Scritto da Lorenzo “Kafka” Anselmi
Avete mai visto ‘Indie Game: The Movie‘? Se non lo avete visto o non sapete di cosa sto parlando, sappiate che è un documentario girato nel 2012 che tratta della scena indie internazionale e in particolare di tre celebri autori di videogiochi indipendenti nell’intento di riprendere la creazione dei loro stessi giochi: l’autore di Fez (Phil Fish), Braid (Jonathan Blow) e Super Meat Boy (Team Meat, formato da Edmund McMillen e Tommy Refenes).
Avete mai avuto la possibilità di vedere il documentario ‘Free to Play‘ che, tra le altre cose, è gratuito e su steam? Se siete dei fanatici di Dota 2 o semplicemente lo avete giocato sappiate che è un documentario incentrato su questo e su un torneo mondiale di Dota 2.
Perché ho citato questi due celebri lungometraggi informativi? Semplice: sono tra i più famosi del globo e lasciando da parte quelli prodotti dalla CNN o qualsiasi altro ente televisivo formato da almeno due consonanti “N” una attaccata all’altra, è impossibile non notare che tali sono sempre prodotti da aziende britanniche o statunitensi (comunque anglofone).
Quello di cui vi sto per citare è altresì simile ai prodotti prima discussi, ma si distingue non solo per location, ma anche per la ragione per cui è girato. Ambientato e girato nel paese dei sogni, per i molti che ci credono, ovvero il Giappone, Branching Paths è un docufilm simile per tema trattato a ‘Indie Game: The Movie’, ma con l’intento di documentare l’incredibile scena videoludica indipendente in Giappone, tanto varia quanto affascinante: nella terra del Sol Levante i titoli indipendenti stanno avendo sempre più diffusione, sia grazie alla rete Internet, sia ai vari eventi organizzati in tutto il territorio nipponico, ma sopratutto ai tanti sviluppatori che ce la metton tutta ogni giorno per realizzare il proprio sogno.
Atteso per Gennaio 2016, il docufilm di Anne Ferrero, così si chiama l’ideatrice del progetto di documentazione, sembra già essere un “Must See” per tutti gli appassionati di videogames.