FANATIZZO E MI PIACE COSI’
E’ vero: il fanatismo non porta a nulla di buono, se non a rendere cieche e sconsiderate masse di persone che si trovano a idolatrare un qualcosa senza nemmeno saperne il perché.
Che siano le religioni a essere al centro di una discussione, case automobilistiche o produttori di sedie in vimini artigianali, non esiste uomo che non sia effettivamente fanatico nei confronti di qualcosa che adora. Sostanzialmente è vero: difficilmente si può vivere una vita felice senza apprezzare qualcosa a tal punto da volerne diventarne parte. Nel mio caso, per esempio, persevero un fanatismo accanito nei confronti del mondo videoludico dal quale sono quasi tre decadi che non ne faccio più a meno. Ma vi è una certa differenza tra me e un accanito sostenitore di una qualsiasi passione, che possa essere di carattere videoludico o sportivo: io tendo a mettere in discussione la mia passione evidenziando punti forti e, soprattutto, punti deboli, per venire a conoscenza delle conseguenze positive e negative della mia passione, mentre, nella maggioranza dei casi, il tipico fanatico di qualcosa evidenzia i soli punti a favore della sua passione escludendo a priori i punti a sfavore bollandoli come “oltraggiosi” e “inveri”, cadendo a sua volta in un vortice di irriverenza e ipocrisia.
E’ soprattutto quest’ultima la causa di quasi tutti i mali. L’ipocrisia è difficile da raggirare, da comprendere, in quanto molte volte non ci si accorge di essere ipocriti in quanto si da per scontato di conoscere una qualche cosa solo perché ne abbiamo letto in un trafiletto sull’ultimo GameInformer o nell’ultimo speciale del TG1, ma non vi è giustificazione quando cadiamo nella trappola dell’ ipocrisia. Certo è difficile non cascarci: alla fine viviamo in una società ipocrita e se io sto scrivendo in questo sito, è proprio perchè ipocritamente ignoro i veri problemi del mondo standomene, piuttosto scomodo, su una vecchia sedia a scrivere di videogiochi. Ma è sinceramente difficile non cadere nella morale e certe volte ignorare sembra essere la soluzione migliore, fintanto può essere sostenibile (e per molti versi non lo è più).
Ma nel caso di argomenti più semplici da trattare, come per esempio i videogames o magari anche le automobili, non mi sembra affatto giusto diventare ipocriti in quanto non ve ne è davvero il bisogno, dato che noi non ne guadagniamo assolutamente nulla. Se è vero che mangiare un panino al McDonalds (attenzione, sto usando abusivamente il suo nome), pensando alla fame del mondo e a come risolverla è davvero ipocrita, è vero che difendere un prodotto solo perché è stato pagato tanto, come per esempio un Philips CDi, è davvero da stupidi, soprattutto quando si afferma che il CDi sia decisamente più interessante di un Nintendo 64 “perché Nintendo propone sempre gli stessi giochi, mentre Philips propone Zelda, che comunque è diverso da quelli di Nintendo e quindi migliore” [Cit. Anonimo, 1997].
Certo: per quanto riguarda i videogiochi tutti noi abbiamo i nostri miti e tutti noi conserviamo nel nostro cuore un ricordo speciale per un gioco speciale che nessuno deve mai toccare. Nel mio caso è Medievil ( e vi dimostrerò il mio amore in un prossimo articolo, lo vedrete).
Nonostante tutto però, se qualcuno possiede una idea diversa nei confronti del nostro videogioco preferito, è sbagliato contrattaccare con suoni aspri. Voglio dire: è il nostro gioco preferito e anche se qualcuno lo mette in discussione, chissenefrega: è a noi che piace non allo sfigatello di turno che arriva a martorgliarci le gonadi nel solito forum frequentato da individui “molto” intelligenti.
O forse non è così?
IO PREFERISCO IL TUO VIDEOGIOCO
La questione è davvero importante. Che sia un tratto caratteriale o meno, tendiamo a preferire ciò che la massa di persone preferisce. E’ un dato di fatto: ci piace mangiare patatine fritte perché la massa le considera buone, andare in discoteca/concerti perché la massa li considera divertenti, ci piace ascoltare musica tamarra o rock perché la massa considera questi generi come fighi e magari fare scampagnate con la fidanzata con tanto di sesso libero perché la massa..beh, non esageriamo: a tutti piace fare sesso con il proprio amato partner.
