Cioè, no: se non vi siete innamorati già da subito a Blue Bolta con questa immagine, siete delle cattive persone
INTRODUZIONE (che se non avete capito è uguale per tutti)
Direi incredibile, stupefacente. In collaborazione con indievault.it, AESVI, possiamo dire il grande ente che è riuscito ad assemblare l’edizione 2015 della fiera videoludica più importante d’Italia, ha portato al Milan GamesWeek una flotta di giochi indipendenti tutti da provare, gustare e soprattutto vivere. Se questa ultima parola vi suona come estranea, sappiate che per me lo scenario indipendente è un vero paradiso per i miei occhi, . Ma ciò che vi è sempre dietro a un videogioco indipendente, sono persone solitamente geniali, piene di spirito e soprattutto simpatiche, le quali si dimostrano sempre disponibili all’ascolto di nuovi feedback.
LA VOLTA CELESTE
Solitamente siamo abituati ad associare lo scenario indipendente italiano a videogiochi solitamente 2D con grafica 8-bit e colonne sonore dal difficile ascolto. Mi ricordo ancora quando circa cinque o sei anni fa, al forum di Assago (nei pressi di Milano), venne creato il primo tentativo di fiera videoludica italiana finanziata interamente da Gamestop. Nonostate il tutto fosse andato discretamente bene (anche per via dell’accesso gratuito da parte dei visitatori), venne presentato un titolo indipendente italiano che, fra i tanti big dell’industria lì presenti, non riuscì a ottenere molto successo. Purtroppo non mi ricordo il titolo, ma ciò che rimembro fu un trailer piuttosto trollone che inizialmente sembrava proporre un titolo creato interamente con l’Unreal Engine 3 e che sinceramente, con i dati di oggi, ricordava vagamente quello che fu Dishonored. Successivamente il trailer si trasformava nella solita atmosfera “credavate che il gioco fosse questo vero? In realtà è molto..”..peggio!? Il titolo dalle sembianze prima epiche, si era trasformato in uno sparatutto aereo a scorrimento verticale con stile grafico in 16-bit. Per carità: il titolo sembrava girare molto bene: fluido, veloce e probabilmente molto punitivo. Tuttavia stiamo parlando di una Italia che nemmeno conosceva la definizione di “videogioco indipendente” e la visione di quel trailer fece storcere il naso a tutti i presenti i quali, delusi, si dedicarono ad altro. Immaginatevi quindi una gran massa di persone allontanarsi dal palco lasciando sopra di esso un uomo “Cirio” (cioè pelato, zero capelli), un poco imbarazzato e a tratti arrabbiato per quanto successo. Una situazione assai difficile da gestire. Solo due persone si trattennero lì davanti al palco: io e il mio amico Federico, stupefatti da un titolo dalla così raffinata fattura retrò da ipnotizzarci in pochi secondi. E’ vero che il gioco assomigliava alla miriade di altri titoli simili quali 1941: Counter Attack di Capcom, Jackal di Konami e al più celebre Pulstar di Aicom/SNK, ed è vero che proprio per questo motivo il titolo è sfuggito dalla mia mente, ma se vi è una cosa che imparai da quella esperienza è che oltre a ritrovarsi a parlare con un pubblico non compiaciuto sia estremamente difficile, i videogiochi italiani indipendenti sarebbero stati grandiosi.
E così fu.
IO AMO QUESTO GIOCO
Blue Volta è sicuramente la proiezione di quanto pensato in quel tempo. Essenzialmente la creazione di Ossocubo ( e non ossobuco come molti dicono, tra cui io stesso scemo durante l’intervista video), è una avventura grafica tradizionale che rievoca i canoni di stilistici di gameplay delle creazioni di Lucas Arts quali Secret of Monkey Island e Broken Sword di Revolution Software da cui Blue Volta sembra ispirarsi molto. L’idea è quindi quella di proporre al pubblico un titolo fatto di enigmi e scenari mozzafiato, con una trama complessa e ben strutturata capace di trasportare il giocatore nelle vicende del protagonista per scoprire tutti i suoi segreti. In questo caso il protagonista si chiama Zeno e pare ovvio il riferimento alla cultura italiana. Appena scoperto il nome del protagonista subito ho collegato il suo nomignolo al quasi capolavoro di Italo Svevo, appunto “La coscienza di Zeno“. Il libro più odiato dei liceali dell’autore triestino, sembra effettivamente sposarsi con l’atmosfera surreale che il titolo mi ha restituito nella sua breve, ma interessante prova. Ambientato in un mondo fantasy, Blue Volta è un mix di elementi delle migliori creazioni del maestro giapponese Hayao Miyazaki (autore di lungometraggi quali “La Città Incantata” e “La Principessa Mononoke”) e l’Italia degli anni ’50 e fatemelo dire, il tutto si sposa alla perfezione. Non ho visto sinceramente Fiat 500 e Lambretta dislocate un po’ ovunque nello scenario come ci si potrebbe aspettare, ma lo stile d’abbigliamento di Zeno e dei vari protagonisti che incontra nonché la struttura degli ambienti interni come grandi ville o piccole casupole, fa evidentemente riferimento all’italia del grande boom economico (o presunto tale).
Sta di fatto che il titolo racconta una storia assai particolare, la quale si rivolge a un pubblico che, come dicono i due stilosi sviluppatori, piace leggere e piace andare oltre ciò che vedono. Con questa splendida premessa pienamente compatibile con le mie aspettative di bel videogioco, possiamo scoprire che cosa ci proporrà il titolo.
