter scegliere all’inizio un’automobile capace già sola di raggiungere i 250 KM/h di velocità massima e contando che con sole tre gare si possono racimolare abbastanza fondi per acquistare nuovi potenziamenti, nel giro di trenta minuti potremo già possedere un’automobile da trecento chilometri orari e pressapoco imbattibile.

E tutto questo non ha per niente senso

Proprio perché la prima auto scelta è capace di raggiungere prestazioni incredibili in pochissimo tempo, oltre al fatto che non si sente la minima sensazione di progresso nella propria carriera illegale, non si ha alcuno stimolo nell’acquistare una nuova vettura poiché, ehi: tutte le gare si vincono con facilità si dall’inizio, perché cambiare qualcosa che già funziona?

COME STO GUIDANDO?

A rendere ancora più folle il gioco, è un modello di guida molto approssimativo che fa davvero finta di essere simulativo. Nel proprio garage, acquistando i relativi potenziamenti, potremo settare le relative componentistiche meccaniche per rendere la nostra automobile perfetta e competitiva (anche se in realtà non se ne sente il bisogno). I numerosi settaggi, vanno a modificare in modo macroscopico il comportamento dell’auto, ma il tutto si può riassumere in due modalità con le relative e minime sfumature: auto che derapaauto che non derapa.

Tutto si riassume in queste due possibilità: settando a puntino la nostra automobile, potremo semplicemente ottenere un’automobile dalla facile e assistita derapata o un’automobile che rimane ancorata all’asfalto anche fronteggiando la curva più difficile. Per quanto concerne i rimanenti settaggi, posso assicurare che la loro presenza sarà nulla una volta messe le mani sul volante. Oltre a questo, si deve aggiungere una differenziazione nulla delle numerose automobili proposte dal gioco, le cui prestazioni si definiscono sempre nei soliti due gruppi macroscopici: auto che derapano bene senza modifiche – auto che rimangono ancorate alla strada senza modifiche. Certamente ogni modello possiede velocità di punta diverse, ma raggiungere i 400 KM/h è una realtà possibile per quasi tutti i modelli disponibili. Insomma: anche qui Ghost Studio ha toppato.

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Qualcosa non quadra. Tutte e tre le automobili proposte, sono velocissime (anche se non può sembrare)

GUARDAMI COME SONO BELLO

Non posso spendere cattive parole per il livello tecnico di Need for Speed. Graficamente, questo nuovo capitolo risulta essere assai pregevole e molto fluido su Ps4 e Xbox One, con un buon antialiasing, ottimi effesti post-processing e modelli poligonali davvero da urlo. Grazie alla tassellatura avanzata, non è difficile scorgere le gocce di pioggia schiantarsi contro il parabrezza in modi molto scenografici, così come è decisamente persuasivo osservare le imperfezioni dell’asfalto essere create da veri e propri modelli poligonali. Magie delle nuove librerie grafiche. Purtroppo su Pc non si può dire la stessa cosa. Nonostante i modelli poligonali risultano essere della stessa qualità delle controparti console, su Personal Pc Need for Speed è instabile e piuttosto pesante a causa dell’invasivo pacchetto Nvidia Gameworks che nemmeno rende suggestivo lo scenario tecnico. Il tutto appare scialbo, poco ottimizzato soprattutto su Hardware AMD. Il tutto è risolvibile con la potenza pura di una Nvidia GTX 980 o AMD 280X, ma il fatto che su tali schede grafiche riesce a girare piuttosto bene, non vuol dire che sia ben ottimizzato. Oltre a ciò, mi sono imbattuto spesso in fastidiosissimi glitch che gettavano la mia automobile in un burrone infinito al di sotto della mappa di gioco, facendomi perdere numerose gare contro CPU e giocatori umani, portando al massimo la mia frustrazione.

Per quanto riguarda il sonoro, sono portato a lodare l’ottima tracklist proposta da Ghost Studio, mentre la campionatura dei motori risulta di buona fattura. Ottimi gli effetti audio modulati in fase di gameplay: entrare in gallerie, sorpassare automobili lente e derapare a tutta velocità farà gioire le vostre orecchie, soprattutto se siete in possesso di un ottimo impianto audio o di ottime cuffie da gaming.