Tuttavia l’essere umano è legato agli altri esseri umani e da essi ne è influenzato, pertanto è impossibile fare qualcosa di davvero diverso. Tutto ciò che facciamo lo abbiamo visto fare da qualcun altro e tutto ciò che pensiamo è già stato probabilmente pensato da altre persone. Questo perché l’essere umano vive di esperienze e dalle esperienze ne attinge il pensiero. Noi videogiocatori, prima di tutti, abbiamo conosciuto i videogiochi grazie ad altre persone che ci hanno fatto provare, nella prima e magica volta, un videogioco, che sia esso il cugino di città mezzo matto o lo zio grasso e annoiato di campagna. Ebbene: noi siamo videogiocatori non perché abbiamo scelto da un giorno all’altro di esserlo, bensì perché qualcuno ci ha fatto scoprire questa via. Per una cosa o per l’altra, noi scopriamo ciò che ci piace per merito di altri che ci fanno scoprire cosa ci piace. Alla fine, per conoscere ciò che ci piace davvero dovremmo restare soli e restare soli è quanto di più spaventoso nella vita.
Nel mondo videoludico, tale “filosofia” (anche se è un dato di fatto), influenza molto le vendite videoludiche e le preferenze dei videogiocatori: se una operazione di martketing riesce a convincere un gran gruppo di persone, ecco che automaticamente anche coloro che non sono stati attratti dalla pubblicità, ne diventano interessati. Tuttavia vi sono delle variabili assai difficili da comprendere le quali, in modo imprevedibile, riescono sole a cambiare le sorti dell’intera industria.
Il mio gioco preferito è Burnout 3: indiscussamente è il videogioco che ho atteso da quando son nato: mi diverte, mi intrattiene da pazzi e mi fa gioire ad ogni brano della scoppiettante colonna sonora. Inoltre, da piccolo, giocavo spesso a simulare incidenti con le mie macchinine Bburago (vi prego, tornate a fare prodotti di qualità!), pertanto Burnout 3 è stata una vera manna dal cielo, l’esaudimento da parte della Divina Provvidenza di tutte le mie preghiere di un videogioco incentrato sugli incidenti (i primi due Burnout non avevano i Takedown e quasi non li considero alla pari del terzo e leggendario capitolo).
Ora: il solo fatto che io abbia esaltato Burnout 3, vi farà subito ricredere su questo splendido gioco. E’ naturale: quando si legge o si ascolta una opinione altrui, istintivamente andiamo a interrogarci su cosa noi pensiamo dell’argomento o del prodotto citato e spesso ne aggiorniamo la considerazione con l’opinione appena letta o ascoltata. E’ decisamente naturale, ma qui si possono discernere due tipi di persone: coloro che vanno a verificare personalmente la veridicità dell’opinione espressa da terzi, magari compiendo ricerche o riflettendo da quanto letto o sentito, e coloro che invece prendono per oro colato ciò che è stato espresso, soprattutto se l’opinionista di turno gode di una reputazione molto alta (come me, modestamente) [non è vero, non sei minimamente considerato: idiota! – Mars n.d.r].
Se sei un lettore intelligente, andrai sicuramente a documentarti riguardo a Burnout 3 e di conseguenza formulerai le tue considerazioni (adoro parlare direttamente ai lettori, lo adoro!).
Tuttavia, se sei un lettore intelligente, probabilmente non farai diventare il tuo gioco preferito Burnout 3 solo perché l’ho detto io (anche se, sinceramente, dovresti farlo), ma manterrai la tua idea e magari la commenterai qui sotto nella sezione commenti (caldamente consigliato).
In caso contrario smettila di leggere questo articolo, perché ciò che sto per scrivere ti farà incazzare.