UNA STORIA DA CULTORI
Il titolo narra le vicende di un mondo in cui i luoghi di conoscenza per antonomasia, le biblioteche, sono andate distrutte per eventi ancora non meglio descritti. Per preservare la cultura e la memoria del loro mondo, un ordine di bibliotecari, un gruppo di uomini simile a dei veri cavalieri guardiani protettori (come i templari, per esempio), decidono di difendere con la propria vita l’ultima biblioteca al mondo, cercando al contempo di riportare nei loro scaffali tutti i libri perduti. Dopo una estenuante ricerca, i prodi bibliotecari riescono nell’impresa di riportare tutto il materiale nella loro muffosa base (presumo muffosa in quanto le biblioteche, solitamente, lo sono). Tuttavia, dopo secoli di tranquillità, Zeno si accorge che in realtà manca un libro all’appello e così, forse di nascosto, decide di avventurarsi nel mondo in cui vive per ritrovarlo. Ma vi è un grande MA. Zeno è infatti cresciuto all’interno della grande biblioteca. Quest’ultima non è solo una grande villa storica come si potrebbe pensare, bensì una vera e propria città dei libri dove i guardiani si riposano e leggono in tranquillità le vicende passate del loro mondo. Il protagonista, tuttavia, non è mai uscito dalla grande biblioteca e pertanto conosce il mondo esterno solo grazie alle letture da lui svolte. Ma si sa: dalla teoria alla pratica, il salto è abissale.
La conoscenza di Zeno è comunque tale da poter riconoscere qualsiasi sfaccettatura del suo mondo semplicemente osservandola, ma in tal senso è comprensibile il suo entusiasmo nonché la sua sorpresa nel constatare che la realtà circostante è anche più bella di quella descritta nei libri. Insomma: annusare un fiore, osservare il blu del cielo, il caloroso sole nonché tutti i colori della vita sono cose che un libro difficilmente può trasmettere in modo vivido se non si hanno mai vissuto tali esperienze sensoriali.
Penso quindi che l’idea si Ossocubo sia splendida, geniale, stimolante per le grandi menti, ma anche per coloro che solitamente decidono di non utilizzare tutta la loro potenza psichica. Voglio dire: Blue Volta è un titolo per tutti, ma sicuramente strizza l’occhio a un pubblico raffinato e gentile, il quale può apprezzare uno stile grafico pazzesco e senza rivali, nonché una trama con forti riferimenti culturali e filosofici da far impallidire anche il miglior lavoro di Ken Levine (Bioshock).
Se devo dirla tutta, Blue Volta mi ricorda molto “Another World” di Eric Chahi e il collegamento con il leggendario designer non è casuale: alla fine anche lui iniziò nel suo piccolo con un suo collega a sviluppare il titolo che alla fine riuscì a entrare nella leggenda.
PICCOLE RIFLESSIONI
Blue Volta mi ha subito rapito sin dalla prima occhiata. I due ragazzi di Ossocubo, due giovanotti dall’aria allegra e disponibile, sono stati davvero gentilissimi nel mostrarci la loro creazione. In loro ho visto passione, forza di volontà, cultura e tanto amore per il loro progetto e al pensiero mi arrabbio pensando che il grande pubblico non ha ancora approcciato il favoloso mondo indipendente italiano. Blue Volta è sicuramente la prova che noi italiani siamo fin troppo bravi a esprimere la nostra creatività. Sul loro sito internet compaiono quattro nomi: Luca Esposito, Alberto Congiu, Francesco Pirini e Mattia Pirini, presumibilmente fratelli ( e questo è GRANDIOSO).
Quattro nomi, quattro vite, quattro destini che si incrociano nella creazione di qualcosa di meraviglioso, qualcosa che mi ha davvero scaldato il cuore. Non so come descriverlo, ma io mi sono innamorato di Blue Volta. Sarà che io ho adorato il libro di Lois Lowry – The Giver, sarà che io adoro le storie in cui il protagonista deve scoprire la bellezza del mondo da tempo non più considerata, ma io amo già da ora Blue Volta. Un colpo di fulmine, bello potente, mi ha legato subito al progetto e ascoltatemi: dateci un occhio, cercate di dare a loro del denaro perché esso verrà trasformato sicuramente in meraviglia.
Il team di sviluppo ha affermato quanto sia bello e interessante utilizzare la tecnica videoludica per trasmettere un qualcosa al grande pubblico, un veicolo di informazioni capace anche di trasportare nuovi ideali per divugarli e confrontarli. Insomma: in poche parole hanno definito il videoludo come una vera e propria forma d’arte e guardando Blue Volta non si può far altro che gridarlo: i videogames sono ARTE.
I due ragazzi presenti al MGW 2015 sono troppo stilosi. Donne! Fatevi avanti!
L’ULTIMA PAROLA
Abbiamo provedduto a riprendere una breve intervista con gli sviluppatori che sarà pubblicata sotto forma di video il più presto possibile. Tuttavia è doveroso riportare di seguito le parole riguardo alla fatidica domanda che a tutti gli sviluppatori presenti ho rivolto:
Quanto Ossocubo crede nel settore indipendente italiano?
Ogni volta che visitiamo una fiera, sia come stand per Blue Volta che come semplici visitatori, ci accorgiamo che i titoli presentati dagli altri team indipendenti migliorano a vista d’occhio. Stiamo parlando quindi di idee più grandi, più ambiziose e soprattutto svilupatte meglio e bene. Crediamo pertanto che il settore indipendente italiano sia in netta crescita e non ci meraviglieremo se tra qualche anno l’Italia sarà in vetta nel mercato Europeo e chissà, magari anche in quello globale.
Una bella botta di positività, insomma!
Interamente disegnato a mano, stilisticamente Blue Volta è insuperabile
Credit: