Uncharted 4: Recensione [NO SPOILER]

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Uncharted 4 Recensione


Mi hanno convinto anche ad acquistare una nuova Ps4 serigrafata con Nathan Drake nella parte superiore. Mi hanno convinto a fare l’impossibile: ad acquistare una seconda Ps4 solo per godermi al meglio una delle Killer Application più importanti di questa generazione. E’ siffatti vero che i dubbi in merito erano tantissimi, ma il nome di Naughty Dog è un po’ come il miglior prestanome per le operazioni bancarie più delicate e illegali che si possano fare: sai sempre che i tuoi milioni fruttati illegalmente bruciando copie di Call of Duty per vendere energia elettrica clandestinamente saranno sempre al sicuro.

Tuttavia la chiesa dello scetticismo ha moltissimi discepoli, tra cui me medesimo. Ma se ho deciso di spendere circa un milione di vecchie Lire, un motivo ci sarà, ed è sostanzialmente uno: mi fidavo di Uncharted 4.

TORNIAMO ALLA FINE

Voglio tenervi sulle spine pertanto parlerò in queste prime righe di quello che non funziona in Uncharted 4. Uncharted nasce volutamente come una killer Application. Sony decise che dopo Jak, il miglior modo per impiegare le risorse di Naughty Dog per promuovere al meglio un hardware quasi alieno qual’ era quello di Playstation 3, fosse lasciar loro creare una IP che non c’entrasse nulla con il passato della società americana. Riuscirono a fare centro grazie all’idea di creare il videogioco dall’aspetto tecnico più sorprendente possibile, ambientando le proprie storie in ambienti reali con personaggi verosimili. Ciò permise uno sviluppo di un videogioco che potesse essere messo a confronto direttamente con la realtà e nel 2007 Uncharted fu effettivamente uno dei pochi giochi ad avvicinarsi davvero a ciò che i nostri occhi vedono ogni giorno nel mondo reale.

Tuttavia l’idea di raggiungere un livello tecnico sopraffino fece modo di non dare spazio a Naughty dog di concentrarsi su altre peculiarità del titolo, fruttando un level design, una componente esplorativa e una meccanica di sparatorie ridotti all’osso. Il tutto funzionava comunque bene, anche perché si sapeva che in futuro tutti i problemi del primo Uncharted sarebbero stati risolti. Sarebbero stati risolti i livelli a “corridorio” nonostante i panorami mozzafiato, sarebbero state risolte le sparatorie con meccaniche schematiche dal feeling poco chiaro, sarebbe stato risolto un gameplay fatto di scalate e corse all’impazzata alternate da simpatici filmati dal tocco ironico britannico.

Beh, sapete una cosa? Nessuno di questi problemi è stato risolto in nessuno dei capitoli successivi e quindi anche in Uncharted 4 e questo non va affatto bene.

Tuttavia, lo ammetto: Naughty Dog ha sorvolato la questione con gran classe.

LA BELLEZZA DELL’ESSERE IN DUE

Principalmente Uncharted 4 è il gioco di sempre. Tutto è al suo posto: scenari da urlo e poco esplorabili (fatta eccezione per alcuni livelli), battutacce con humor britannico e tante, tante scalate. In un gioco d’avventura, l’idea è di portare il giocatore a sopravvivere a situazioni impossibili. A tal proposito il team di Core Design (Tomb Raider), ha fatto scuola. In Uncharted è sempre stato un concetto portato all’estremo e anche in Uncharted 4 non ve ne è la prova. Naughty Dog ha voluto però dare un suo tocco moderno alla produzione semplicemente inserendo una piccola future che sola è stata capace di scombussolare le carte in gioco: il sandbox. Non stiamo parlando di un gameplay puramente sandbox, ma di aree comunque non troppo vaste, che permettono di agire seguendo schemi non prestabiliti. Ok: anche nei precedenti capitoli si combatteva in spazi assomiglianti a piccole arene, ma nel caso di Uncharted 4 si tratta di qualcosa di più pensato, come se effettivamente in quell’area non ci dovresti combattere per davvero, dandoti effettivamente l’impressione di essere libero dai vincoli del level design. Quello che ho appena descritto è in realtà l’obiettivo ultimo del level designer: non far capire al giocatore di essere pilotato. In tal senso Uncharted 4 ci riesce benissimo: il tutto è stato pensato per essere naturale, in una serie di eventi causa-effetto convincenti che donano l’impressione che sia il giocatore ad avere la facoltà di decidere il percorso migliore.