La maggior parte dei videogiocatori che si dichiarano appassionati del videoludo, sono gli stessi che preferiscono i giochi che le personalità di spicco preferiscono. Se in linea di massima è lecito preferire i videogiochi che un gruppo di amici adora, sia per spirito di amicizia sia perché solitamente, gli amici, sono concordi con le nostre idee, assimilare le preferenze di un personaggio famoso solo per via del fatto che è famoso, con la pericolosa conseguenza di essere accettato da un gruppo di idioti, è da idioti. Ebbene: che i videogiocatori siano per la totalità degli idioti la cosa è ormai scontata: milioni di persone che acquistano e riacquistano lo stesso gioco di pessima fattura e allo stesso tempo rimproverare il mercato che “non offre titoli di qualità”, è davvero da idioti.
Penso che il mercato videoludico sia afflitto proprio da questo morbo: “Preferencis Altruis“. I videogiocatori acquistano i loro titoli non in base alle proprie preferenze, sebbene le posseggano sia chiaro, ma in base alle preferenze di simpaticoni ragazzoni esente tasse.
MI ARRABBIO SE DICI CHE NON MI PIACE
Nei forum di videogiochi, ma non qui in Projectnerd (siamo i migliori, pertanto non accadrà mai), parlare di videogiochi in modo serio e complesso è cosa assai ardua.
Impossibile direi.
Questo perché i veri appassionati, a quanto pare, hanno capito che è meglio discutere di videogiochi in circoli segreti o in altre sedi, come per esmepio ritrovi occasionali in parchi pubblici milanesi.
Il problema non è però esprimere pubblicamente una propria idea, il problema esiste nel momento in cui si va a mettere in discussione la presunta preferenza verso un determinato titolo di un presunto videogiocatore. Quante volte abbiamo sentito dire che “Call of Duty è la miglior serie di sparatutto perché c’è tanto caos in schermo” o che “Activision crea capolavori indiscussi: se così non fossero, perché mai vendono così tanto?“. Tali proposizioni possono essere messe immediatamente in discussione. Certo: per qualcuno Call of Duty è la miglior serie di sparatutto del pianeta così come io considero Halo il capostipete degli sparatutto moderni: è lecito pensarlo, è una idea personale. Ma nel momento in cui si afferma che una tal serie è la migliore quando non si ha giocato ad altri esempi del settore, ecco: chi lo afferma è un idiota.
Per preferire qualcosa, bisogna aver provato una rosa di possibilità diverse. Non posso dire di preferire il gelato alla Banana se non ho prima assaggiato qualche altro gusto, così come non posso dire di preferire la musica rock se prima non ho ascoltato altri generi musicali. Ecco: a me stanno sulle scatole le persone che preferiscono qualcosa a priori senza prima aver vissuto una minima esperienza alternativa. Che senso ha vivere se non si sceglie di avere scelta? Che senso ha continuare a respirare se viviamo di scelte altrui? Nel mondo videoludico osservo spesso questo fenomeno e spesso mi trovo a discutere con utenti che non fanno altro che ripetere le stesse cose che affermano tutti. E’ strano perché spesso mi dicono che sono un idiota propriò perché ciò che solitamente affermo non è stato detto da nessun altro in particolare, pertanto, se nessuna personalità di spicco ha espresso una opinione simile alla mia, devo essere davvero un imbecille.
Il conflitto è quindi inevitabile: quando sottolinei che l’utente in questione non ha esperienza nel mondo videoludico e quindi, oltre a essere un giocatore occasionale, non ha facoltà di risposta in quanto non sa nulla di videogiochi, subito l’utente si irrita e attacca sgarbatamente utilizzando l’intero vocabolario delle parole volgari edito da Zingarelli (Non è vero: Zingarelli non ha creato un vocabolario per le sole parole volgari).
Ciò accade per un principale motivo: fede. Aver fede, aver fede che l’opinione della personalità di spicco seguita sia effettivamente quella giusta, escludendo a priori le opinioni esterne o più ponderate.
Tutti noi abbiamo fede in qualcosa: fede che il nostro marchio automobilistico proponga sempre automobili degne di questo nome, fede che la nostra console non ci tradisca in una notte d’estate a 43 gradi Celsius, fede che il magrebino davanti a noi non sia in realtà un killer professionista.
