PERCHE’ LA BETA DI BLACK OPS 3 E’ UN DISASTRO E PERCHE’ E’ IMPORTANTE
E’ vero: la definizione di follia presentata da Vaas in Far Cry 3 sembra letteralmente incarnare ciò che Activision, da oltre una decade, continua a fare: pubblicare gli stessi prodotti ancora e ancora sperando che qualcosa cambi (questa è follia).
Nonostante il mio amato cattivone punk abbia in realtà pronunciato parole un poco diverse (e in circostanze decisamente differenti), sembrano perfette per descrivere quanto sta accadendo con la serie di Call of Duty, secondo me prossima al collasso.
Nella mia lunga esperienza videoludica, ho visto molte serie commerciali svanire nel nulla, o progressivamente, nel cambio generazionale di Hardware. Che siano stati i giochi musicali con chitarra e batteria (quanto ti ho amato Guitar Hero!), o giochi di calcio giapponesi, quando si cambia hardware si cambiano anche gusti. Le nuove generazioni di ragazzi preferiscono quasi sempre qualcosa di diverso e se nel 2007 Call of Duty 4 rapì milioni di ragazzini allora dodicenni, lo stesso non si può dire di quanto accaduto con Ghost sette anni dopo. Ciò accade in quanto i nuovi ragazzini, oggi dodicenni, preferiscono ben altro rispetto al Call of Duty ormai giocato da adolescenti troppo cresciuti, preferendo quindi ciò che tra sette anni non sarà più calcolato (in un ciclo continuo di serie commerciali che nascono e terminano nella stessa generazione di console).
Activision è nota per non apportare alcun miglioramento alle proprie serie videoludiche, ma è anche celebre per essere capace di indottrinare masse di ragazzini a pensare che il nuovo prodotto sia davvero nuovo ed esclusivo, ma soprattutto qualcosa di mai tentato mai prima d’ora da nessuno, un po’ come coloro che affermano che MW2 sia stato il primo FPS della storia (e credetemi, l’ho sentito più e più volte).
A buon intenditor..
IL NUOVO GIA’ VECCHIO
Ho potuto tastare con mano Black Ops nella sua beta privata e poi resa pubblica su Playstation 4 e Xbox One. Per quanto riguarda Sony, c’è da sottolineare quanto l’azienda nipponica abbia firmato un vero e proprio patto con il diavolo scegliendo di collaborare con Activision. Nel 2005 Microsoft firmo un contratto con il publisher statunitense di 10 anni, nel quale l’azienda di Redmond si sarebbe impegnata a pubblicizzare i prodotti Activision, e più precisamente Call of Duty, in modo da incrementare vendite e guadagni. E sapete cosa vi dico? Ha funzionato così bene che Xbox 360 non venne più associata a Gears of War, Halo o Forza motorsport, bensì a call of duty, con DLC esclusivi sempre pubblicizzati in prima pagina nella Dashboard, risultati di ricerca pilotati, pubblicità interattive dedicate all’FPS più scadente della storia degli FPS commerciali e soprattutto con un grande indottrinamento di massa che fece precipitare nei bassi fondi delle comunità online la ottima reputazione di Xbox Live. Ebbene: lo stesso contratto è stato firmato da Sony poco prima dell’E3 2015, subito dopo che Microsoft riuscì a liberarsene. Non è un caso che Phil Spencer abbia una libertà tale da testare le nuove tecnologie coi videogames: il contratto con Activision rallentò decisamente lo sviluppo videoludico condannando l’intera industria a un passo indietro decisamente distruttivo.
Ma per quale motivo ho voluto descrivere questo scenario? Semplice: la piattaforma di Sony è ormai la prediletta dalla serie e sui social network sembrano impazzire le pubblicità personalizzate dedicate, segno che anche Sony sta puntando molto sul titolo: i numeri sono così grandi che farebbero gola a qualsiasi azienda operante su questo pianeta ( e non). Tuttavia, fa rattristire osservare una azienda innovatrice come Sony pubblicizzare come “nuovo” feautures quali la cooperativa in quattro giocatori, online gaming senza server dedicati, armi fantascientifiche disegnate da qualcuno che evidentemente non ha poi così tanta fantasia e un gameplay rimasto totalmente invariato dallo scorso anno, ma definito “totalmente nuovo” per questo Black Ops 3.
Si, Sony: ti sei davvero fregata con le tue stesse mani. Cavoli tuoi
MI PIACE RIFARE LE COSE DANDOGLI NOMI DIVERSI
Detto sinceramente, Advanced Warfare è stata una leggera sorpresa ai miei occhi. Il titolo doveva essere il banco di prova per il nuovo motore grafico il quale, di nuovo, ha solo il nome. L’engine è infatti sempre lo stesso, potenziato solamente di qualche feautures che aggiunge routine scriptate di riflessi e particellari, aggiungendo talvolta effetti di profondità di campo. Per il resto, sembra un qualsiasi Call of Duty uscito per Ps3 o Xbox 360, con qualche texture in alta definizione giusto per far vedere che si sono impegnati. Se però contiamo che un gioco di sole 5 ore pesi oltre 50 GB di spazio, si può ben capire che il codice di sviluppo utilizzato è vecchio e datato in quanto, se fosse stato di nuova generazione, avrebbe sicuramente permesso di salvare molto più spazio grazie alle nuove tecniche di programmazione (in relazione alla quantità esigua di contenuti).