Il tutto è anche sorretto dall’incredibile potenza di Ps4, che ha permesso a Naughty Dog di renderizzare interi livelli senza alcun tipo di caricamento, dando l’impressione di essere davvero in un mondo vivo e reale. Il tutto però si scontra inevitabilmente con l’antiquato gameplay, che fa della sua alternanza “scalate-sparatorie” un suo dogma anche nel quarto capitolo. Fondamentalmente Uncharted 4 può anche annoiare se osservato dal punto contenutistico prettamente offerto dal gameplay poiché, a essere pignoli, non offre affatto nulla di nuovo. In alcuni tratti diventa anche piuttosto prevedibile e a limare la sensazione di “già visto” ci pensano le spalle di Nathan Drake, le quali possono essere differenti a seconda della situazione e del progresso di trama che il giocatore sta assaporando.

Uncharted 4 ha quindi dei difetti e sono difetti davvero belli grossi: gameplay noioso, esplorazione minima e poco incentivata, incapacità di essere vario e arrogante nel presentare situazioni diverse. Tuttavia questi sono i difetti che affliggono l’intera serie sin dalla sua nascita e sembra che Naughty Dog non sappia proprio come porgli rimedio: o si accetta in questo modo, o niente.

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Il level design è eccezionale: non si percepisce mai la sensazione di essere pilotati

TI RACCONTO UNA BELLA STORIA

Ma perché Uncharted 4 riesce a far rimanere il giocatore incollato? L’indubbia qualità tecnica del gioco è tale da far venire letteralmente il mal di testa. I modelli poligonali sono così dettagliati, che il cervello umano non riesce più a distinguere tra realtà e finzione, contorcendosi su sè stesso. Il fatto è che un videogioco non è reale e le persone riprodotte in-game non comunicano i tipici segnali naturali che il nostro cervello solitamente capta quando osserviamo una persona, motivo per cui la nostra psiche è costretta a inciampare su se stessa nel tentativo di capire se quello che ha di fronte è qualcosa di vero e girato con veri attori o semplicemente grafica renderizzata in tempo reale.

Fortunatamente sono un videogiocatore e so riconoscere la computer grafica del motore di gioco da reali fotogrammi estrapolati da un film e posso affermare con certezza che le differenze sono davvero nulle.

L’estremo livello di dettaglio va anche a sottolineare che nessun’ altra macchina da gioco possiede in esclusiva un titolo dalla così squisita veste grafica, nemmeno i Personal Computer che fanno della potenza il loro credo principale. Sta di fatto che il solo lato tecnico affascina così tanto che basta e avanza per far progredire il giocatore nella trama di gioco il quale, stregato, non vuole altro che guardare nuovi scenari suggestivi per sognare ancora una volta. Il solo aspetto grafico è quindi capace di convincere il giocatore a terminare l’avventura e devo dire che mai mi sarei aspettato vette tecniche così impressionanti e oltre ad aver constatato un downgrade nullo tra le versioni presentate durante gli Entertainment Expo scorsi, sono rimasto piacevolmente colpito da come Ps4 riesca effettivamente a gestire un frame-rate stabile e fisso a 30 frame al secondo: un vero record.

Tuttavia, oltre alla pura potenza tecnica vi sono altri piccoli dettagli capaci di influenzare la volontà del giocatore nella progressione dell’avventura.

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Uncharted 4 è un gioco intimo, personale. Naughty Dog ha espresso davvero sè stessa nel suo sviluppo e lo si percepisce a grandi maniche. Lo sviluppo di questa quarta avventura è stata sicuramente influenzata dalla volontà di ricercare uno stato dell’arte assolutamente trovato, che fosse comunque affine all’idea di un videogioco naturale e scorrevole. Il modo con cui gli eventi si presentano al giocatore sono sorprendentemente convincenti e naturali, con causa-effetto assolutamente probabile che porta il protagonista a risolvere i problemi causati da se stesso nel modo più umano possibile. Il tutto è sorretto da un impianto di trama semplice e mai banale, con flashback iniziali che ci permettono di scoprire chi fosse il vero protagonista di questa nuova storia: il fratello di Nathan, Sam Drake.

La sua entrata di scena permette una esplorazione al limite della cooperativa, grazie anche a una intelligenza artificiale prestante e capace di aiutare il giocatore senza gettarlo in situazioni pericolose. L’IA dei compagni già poteva reputarsi ottima nei precedenti capitoli, ma in Uncharted 4 si riconosce una ricerca verso la perfezione anche in questo aspetto, capace di dare a Sam e amici il carisma e le potenzialità giuste per essere davvero utili.

E’ proprio grazie a Sam che riusciamo a progredire nelle nostre avventure, ma è anche colpa sua se ci ritroviamo circondati da mercenari armati fino al collo. Sta di fatto che la sua presenza è rassicurante e mette in una luce più immatura e inedita Nathan Drake, che in questo caso fa la figura del fratello minore che deve dimostrarsi all’altezza del suo stretto parente. Se nei passati Uncharted Nathan era il duro e quello capace di sopravvivere a qualsiasi situazione, in U4 saremo sempre soggetti all’idea che Nathan debba ancora imparare qualcosa dal fratello maggiore, suo vero mentore nella scuola del ladro. Sta di fatto che il legame di sangue si fa perennemente e piacevolmente sentire, rendendo più interessante e sicuramente emotiva l’intera esperienza.