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UNA STORIA DI PASSIONE

Il tuning in questo nuovo Need for Speed si fa davvero sentire, timidamente però . Le personalizzazioni a livello meccanico sono molto utili per portare il proprio bolide a essere ancora più imbattibile, ma molto belle sono le personalizzazioni estetiche che finalmente fanno il loro ritorno, ma lo fanno con davvero poco stile. Oltre al fatto che nemmeno nello sbloccare nuovi componenti estetici non si ha effettivamente la sensazione di progredire nello sbloccare nuovi kit estetici, risulta essere molto caotica la modalità con cui i medesimi si sbloccano. Gli sviluppatori hanno voluto creare una specie di ecosistema per cui gli articoli per modificare esteticamente l’automobile arrivassero tramite lotti di produzione in una sorta di simulazione di carico/scarico merci, che però non funziona affatto. Non si capisce cosa si ha sbloccato, non si capisce che cosa stiamo per sbloccare e soprattutto non si capisce che cosa dobbiamo fare per sbloccare nuovi componenti. Ciò crea la brutta sensazione di non sapere mai se si ha davvero sbloccato tutto ciò che si dovrebbe sbloccare. Nei due Underground, così come in Most Wanted e Carbon, risultava palese lo status dei nostri progressi nel nostro garage, mentre in questo nuovo Need for Speed tutto risulta quasi casuale e poco ortodosso, portando il giocatore a mandare tutto a quel paese e a non modificare la propria auto con i relativi ricambi estetici, tra le altre cose davvero poco ispirati e di poco impatto. Lode invece al sistema di wrapping, ereditato felicemente dal capolavoro che fu Forza Motorsport 2, permettendo ai giocatori di disegnare qualsiasi cosa possa passare dalla loro testa. Interessante, ma la stessa idea è presente ormai in qualsiasi altro videogioco corsistico. La trama di gioco abbozzata tramite simpatici filmati live in action, risulta essere una gradevole aggiunta al pacchetto di gioco, ma non è incisiva e a tratti risulta anche invasiva. Tuttavia, se  Ghost si fosse concentrata a creare un percorso narrativo forte anche di una sensazione di progressione più incisiva, la sola campagna principale sarebbe stata in grado di tenere incollato il giocatore a Need for Speed per ore e ore di gioco. Questo però non accade, anche perché le “missioni” proposte non sono altro che la presentazione di nuovi percorsi ove correre sfidando amici e avversari online e nulla più. In alcuni punti vi sono però dei cenni narrativi piuttosto gradevoli, come la sezione dedicata alla Porsche 911 di un certo Nakai-San e la corsa contro Magnus Walker, ma le grandi emozioni finiscono subito. Un vero peccato.

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Il cast di personaggi “Live in Action” presenti in NFS è gradevole, compaiono figure note come Ken Block e Mganus Walker

IN THE CONCLUSION

Need for Speed secondo me non riesce a centrare il suo obiettivo. Il gioco annoia a causa di scelte insensate e il giocatore è portato ad abbandonare presto i server a causa di una sfida inadeguata e a gare sin troppo ripetitive. Il tuning è gradevole, ma poco incisivo mentre la trama di gioco cade davvero nel banale e a tratti è imbarazzante (nonostante i personaggi siano tutti simpatici e originali nel loro essere). Le automobili proposte sono interessanti, ma non vi è alcun incentivo ad acquistarle e cosa ancor più grave vi sono le poche differenze nel guidare una Lamborghini e una Ford Focus RS. Il livello tecnico è pregevole, il sonoro fantastico, ma sinceramente non consiglio l’acquisto per godere della sola e ottima grafica.

Need for Speed riesce a essere divertente solo nelle prime fasi di gioco ed è capace di intrattenere solo coloro che conservano ottimi ricordi per quello che fu Burnout Paradise. Per tutti gli altri, consiglio di evitarlo.

Assolutamente bocciato.

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  • Gameplay
  • Grafica
  • Direzione Artistica
  • Sonoro
  • Trama
1.4

Riassunto

Need for Speed è un vero disastro. Il gioco non incentiva il giocatore a rimanere nei server dell’infrastruttura “Always Online” e nella recensione ho solo accennato alla pessima gestione dell’online. Graficamente è pregevole, ma tenta di dare un motivo per essere giocato con simpatici filmati “live in Action” che però scadono nel banale. Le automobili sembrano davvero tutte uguali, il tuning di scarsa ispirazione.
Questa non è la strada giusta per un buon Need for Speed del futuro.

Marco Masotina

Tosto come un Krogan, gli piace essere graffiante e provocante per scoprire cosa il lettore pensa dei suoi strani pensieri da filosofo videoludico. Adora i lupi, gli eventi atmosferici estremi, il romanticismo e Napoleone.

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