Sta di fatto che a livello di campagna quasi ne rimasi interessato, nella speranza di osservare una narrativa qualitativamente paragonabile a quella presentata nel primo Black Ops, l’unico Call of Duty che ho davvero apprezzato come videogioco. Il tutto si è rivelato poi pacchiano e scontato nelle sue fasi finali, rovinando un climax assai interessante, missioni più originali rispetto al passato grazie alle location improbabili e a personaggi che sembravano davvero essere ben dettagliati dal punto di vista psicologico. Tuttavia, non ci sono stati miglioramenti o modifiche di sorta, tranne per una idea già vecchia di 20 anni implementata in modo piuttosto sfruggente nel gioco: la possibilità di fare salti prolungati grazie a un jetpack da spalla.
Ora: l’idea di poter volare con un Jetpack in sparatutto a tema fantascientifico è vecchia quanto l’intero genere, pertanto la nuova feauture implementata non fu effettivamente una novità. Ciò che è patetico, e lo dico davvero, è che la stessa architettura di gameplay, fatta di jetpack e abilità di classe, siano state riproposte in Black Ops 3 sottolineando come fossero nuove ed esclusive per l’intera serie nonché per l’intero genere di sparatutto in prima persona.
No, Activision: non siamo più nel 1994.
UNA BETA DA SCORDARE
Si sa: le Beta pubbliche hanno in realtà scopo promozionale e non quello di migliorare il gioco. Insomma: gli sviluppatori tastano il gradimento del titolo promuovendolo ben prima della sua uscita, una forma pubblicitaria che in alcuni casi ha funzionato molto bene (guarda Battlefield 3), e in altri no (guarda BLUR di Bizzarre Creations). La BETA proposta è evidentemente a soli scopi promozionali: il gioco sembra girare bene e sembra effettivamente finito. Ed è qui che casca l’asino: a livello di impatto grafico sembra che ci siano stati passi indietro, con un colpo d’occhio meno suggestivo e un design più spartano. Gli effetti luce sembrano essere invariati, mentre i particellari decisamente decimati. Le animazioni sembrano derivare da Call of Duty 4 mentre utilizzare un’arma piuttosto che un’altra non cambia assolutamente nulla, se non la quantità di proiettili al minuto sparati dalla stessa.
Assai imbarazzante è l’assenza di animazioni dedicate alla corsa sui muri (Titanfall, ma ciao!), e al volo in Jetpack in generale: i vari modelli rimangono quasi immobili mentre volano, regalando un feeling in puro stile anni ’90 e non credo che Activision abbia voluto fare una citazione allo stile grafico d’epoca. Per quanto riguarda il gameplay, mi risulta quasi inutile parlarne: non è cambiato assolutamente nulla dall’anno scorso e le novità della serie introdotte lo scorso anno, riproposte in Black Ops 3, vengono completamente disdegnate dai giocatori i quali, come sempre, scambiano qualsiasi modalità pe run deathmatch a squadre. Che sia un cerca e distruggi, un cattura la bandiera, dominio o qualche altra diavoleria, così come accadeva su Xbox 360 e Ps3 i giocatori si limitano a uccidere il prossimo strafregandosene degli obiettivi, ma soprattutto strafregandosene di utilizzare le nuove abilità classe disponibili le quali, fatemelo dire, sono così banali e mal ricreate da essere davvero inutili.
Vi dico solo questo: si potranno scegliere varie abilità di classe piuttosto interessanti, come lo scudo anti-sommossa, l’ invisibilità, il visore a infrarossi e via discorrendo. Il problema è il loro cooldown, davvero eccessivo per una partita di Call of Duty. Nei sette minuti mediamente necessari per terminare una partita, si riesce a utilizzare l’abilità per un massimo di due o tre volte per l’intera partita. Tanto vale ignorarle e proseguire con la solita strategia di sparare a casaccio sperando in un colpo alla testa che sicuramente verrà segnalato nonostante si colpiscano piedi e gambe.
Si: non è cambiato decisamente nulla.
IN CONCLUSIONE
Call of Duty Black Ops 3, almeno nella sua componente multiplayer, sembra un po’ come la pubblicità dei Flauti Mulino Bianco: ti aspetti che siano davvero ripieni di una grande quantità di cioccolato di qualità direttamente spalmato da un accattivante Sexy Banderas, ma una volta acquistati si scopre che di cioccolato ve ne è così poco da non riuscire a saziare nemmeno una formica (chiudendo un occhio sulla pessima qualità del cioccolato).
Le novità presentate come novità non sono affatto novità. Tutto è rimasto davvero invariato, senza contare che le partite nella BETA risultavano afflitte da gravi episodi di alta latenza che rendevano inagibile la gran parte dei match.
La mia speranza è che Black Ops 3 presenti una campagna in singolo interessante, la quale potrà essere giocata in COOP da ben quattro giocatori contemporaneamente. Certo: questa idea non è affatto di nuova generazione, ma potrebbe rendere più godibile la fruizione del titolo. Contando inoltre che il proprio protagonista potrà essere personalizzato durante la campagna in singolo, si può comprendere che un minimo sforzo intellettuale da parte degli sviluppatori vi è stato.
Se però volete acquistare call of duty per le sue novità multiplayer, sappiatelo fin da ora: la definizione di follia di Vaas è valida anche per questo ennesimo giro.