Un conto però è avere fede, fiducia in qualcuno e in un oggetto a cui teniamo veramente (in quel caso vuol dire aver fiducia in coloro che lo hanno progettato e assemblato), un conto è essere indiscriminati fanatici di qualcosa solo perché si è deciso di osannare una specie di “profeta” che a quanto pare è molto seguito in rete e pertanto le sue parole devono essere sicuramente vere.
Nel mondo videoludico, più che in altri settori, tale fede è molto radicata in quanto si ha a che fare con ragazzini malleabili, insicuri e inconsci del fatto che sono davvero facilmente manovrabili. E se il presentatore di turno è pagato per presentare un qualsiasi FIFA come il gioco del secolo, il povero adolescente si troverà, a causa della sua naturale ingenuità, ad assorbire totalmente l’opinione salariata impostandola nella mente come vera e indiscutibile.
Questa secondo me è una tragedia: prima di tutto perché i videogiocatori andranno ad acquistare i titoli più pubblicizzati e non quelli preferiti, il che riduce il videoludo alla sola attività di pressione tasti su pad e tastiere, e in secondo luogo premia i numeri derivati dagli estratti conto delle aziende e non la passione degli sviluppatori. Per anni i videogiocatori hanno preferito videogiochi copia e incolla in quanto le aziende, fondate sul solo scopo di lucro (ovviamente), hanno effettivamente provato che il copia e incolla piace se ben proposto ai poveri adolescenti.
Per anni i videogiocatori hanno escluso la possibilità di acquistare o quantomeno provare console e hardware di marche diverse da quelle possedute, portando al tracollo enormi e storiche multinazionali. Il fanatismo non porta mai nulla di positivo se non al dirottamento dell’intero mercato e un mercato dirottato, formato da veri e propri cartelli, non può che essere contro l’interesse di tutti i consumatori, in questo caso, videogiocatori.
E’ IL MIO GIOCO PREFERITO, NON IL TUO
Già: è impossibile avere delle proprie preferenze, soprattutto da adolescenti. Tutto è ereditato da altre persone, nonché dagli amici più fidati. Tuttavia, è anche sbagliato omettere dai propri desideri un videogioco esclusivo di una console non posseduta disprezzandolo per il solo motivo di non possedere quella determinata console. Ha anche poco senso acquistare una console per un singolo gioco, ma non ha nemmeno senso acquistarne una per giocare titoli multipiattaforma. Se qualcosa piace, piace. Se abbiamo deciso di acquistare Playstation al posto di Xbox, non si ha bisogno di sottolineare le peculiarità della console da noi acquistata esaltandola come la preferenza definitiva. L’abbiamo scelta per noi riflettendo con la nostra testa o l’abbiamo scelta perché un mucchio di persone hanno detto che è migliore? Ecco: così è sbagliato. Acquistare un videogioco perché gli altri dicono che è bello è come iniziare a fumare perché l’amico dice che “fa più figo farlo”. Abbiamo un cervello, una coscenza. Abbiamo la possibilità di scegliere: perché non farlo allora?
Paura di apparire come sfigati? Paura di videogiocare con qualcosa che nessuno gioca sentendosi quindi esclusi dalla comunità di giocatori? Paura di acquistare un Wii U perché bollato come console per piccoli esseri insolenti?
Allora fatemelo dire: siete degli emeriti imbecilli. Perché il videogioco è arte, è espressione e come tale è libero. E libero deve essere anche il nostro arbitrio, cercando di evitare di essere condizionati da masse di ignoranti e dalla massiccia dose di pubblicità quotidiana.
Perché se acquistiamo un videogioco solo perché la pubblicità lo presenta come bello e interessante, allora si ammette che i videogiochi siano solo prodotti di un mercato ipocrita e non più una delle più intense e complesse forme d’arte moderne.
Non è un articolo facile, lo ammetto, ma spero possa essere di vostro gradimento
Il mio gioco preferito invece è Burnout Revenge per i tuoi stessi motivi, che personalmente preferisco di più rispetto a Burnout 3
Anche a me Burnout 3 è piaciuto moltissimo, anche se personalmente preferisco Burnout Revenge, che è il mio gioco preferito