Con la recente uscita di Action Comics # 1000, DC Comics non solo ha celebrato gli 80 anni di Superman, ma ha anche dato il via per il suo più grande eroe a una nuova era con Brian Michael Bendis al comando.
Il racconto pubblicato nell’albo da Bendis e dal Co-Publisher DC Jim Lee ha acceso i riflettori su una sorprendente rivelazione circa l’Uomo d’Acciaio. Si tratta però soltanto della punta dell’iceberg del rilancio della saga programmato dall’autore (trasferitosi come noto dalla Marvel alla DC) insieme alla casa editrice, rilancio che vedrà nuovi scenari nel futuro di Superman. La storia, infatti, continuerà non soltanto nei prossimi numeri di Action Comics, ma a breve prenderà il via anche Man of Steel, la miniserie in sei numeri con la sceneggiatura di Brian Michael Bendis e le illustrazioni di artisti del calibro di Ivan Reis e José Luis Garcia-Lopez.
L’autore ha parlato del suo trasferimento a Washington in una recente intervista rilasciata al sito americano CBR. Lo scrittore si è soffermato sull’importanza in questo nuovo lavoro dell’esperienza maturata in Marvel, dove ha avuto modo di scrivere un altro numero-anniversario, il 500 degli Avengers.
Si impara molto dalle cose che hai fatto prima, ma difficilmente uno come me si guarda indietro, cerco sempre di andare avanti e di vivere il momento. Certo, rifletti sul tuo lavoro passato quando lanci cose e storie scoppiettanti, pensi agli errori che hai fatto, a cosa avresti potuto fare meglio o cosa avresti fatto diversamente nel lancio. Ultimamente ho pensato alla mia esperienza con Avengers #500, che venne annunciato con un sacco di fanfara, ed è stato molto bello. E’ stato tutto molto positivo e, forse, un po’ esagerato. Poi, quando il bel momento finisce, arriva il pestaggio mediatico, e sta a te decidere cosa accadrà dopo. A me è successo con Avengers #500. Ad alcuni fan è piaciuto, altri lo hanno odiato. C’erano un sacco di dibattiti sul web e alcuni fan mi dissero che avevo preso tutto a calci. Ci ho pensato molto, ma non cambierei la mia storia sugli Avengers. Non c’è nulla da far saltare in aria, non c’è motivo per farlo. Sono carico e grandi cose succederanno con Superman.
Brian Michael Bendis è poi entrato nei dettagli della sua interpretazione dell’ultimo figlio di Krypton, partendo dal titolo della miniserie Man of Steel, inizialmente non molto benvisto dall’autore.
Abbiamo dibattutto molto su questo. Dan DiDio voleva chiamarlo Man of Steel ed io ero titubante. Si richiama al famoso rilancio di John Byrne degli anni ’80 ed è anche il titolo di un film rispetto al quale sono stato molto critico. Così dissi a Dan: “Dobbiamo essere consapevoli di questo”. Ho riletto tutto ciò che ho scritto. No, non ho cancellato tutti quei commenti in cui ero critico nei confronti di DC! Sapevo che qualcuno me lo avrebbe rinfacciato. Così sono tornato a leggere le mie parole e le ho sentite come l’appassionata richiesta di un fan disperato di Superman. Dopo aver scritto alcuni numeri di Man of Steel ho capito che stavo facendo quello che avevo detto! Sto letteralmente facendo la cosa che avevo detto di voler vedere in Superman. Quindi il mio subconscio e la mia mente cosciente stavano lavorando in tandem, il che non è sempre così scontato.
Lo scrittore ha parlato anche dell’introduzione del nuovo villain nel mondo di Superman, una delle prime mosse di Brian Michael Bendis nella gestione della saga dell’Uomo d’Acciaio, soffermandosi sul bilanciamento tra elementi classici della saga e nuovi aspetti.
Una delle prime cose che ho notato era che, rispetto ai suoi pari come Peter Parker o Bruce Wayne, Clark Kent non ha la stessa galleria di nemici. Non è neanche lontanamente così dettagliata. Quindi ho voluto aggiungere villain e personaggi che scavano in profondità nelle ferite di Clark. Volevo qualcuno che potesse davvero arrivare a batterlo fisicamente. Così ho iniziato a sviluppare alcuni personaggi. In Action Comics #1000 vediamo il primo, ma ce ne sono altri in DC n. 0, su cui non dico nulla. Sarà un vero mistero. In ogni versione di Superman che ho visto, Lex Luthor era in qualche modo coinvolto. Così ho pensato: “Facciamo alcune storie che a volte non coinvolgono Lex”. Quindi mi prenderò una pausa da lui. Coloro che amano Lex Luthor non devono però temere, sarà al centro di Justice League, ma intanto stiamo per sfidare Superman in modi nuovi, con alcuni nuovi nemici. E alla fine, quando sarà il momento di far tornare Lex, lo faremo. Ci sono però altre storie da raccontare, quindi ora, tra il SyFy show Krypton e quello che faremo, avremo davvero la possibilità di realizzarle. E, da quello che ho raccolto dai fan, questo è quello che stavano aspettando anche loro.
Altro aspetto trattato da Brian Michael Bendis durante l’intervista è stata la differenza tra l’icona di Superman e la persona Clark Kent, che per l’autore rimarrà sempre il cuore del personaggio. Perciò, come affermato dallo scrittore, questo aspetto sarà maggiormente approfondito durante la nuova gestione. Più in generale, Brian Michael Bendis ha anche parlato delle differenze tra gli eroi Marvel e quelli DC e come queste influiscano nel modo di scrivere.
Il mio compito è quello di arrivare al cuore del personaggio e raccontare una storia onesta, ossia che sia divertente ed eccitante e che valga i soldi spesi. Questo rimane sempre uguale. Gli elementi di storia e realtà dei personaggi e delle tematiche sono sempre al centro del lavoro. La cosa interessante è che le macchine di Marvel e DC sono così diverse e uniche. Ci sono vantaggi e svantaggi da entrambe le parti e per questo il pubblico vede i personaggi in un modo diverso. Questa, almeno, è stata la mia esperienza. Sembra che la DC abbia spinto di più l’icona, il simbolo del personaggio di Superman, rispetto alla persona dietro di essa. In realtà dire che non è stata approfondita la persona dietro al personaggio è sbagliato, la verità è che l’icona di Superman è stata molto grande. Diverso alla Marvel, dove spesso si scava nel cuore del personaggio. Si dice sempre “povero Peter Parker”, mentre nessuno dice “povero Clark Kent”. Io però lo dico. Per quanto sia bravo e potente, ci sono ancora cose che non può fare e cose che non può avere, e questo aspetto è evidente. Quindi prenderò parte del mio addestramento alla Marvel e lo applicherò al lavoro in DC. Il che non vuol dire che le persone che hanno lavorato precedentemente sulla saga non abbiano fatto nulla con Clark. Il mio sarà solo un aggiustamento.
Nella gallery è possibile ammirare la copertina del primo numero di Man of Steel firmata da Ivan Reis e la cover di Pat Gleason per Action Comics #1001.
Fonte: CBR