Lo afferma lo stesso Yves Guillemot, amministratore delegato di Ubisoft, che a quanto pare si è accorto che la politica attuata con Watch_Dogs non ha affatto portato benefici all’azienda. Presentato come una Killer Application e poi rivelatosi soltanto un buon titolo, ma sicuramente non memorabile, Watch_Dogs ha donato all’azienda una immagine pessima, distorcendo invece l’idea di una Ubisoft capace di sviluppare ottimi titoli Open-World.
Per l’E3 2015 abbiamo detto: ‘ok, assicuriamoci che i giochi si possano provare, che girino sulle loro piattaforme di riferimento’. Quando vogliamo mostrare qualcosa chiediamo al team di assicurarsi che sia giocabile e che i giocatori possano vedere immediatamente di cosa si tratti. È ciò che abbiamo imparato con l’esperienza di Watch Dogs – se non può essere giocato sul sistema di riferimento può essere un rischio”
Tale politica è stata evidenziata anche nel nostro editoriale post-E3 2015 (scritto da me, ndr) [Vantarsene non è strategicamente efficace, ndr.], “l’E3 dei Sogni” che potete leggere cliccando qui.
Un cambio di rotta radicale, ma secondo noi necessario al fine di prevenire delusioni e soprattutto per incentivare uno sviluppo che punti all’innovazione non solo tecnica, ma anche artistica e di gameplay, visione che Ubisoft sembra voler centrare in pieno:
Quando un progetto costa più di 5 milioni di dollari abbiamo bisogno di esaminarlo perché potrebbe andare storto. Ma quando costa fra i 200.000 e i 300.000 euro possono prendere tutte le decisioni che vogliono per realizzarlo”
Yves Guillemot assicura piena libertà espressiva ai progetti Low Budget e titoli come Valiant Hearts e il DLC per FarCry 3: Blood Dragon sembrano stendardi di questa idea.
E brava Ubisoft (qualche volta la dici giusta).