Il Gattopardismo Hollywoodiano: dalle petizioni contro Matt Damon alla “Damnatio Memoriae” di Kevin Spacey il carattere fortemente antidemocratico della campagna contro le molestie sessuali.

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Recenti sviluppi evidenziano il carattere violentemente e pericolosamente antidemocratico della nuova caccia alle streghe degli Stati Uniti: #MeToo.
L’iniziativa, sacrosanta, volta a portare donne e uomini che hanno subito molestie, a denunciarle, è diventata una sorta di nuova inquisizione. La libertà di parola diventa un arma a doppio taglio e coloro che si sono sentiti liberi di esprimere la propria opinione “fuori dal coro” sono stati insultati o addirittura boicottati.

Poche settimane fa è stata creata una petizione online per raccogliere firme affinché venga eliminata la parte interpretata dall’attore Matt Damon nel film Ocean’s 8.
La petizione afferma che le molestie sessuali non debbano essere considerate uno scherzo e viene quindi chiesto di rimuovere l’attore, Damon, dal film “Ocean’s 8″.
Il popolo del web sta accusando Damon di aver “permesso al suo amico produttore (Weinstein) di comportarsi in maniera inappropriata”.
Queste gravi accuse sono avallate dal fatto che nel 2004, sul New York Times, uscì un articolo in cui si accusava Weinstein di cattiva condotta sessuale; accuse che Damon negò con enfasi.

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La petizione invita i produttori di “Ocean’s 8”, George Clooney e Steve Soderbergh a tagliare il cameo di Damon. Attualmente sono state raccolte circa 28.000 firme.

A scatenare coloro che hanno creato la petizione sono stati i commenti di Damon riguardo allo scandalo delle molestie a Hollywood. L’attore ha sostenuto che vi siano “vari livelli” di giudizio per gli uomini potenti che sono stati recentemente accusati di molestie sessuali.

Damon fa una distinzione tra le accuse di presunti abusi di Harvey Weinstein (tra cui figurano anche i nomi di Paz De La Huerta, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie, Rose McGowan, Cara Delavigne e Lupita Nyong’o) e l’accusa che ha portato alle dimissioni il senatore Al Franken, la scorsa settimana.

Penso sia meraviglioso che le donne si sentano libere di raccontare le loro storie, ed è assolutamente necessario che lo facciano”, ha detto Damon. “credo per ci siano più livelli di comportamento, c’è una bella differenza tra dare una pacca sul sedere a qualcuno e stuprare, giusto? entrambi questi comportamenti devono essere affrontati ed estirpati senza domande, ma non dovrebbero essere confusi

L’attore ha continuato: “Quando vediamo Al Franken, scattare una foto mentre mette le mani sulla giacca di quella donna, sappiamo tutti che è un gesto sbagliato, ma è solo uno scherzo inappropriato e non divertenteMa quando parliamo di ciò di cui è stato accusato Harvey, parliamo di qualcosa per cui non ci sono testimoni, non ci sono immagini, è qualcosa che è accaduto di nascosto ed è stato un gesto criminale, i due non appartengono quindi alla stessa categoria”.

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Ma non solo Damon, anche il veterano attore britannico Ian McKellen si trova in “acque tempestose” per alcuni commenti relativamente innocui sulla campagna contro la cattiva condotta sessuale.
Dopo aver manifestato la sua ostilità per le continue molestie sessuali nel mondo dello spettacolo, McKellen, ha sottolineato i pericoli delle false accuse. “alcune persone vengono accusate erroneamente” afferma McKellen. “dobbiamo considerare anche questa cosa”. Ha anche ricordato di come negli anni ’60 le attrici inviassero fotografie ai registi chiedendo lavoro mediante promesse di rapporti sessuali.
Per aver quindi suggerito che alcune interpreti femminili avessero esercitato pressioni verso i registi per ottenere lavoro, McKellen, con oltre mezzo secolo di esperienza teatrale e cinematografica alle spalle, è stato sottoposto ad un fervido attacco mediatico, che non ha risparmiato parole dure e oscenità.

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Un’altra petizione antidemocratica è attualmente online e chiede di rimuovere dal Metopolitan Museum di New York. «Thérèse dreaming», controverso dipinto di Balthus che raffigura una ragazzina in atteggiamenti provocanti.
 Secondo i promotori dell’iniziativa, l’opera dell’artista francese di origine polacca, realizzata nel 1938, dovrebbe essere rimossa dal museo perché «promuove la pedofilia».

La petizione è stata lanciata sul sito thepetitionsite.com dalla giovane Mia Merrill sulla scia del movimento #MeToo.

