Nel 2016 il regista David Mackenzie ha attirato moltissime attenzioni su di se grazie al successo travolgente e in parte inaspettato di Hell or High Water. Ora prova a replicare cambiando totalmente genere e grazie all’appoggio di Netflix ha realizzato Outlaw King, un film ambientato nella prima guerra d’indipendenza scozzese disponibile nel catalogo del colosso a partire dallo scorso 9 novembre.
Nella Scozia del XIV secolo, il nobile Robert I Bruce (Chris Pine) giura fedeltà al Re Edoardo I d’Inghilterra (Billy Howle), nonostante il suo palese disprezzo per quest’ultimo, così facendo pone fine alla fine della rivolta scozzese e per suggellare la pace ottiene in sposa Elisabetta de Burgh (Florence Pugh). Le più recondite speranze di libertà scozzesi terminano però con l’esecuzione pubblica del glorioso William Wallace, spesso identificato come ultima speranza di libertà per la Scozia. Per rispondere Roberto I raduna i suoi uomini più fidati e decide di ribellarsi nuovamente al dominio della corona inglese, cambiando così radicalmente il corso della storia e il destino della sua patria.
Con il film di Mackenzie ci troviamo davanti a quello che qualche anno fa sarebbe stato materiale perfetto per un film su cui puntare forte in sala, un kolossal storico alla BraveHeart – per rimanere negli stessi luoghi – ora però i tempi sono decisamente diversi. Il cambio dei gusti del pubblico ha costretto questo tipo di cinema a finire in secondo piano, a diventare di nicchia, sovrastato dagli eroi che preferiscono volare a combattere con la spada. Ovviamente tutto questo porta ad una logica conseguenza, virare sul mondo dello streaming, dove ancora è possibile trovare spazio e visibilità, una scelta che porta a compromessi altrettanto scontati in termini di budget, che irrimediabilmente si allontana da quello cinematografico con tutte le conseguenze del caso.
In quello che del film con Mel Gibson è il naturale prosieguo però si vede una innaturale rigidità, quasi anacronistica e faziosa. In un mondo dove a regnare è il moderno antieroe che si muove sul confine di bene e male, Outlaw King porta in scena personaggi monocromatici, bianchi o neri, troppo delineati per essere convincenti fino in fondo. Il punto di forza della pellicola è l’impianto visivo, un comparto decisamente curato nei dettagli, che non lesina di mostrarci scene di battaglie cruente e con una certa dose di realismo, una soluzione efficace che riesce a coprire almeno parzialmente i molti difetti presenti nel film.
Outlaw King è forse riuscito a metà nel suo intento di sfruttare i nuovi mercati per mettersi in mostra, avrebbe potuto approfittarne ulteriormente plasmandosi sotto forma di serie evento o miniserie, strutturandosi a favore di una visione in formato maratone TV, qui avrebbe potuto guadagnare in respiro e approfondire questa parte storicamente poco battuta.
Il risultato finale è un film soddisfacente, ma che lascia il sapore di un occasione mancata.fra cui un interpretazione non certo al top di Chris Pine