Milan Gamesweek 2016 raggiunge un nuovo standard
Abitando in Lombardia e relativamente vicino alla grande città di Milano, sono solito visitare tutti gli eventi a tema ludico o nerd del capoluogo Lombardo. Tra gli eventi che sicuramente negli ultimi anni mi hanno letteralmente messo in difficoltà vi è sicuramente il Gamesweek, la più importante manifestazione a tema videoludico in Italia e pressapoco l’unica nel Bel Paese ad essere totalmente incentrata sui videogames. Il motivo delle mie difficoltà risiede sostanzialmente nel comprendere che cosa sia evento: Gamesweek è una semplice festa cittadina dedicata alla forte passione videoludica perseguita da oltre 25 milioni di persone o una sorta di imitazione delle più grandi fiere europee quali Gamescom o Paris Gamesweek?
Non è mai stato facile per me decidere se Milan Gamesweek fosse un evento totalmente positivo o se fosse qualcosa di totalmente incentrato al profitto più totale delle grandi compagnie, ma dopo ben sei anni di totale crescita che ho potuto osservare con i miei stessi occhi, posso affermare con certezza come l’edizione 2016, definita da noi di projectnerd.it come la più lungimirante e densa di tutti i tempi ben prima della sua apertura al pubblico, abbia assolutamente centrato l’obiettivo ottenendo finalmente una sua identità, un suo stile e una visione del futuro solida e positiva.
Finalmente in Italia abbiamo un vero evento dedicato ai videogames: AESVI, l’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani, con Milan Gamesweek nella sua sesta edizione ha vinto la partita.
ITALIANIZZAMI QUESTO
E’ opinione sempre più comune che noi italiani ci sottostimiamo moltissimo. Ed è vero. Cerchiamo sempre di imitare lo straniero quasi come se oltre confine siano sempre più capaci di noi, senza accorgerci che molte volte sono proprio gli altri popoli a copiare o prendere ispirazione da quello italiano. A tal proposito Gamesweek nelle sue passate edizioni mi è sempre sembrata una buona manifestazione alla ricerca di una sorta di perfetta emulazione di quanto già accade in altri stati europei, con discreti risultati in realtà. Le ultime due edizioni invece hanno fatto intuire la costruzione di una propria e forte identità, con una forte virata gestionale che potesse in qualche modo rendere “italiano” l’intero evento e così è stato. Per quanto concerne l’edizione 2016 tutto ciò che si era sagomato nella passata edizione è stato finalmente ultimato e potenziato, per una offerta ludica davvero invidiabile. I videogiochi in anteprima sono stati più di quaranta e tutti davvero interessanti, incastonati in stand dalle coreografie stravaganti che meglio ricordano l’impegno dell’industria internazionale in Italia.
Ad aver fatto la parte del leone, almeno secondo il mio pensiero, è stata sicuramente la sezione Indie, quest’anno davvero imponente e con oltre 30 postazioni di gioco in cui le decine di migliaia di visitatori hanno potuto tastare con mano le creazioni della “manufattureria informatica italiana”, così mi piace definirla. Lo scenario indipendente italiano corrisponde infatti a una industria che si interfaccia in realtà con una filosofia artigiana, in cui “micro software house” si impegnano nella ricerca di nuove formule di gameplay e nuove storie da raccontare. Quanto portato al Milan Gameswewek 2016 è sicuramente da spaccamascella, con progetti al limite dell’assurdo e dalla qualità davvero invidiabile. Proprio per questo motivo noi di Projectnerd.it abbiamo voluto concenrtarci maggiormente su queste realtà con una sfilza di interviste dedicate alla scoperta degli emozionanti progetti italiani.
Le grandi software house hanno ovviamente occupato la grande maggioranza dello spazio disponibile in fiera e forse è anche giusto così. E’ un bene che l’industria internazionale si faccia sentire anche nella grande metropoli milanese e devo dire che per quest’anno l’impegno è stato davvero grande. Se nelle edizioni precedenti gli stand non erano altro che piccole impalcature che con sufficienza permettevano la fruizione di videogiochi solitamente già usciti, quest’anno ho potuto osservare stand dalla coreografica davvero imponente in una sorta di battaglia all’ultimo metro. In qualche modo mi è sembrato come se le numerose società presenti combattessero a vicenda per trovare il modo per accaparrare più pubblico possibile, in una concorrenza spietata e sicuramente positiva. Per quanto riguarda il mio pensiero penso che lo stand Microsoft sia stato quello meglio gestito grazie a una imponente offerta di oltre 130 postazioni di gioco: un vero sogno ad occhi aperti. Promossi tutti gli altri, ad eccezione di Nintendo che con un piccolo stand ha fatto intuire poca convinzione nell’evento milanese.
