In generale non apprezzo la figura di Steve Jobs. E’ un imprenditore, non un genio, ha venduto molto bene i suoi prodotti, ma non li ha sviluppati. Sono molto più legato alla figura di Wozniak che a quella di Jobs: il vicino di casa di Stefano Lavori era infatti era infatti un prodigio di tecnica e self-made, tanto da esser capace di saldare chip su schede madri senza un minimo studio in accademia nonché di creare una versione di BASIC integrata in Apple I ed Apple II alla base del successo di Apple nel mondo dell’informatica.
Insomma: senza sistema operativo, il computer immaginato da Jobs non sarebbe servito a nulla.
A me piace quando un mito viene messo in discussione. Quando si parla di esseri umani di successo, si vanno sempre a recuperare storie eroiche di imprese incredibili che effettivamente ci sembrano impossibili ai nostri occhi. Voglio dire: pensare che Jobs abbia venduto Apple I per un fatturato di 50’000 dollari con costi di gestione pari a zero per vie di scelte che legavano il garage di Jobs come luogo di produzione dei vari computer, fanno pensare a una incredibile fortuna dei due imprenditori. Ma se si va a comprendere che i due Steve abitavano nei pressi dell’attuale Sylicon Valley e che già nella loro epoca si ergevano aziende ancora oggi vigenti, come HP, si può comprendere il motivo per cui i computer, in quell’area, erano prodotti ben visti.
Se oltre a ciò si prende in considerazione il fatto che Wozniak fosse figlio di un ottimo ingegnere aerospaziale, si può anche capire il motivo dell’intelligenza e dell’educazione del talento informatico e ingegneristico di Wozniak e se oltre a questo fattore si accerta che lo stesso, al tempo della creazione di Apple I, lavorava per HP, si comprendono ancor di più i motivi per cui Apple è diventata, in un tempo relativamente breve, una azienda di grande successo.
Sunnyvale, città base di AMD, dista 15 minuti di strada da Cupertino, così come Mountain View, cittadina americana in cui Google ha sede. Tale zona, poi rinominata Sylicon Valley, si trova nei pressi di San Francisco (California) e storicamente ospita le aziende informatiche e ad alta tecnologia più influenti nel mondo.
Quando si parla di Steve Jobs, si parla spesso di una personalità molto positiva, capace di ottenere il massimo dalle persone che lo circondano e soprattutto con idee visionarie al limite della realtà. Io sono di un punto di vista opposto: Steve fu un ottimo imprenditore e non un genio, una persona che comprese quanto il proprio territorio fosse fertile nel campo informatico e soprattutto immaginando che da lì, in poco tempo, la maggior parte degli esseri umani avrebbero posseduto un computer.
Certamente l’idea di un Personal Computer può essere appioppata a Jobs, ma ciò accade in quanto lui fu un “vincente”, ed ebbe pertanto le risorse e le tecnologie per creare ciò che voleva fare. Non è infatti difficile prevedere il futuro, ma svilupparlo è assai più arduo. Non penso che Jobs fosse l’unica persona al mondo a pensare che il Pc potesse entrare nella vita di tutti i giorni di tutti gli esseri umani, ma pochi avevano le risorse per farlo (e chi le aveva si concentrava maggiormente sul mercato enterprise e non consumer).
Ciò che vi voglio dire è che Steve Jobs, film di Danny Boyle, mi ispira in quanto sembra voler raccontare proprio questo lato di Apple e di Steve Jobs, quella persona che molti censurano, ma che in realtà fu: un ottimo imprenditore, una persona che obbligava a dare il massimo senza dare nulla in cambio, un personaggio capace di assorbire l’intero merito del successo dei suoi prodotti senza minimamente omaggiare nè premiare chi ha effettivamente creato il successo dell’azienda americana.
“E se il computer fosse un bellissimo oggetto?“
E’ questa la frase che mi ha fatto comprendere la bontà del progetto del regista americano già da me acclamato per The Milionaire e Sunshine, uno dei miei film fantascientifici preferiti.
Il trailer sembra voler sottolineare la vena filosofica e artistica di Jobs, le quali effettivamente componevano il mosaico della sua mente, ma l’opera cinematografica, almeno nel suo trailer e nella sua ideazione, sembra cercare di trasmettere allo spettatore un senso di spossatezza, quasi a far comprendere che Jobs non fu un genio, bensì un pazzo furioso fortunato con una visione del mondo tutta sua con evidenti problemi sociali.
Ed è questo che mi ispira di questo film: sembra voler sfatare un mito.
[embedyt] http://www.youtube.com/watch?v=DB-aTd8JT3A[/embedyt]“Sapreno abbastanza presto se sei Leonardo da Vinci o se credi di esserlo”
Non lo so, ma il trailer mi trasmette la sensazione di avere in qualche modo pietà di Jobs..
Voi lo andrete a vedere? La data di uscita è prevista per questo Gennaio 2016.