«Considerato l’attuale clima intorno alle molestie sessuali e alle accuse pubbliche che aumentano di giorno in giorno – si legge nella petizione -, mettendo in mostra questo dipinto, il Met sta nobilitando il voyeurismo e la riduzione dei bambini a oggetti».

Intervistata dal Daily Mail Mia Merrill afferma che «la bambina ritratta potrebbe avere al massimo 11 o 12 anni» e suggerisce di sostituire l’opera con un quadro di una pittrice dello stesso periodo di Balthus, morto nel 2001: «Classificherei questo lavoro nella categoria pornografica – dichiara Merrill -. Dopo aver lanciato la petizione, ho ricevuto tanto sostegno e ciò mi ha molto sorpreso».
Il Metropolitan Museum ha fatto però sapere che non rimuoverà il dipinto dal museo perché l’opera «appartiene alla storia della pittura europea» e la missione del museo è quella di «raccogliere, studiare, preservare e presentare» i lavori di tutte le epoche e di tutte le culture.

«Momenti come questo offrono un’opportunità di conversazione – dichiara Ken Weine, responsabile comunicazione del Met – e l’arte visiva è uno dei mezzi più importanti che abbiamo per riflettere sul passato e sul presente, incoraggiando la continua evoluzione della cultura esistente attraverso discussioni informate e rispettose per l’espressione creativa».

Anche Le Figaro, prende parte alla polemica, denunciando: «Se sembra legittimo mettere in discussione le inclinazioni pedofile di Balthus nel suo lavoro, si possono esprimere dubbi sull’opportunità di una petizione che ha come fine la censura dei suoi dipinti – si legge sul quotidiano francese -. È questo il modo più adatto per mettere in discussione criticamente la storia dell’arte e i suoi aspetti più oscuri?».

Intanto è uscito nelle sale cinematografiche “Tutti i Soldi del mondo” Film di Ridley Scott, noto per essere stato preso come simbolo ultimo della nuova Hollywood, una Hollywood pulita, casta e priva di qualsivoglia molestia.

Ma la cancellazione di Kevin Spacey dal film è davvero frutto di un cambiamento della società? è frutto di forti preoccupazioni per salvaguardare l’arte, da parte delle società di produzione cinematografica?

Lo stesso Ridley Scott ha affermato che non poteva far uscire la versione del film con Kevin Spacey e che per un po’ la terrà chiusa nel cassetto. Tutto sembra quindi presagire una Director’s Cut con Kevin Spacey al posto di Plummer. Un affare del genere frutterebbe milioni nelle casse della casa di produzione.
D’altronde Scott non è nuovo alle manipolazioni delle sue pellicole più fortunate e “Tutti i Soldi del Mondo” sembra essere una di queste, probabilmente non a causa della bellezza della pellicola, bensì grazie alla curiosità che l’operazione di rimozione di Spacey ha destato nel pubblico.

L’eco mediatico attorno al film è stato mondiale, Ridley Scott cancella il mostro sostituendolo con un “mostro sacro” di Hollywood, in soli nove giorni.  Ad alimentare il forte interesse del pubblico verso il film, c’è stata anche una nomination al fulmicotone per Christopher Plummer, come miglior attore non protagonista, ai Golden Globes.

Il Times ha pubblicato un articolo “La corsa per cancellare Kevin Spacey” in cui viene raccontato con ammirazione come i dirigenti di Sony e Ridley Scott abbiano rimosso Spacey dal film a seguito della “caduta” dell’attore.

Brook Barnes, autore dell’articolo, osserva: “Così ha inizio una corsa per portare a termine qualcosa di mai tentato a Hollywood: rivisitare un film finito, ricomporre i membri più importanti del cast, ricreare scene cruciali, ri-montare molte sequenze, riorganizzare la campagna marketing e, cercando di fare tutto questo, nel minor tempo possibile”.

Ma è qualcosa di cui andare davvero orgogliosi? Eliminare l’arte e l’artista sulla base di quelle che sembrano essere accuse (per ora) senza alcuna prova fondata? Accuse fatte su giornali scandalistici e non alle autorità?

Si tratterà della solita azione di gattopardiana memoria?  cambiare tutto affinché nulla cambi; mettere la polvere sotto al tappeto e continuare a vivere come se non fosse mai accaduto nulla?

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Giulia Cascella

Giurista cinefila, classe 1990. La grande passione per il cinema mi ha accompagnata nei temibili anni adolescenziali, dove brufoli e amori platonici si sono mescolati ai protagonisti del grande schermo. Ho curato la regia di alcuni video pubblicitari e scattato diversi servizi fotografici.