FORSE SOGNO TROPPO
Arrivati a questo punto come si dovrebbe migliorare la fiera? Innanzitutto non ho ancora chiarito perché penso che Milan Gamesweek sia una fiera italiana. I motivi sono diversi, ma molto semplici: la forte presenza di titoli indipendenti, la presenza di esponenti italiani delle grandi compagnie, la volontà di democratizzare i videogiochi invitando grandi, piccini e famiglie all’evento (prerogativa tutta italiana).
A tal proposito avrei dei feedback da suggerire ad AESVI nel riguardo delle prossime edizioni. Utile sarebbe un giorno di fiera dedicato alla sola stampa, in modo tale che giornalisti e blogger abbiano la possibilità di girare per la fiera e provare tutti i videogames del caso senza rubare la scena al pubblico magari in fila da molti minuti (o in alcuni casi..ore). Sarebbe invece fantastico creare un palco conferenze in cui gli esponenti italiani delle grandi compagnie possano enunciare i piani del futuro dedicati al mercato italiano: la rilevanza dell’Italia nel mercato europeo ed internazionale è tangibile e l’organizzazione di conferenze ad-hoc potrebbero potenziare ancor di più la presenza dell’industria videoludica in italia. L’IGDS a tal proposito nell’anno corrente è già riuscita a fare molto, ma la natura di nicchia del Game Developer Summit non si sposa con il clamore che potrebbe invece ottenere un annuncio fatto davanti a migliaia di persone e chissà che un giorno non vengano Phil Spencer o Yoshida a presentare nuovi prodotti. Da evitare l’invito di personalità che nulla c’entrano con il videoludo (come cantanti e/o youtubers), apprezzatissima invece la presenza del leggendario John Romero e della moglie Brenda, i quali hanno condiviso il loro prezioso sapere con due interessanti conferenze in sede di IGDS.
In terzo luogo credo che sia ora di espandere la fiera o meglio ottimizzare gli spazi. Posta su due piani differenti in realtà Gamesweek non è propriamente piccolo, ma gli ingorghi di persone e le file kilometriche sono sempre difficili da digerire soprattutto dalla parte del pubblico e nonostante sia stato fatto molto rispeto al passato per migliorare la “viabilità”, credo che vi sia bisogno di una ulteriore revisione.
Nel complesso siamo comunque sulla strada giusta,
IN THE CONCLUSION
Milan gamesweek 2016 si concretizza con una piena vittoria da parte di AESVI. L’edizione 2016 è per me la prima vera edizione in assoluto dopo cinque anni di “beta”, in cui la fiera è cresciuta sia di audience che di importanza e rilevanza. Sono molto felice del fatto che i vidoegames in Italia stiano sempre più ottenendo la dignità da tempo reclamata e felice che Milan Gamesweek sia il portavoce di questo piccolo e intenso movimento culturale. Certo la strada per il miglioramento è lunga e tortuosa, ma l’edizione 2016 getta le basi per un futuro molto positivo: un vero inizio insomma.
Gamesweek Indie è invece stato qualcosa di fantastico e sono sicuro che nei prossimi anni diventerà parte di qualcosa di grande ed emozionante, mentre l’area Kids, Tech e Retrò, nonostante non fossero totalmente al centro dell’attenzione, hanno fatto intuire come anche Gamesweek sia rivolto a un grande target di persone e nonostante qualcuno possa avere qualcosa da ridire, è positivo che famiglie e giovanissimi possano iniziare a conoscere i videogiochi conoscendo in prima persona i loro creatori.
A tal proposito rimando tutto all’edizione 2017, fiducioso che anche il mio feedback possa essere ascoltato, sicuro che l’edizione 2016 non me la scorderò facilmente.
Alla fine non capita tutti i giorni di abbracciare John Romero.