Uno dei generi che continuavano a riscuotere successo durante gli anni d’oro delle sale giochi, era sicuramente il genere dei Picchiaduro a scorrimento. I cosiddetti Beat’em Up consistevano nel fare a botte con una lunghissima serie di nemici pronti a farvi la pelle.
Questa tecnica semplice ma efficace consentiva un rapido accesso al gameplay e assicurava tanto sano divertimento.
Agli inizi degli anni 90 Capcom conquistò le sale giochi con titoli del calibro di Megaman, Street Fighter II e Final Fight. Sulla via di quest’ultimo, a pochi anni di distanza, rilasciò Captain Commando per Sale giochi e Super Nintendo.
In un periodo in cui i super eroi dominavano il mondo tra fumetti, cartoni animati e i primi film, l’unica cosa che mancava era un videogioco, così Capcom pensò bene di rilasciarne uno nel quale il giocatore poteva scegliere tra bene quattro personaggi tutti diversi tra loro e pieni di qualità uniche, oltre che molto ben caratterizzati.
Andiamo a conoscerli!
BENVENUTI NEL COMMANDO TEAM!
– Captain Commando: il capo squadra. Era lo stereotipo dello sbirro tutto muscoli e con gli immancabili occhiali da sole, indossava un’armatura tecnologica dotata di un lanciafiamme e di un taser che scaricava grandi dosi di elettricità.
– Mack: un alieno proveniente da un altro pianeta e ricoperto di bende, somigliando a una mummia e armato di due pugnali e un cappellino girato in piena moda anni 90. Per molti è il più forte dei quattro.
– Ginzu: un ninja armato di spada e bombe fumogenere, poteva tagliare in due i nemici. A differenza degli altri, lui poteva utilizzare gli Shuriken disponibili solo in alcuni livelli.
– Hoover: un bambino super intelligente che guida un robot umanoide. Un pò legnoso nei movimenti ma simpaticissimo, seppur quest’ultima qualità non risulta molto utile in combattimento.
UN SUCCESSO ASSICURATO
I fattori per un successo c’erano tutti. Il gioco era sanguinolento (solo la versione Arcade però, quella console era censurata), si affettavano nemici a palate tra città, musei, basi militari fino a viaggiare nello spazio. La giocabilità era la stessa di Final Fight, con la differenza che il gioco era tutt’altro che realistico.
Infatti, come tutti i Picchiaduro a Scorrimento capcomiani, anche questo godeva di una personalizzazione che lo contraddistingueva dagli altri titoli. Ad esempio, Cadillac and Dinosaurs era ambientato su un’isola di dinosauri, Final Fight in ambiente urbano stile film anni 80 e questo Captain Commando in un mondo di personaggi surreali, come alieni, mutanti e uno scienziato pazzo!
VERSIONI RILASCIATE
Captain Commando uscì originariamente per Arcade su CPS1 (proprietari Capcom), e poco dopo su Super Nintendo. Le differenze erano poche e importanti, ma nonostante ciò il risultato finale appariva eccelso, un ottimo titolo godibile e che sfruttava appieno l’hardware della macchina Nintendo a 16 bit.
Le differenze principali, aldilà della risoluzione e dei crediti limitati, era l’assenza dei due robot presenti nella versione Arcade (uno che tirava pugni e un altro dotato di lanciafiamme) e il numero dei nemici presenti su schermo, limitati a tre, mentre in sala giochi il numero era più alto.
Ma ripeto: queste limitazioni non rovinavano l’esperienza di gioco. Anzi, poter giocare Captain Commando direttamente sul televisore di casa propria era una goduria.
GIOCABILITA’
Il gameplay è quello lanciato e ottimamente collaudato di Final Fight (1989). Combo standard con la ripetuta pressione del primo tasto (tasto azione), mosse ravvicinate come prese per scagliare un nemico contro un altro o attacchi ripetuti durante la presa, i due classici attacchi in aria (quello a “spazzata” e quello “stordente”) più una Super Mossa utile per allontanarsi dai nemici ma che consuma un pò di energia vitale.
Insomma, divertimento e varietà assicurate.
COMMENTO PERSONALE
Immergersi nel mondo di Captain Commando significa accettare la nuova sfida di Capcom, riuscire a portare a termine un gioco particolarmente violento ma allo stesso tempo colorato e dotato di personaggi che ricordavano i fumetti americani tanto in voga in quel periodo, forse più di oggi.
Ricordo ancora la fila in sala giochi per giocarci… E quella fila rappresentava un gioco di sicura qualità.
PS: io sceglievo sempre il Ninja, ovviamente