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Nathan dovrà sempre vedersela con i rimproveri di suo fratello Sam

CONTENUTI EXTRA

Lo scopo principale di Uncharted 4 è affascinare e lo dice apertamente sin dalla schermata iniziale impreziosita da un vetusto scheletro piuttosto scenografico. Vuole sfidare il fotorealismo e ci riesce alla perfezione. La ricercatezza estetica di Naughty Dog ha portato l’intero team a partorire scorci naturali al limite della follia. Mi sono ritrovato più e più volte a caricare screenshots su facebook per mostrare ai miei amici la bellezza degli ambienti ricreati in U4 e alla fine credo sia impossibile non emozionarsi davanti a panorami di tale suggestione. A tal proposito Uncharted 4 centra assolutamente il suo obiettivo e lo fa con gran stile, con la volontà di essere ricordato in futuro per questa sua folle ricerca del dettaglio. E’ incredibile osservare  da un crepaccio intere ed enormi aree interamente renderizzate e dettagliate fino allo sfinimento, è straordinario osservare i gradevoli effetti di luce e concentrarsi sulle fotorealistiche espressioni dei personaggi ed è ancora più suggestivo pensare che tutto questo è reso fruibile grazie ad una Playstation 4.

Nonostante in alcuni punti possa anche annoiare, è innegabile il fascino che questo quarto e ultimo capitolo riesce a evocare nella mente di noi videogiocatori ed è impossibile non rimanere stregati davanti a tanta bellezza, tant’è che i problemi di gameplay, che in ogni caso non mettono a repentaglio l’effettiva qualità del gioco, risultano minuzie al confronto dell’immensità del titolo.

IN THE CONCLUSION

Nonostante sia un titolo prettamente tecnico, Uncharted 4 risulta essere dannatamente artistico e ricercato rasentando la perfezione, non come videogioco, ma come opera d’arte. Tutto è effettivamente al suo posto, anche i tratti caratteristici negativi della serie. La perfezione d’altronde non è umana, ma proprio per questo Uncharted 4 è un titolo unico, assolutamente da acquistare e da giocare perché capace di sorprendere anche chi, dai videogames “tripla A” non si aspetta più molto. Uncharted 4 è un chiaro esempio di come grandi investimenti possano concretizzarsi in produzioni dalla qualità sopraffina e il mio augurio è che Naughty Dog non perda mai il suo tocco.

Certo: il suo modo di essere inteso è particolare, un po’ come un’opera d’arte rinascimentale. Bisogna osservare il disegno per la sua totalità, cercando di discernere le volontà degli autori e cercando di capire perché l’opera è stata costruita in un determinato modo. Agli occhi di coloro che vogliono una avventura emotiva e ad alte dosi di spettacolarizzazione, in modo assolutamente ironico Uncharted 4 non può soddisfarli: Rise of Tomb Rider risulta essere la migliore soluzione.

Per chi invece vuole godere di una raffinata ricercatezza del dettaglio, di un gameplay stilizzato e comunque funzionale, di una trama semplice e capace di portare i personaggi a visitare i luoghi più suggestivi del mondo per un banchetto irrepetibile per i propri occhi, allora questa ultima opera di Naughty Dog  risulterà perfetta.

Forse è vero: in Uncharted 4 si percepisce un team forse sfinito e che non saprebbe affatto come continuare le avventure di Nathan Drake e della sua combriccola ed è meglio che non sviluppino più nuovi capitoli.

Sta di fatto che Uncharted 4 è un capolavoro e così dovrà essere ricordato, ultimo capitolo di una serie che ha voluto sfidare la realtà.

Ed ha vinto.

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  • Grafica
  • Gameplay
  • Direzione artistica
  • Sonoro
5

In Breve

Uncharted 4 si conferma essere un degno quarto capitolo dell’avventurosa serie di Naughty Dog. Probabilmente sarà l’ultimo, ma con un personaggio del genere potrebbero uscire migliaia di altri videogames. Sta di fatto che U4 è l’Uncharted di sempre, maturato però nei suoi aspetti più positivi. Certo: Naughty Dog non ha fatto molto per renderlo più nuovo e diverso, ma non penso nessuno avrebbe voluto qualcosa di diverso rispetto a ciò che Uncharted 4 è davvero.
Lo elevo quindi a capolavoro: la ricercatezza tecnica e la bontà globale del titolo lo rendono un “Must Have” per tutti i videogiocatori moderni.

Marco Masotina

Tosto come un Krogan, gli piace essere graffiante e provocante per scoprire cosa il lettore pensa dei suoi strani pensieri da filosofo videoludico. Adora i lupi, gli eventi atmosferici estremi, il romanticismo e Napoleone.