In Italia è uscito il 4 Gennaio, negli States un po’ prima. Nonostante le recensioni estremamente negative della stampa d’oltreoceano, sembra che gli italiani stiano gradendo molto l’idea di andare a vedere un film basato sul videogioco Assassin’s Creed. Questo si evince dal fatto che al botteghino in questi primi giorni sta guadagnando bene e tra quei milioni che stanno piovendo dal cielo vi è una piccola parte finanziata da me. Sono infatti andato a vederlo per osservare l’ennesimo tentativo di portare su grande schermo un celebre videogioco.
Se siete lettori di Projectnerd.it sapete che io mi occupo prevalentemente di videogiochi, ma non ho resistito nel redigere una recensione nei confronti di un film annunciato oltre sette anni fa la cui idea ha fatto sognare milioni di videogiocatori. L’attesa è stata tanta, forse fin troppa, ma il film sembra essere uscito nel momento giusto. Peccato che a fine visione, la totalità delle persone che erano con me in sala a vedere il lungometraggio sia uscita dal cinema con un’aria delusa puntinata da alcuni ripensanmenti riguardo all’esborso di denaro compiuto 140 minuti prima.
Non dico che sia andata bene, ma il film non è stato comunque terribile. Ecco di seguito cosa ne penso.
NON E’ MAI QUELLO CHE CI SI ASPETTA
Quando si decide di andare a vedere un film basato su un videogioco, è lecito aspettarsi che il film riprenda per filo e per segno l’opera videoludica. A quanto pare questa aspettativa non è ancora entrata a far parte delle volontà dei registi, poiché al momento si contano sulle punta delle dita coloro che davvero hanno creato un’opera fedele e in linea con le aspettative del pubblico.
Warcraft, per esempio, seppur criticato dalla stampa specializzata (ma non da noi che invece lo abbiamo apprezzato), è stato apprezzatissimo dalla comunità videoludica e osservato come riscatto da tantissimi film tratti da videogames di fattura mediocre. Nel caso di Ubisoft non è la prima volta che decide di creare un’opera cinematografica dedicata a un suo videogioco.
Prince of Persia fu sicuramente uno dei tentativi più grandi e importanti della storia del cinema, ma nonostante il film fosse gradevole, comunque nulla centrava con il videogioco. E quando dico nulla, è perché davvero niente ricalcava il videogame.
Ora ci ha pensato il regista Justin Kurzel assieme all’attore protagonista nonché producer (ovvero quello che caccia i soldi) Michael Fassbender, il quale felicemente dichiarò di non aver mai giocato a un Assassin’s Creed nella sua vita, a tentare il grande passo Direi una premessa..convincente.
Non è un caso che le lacune di Fassbender si vedono e sono evidenti, ma a quanto pare nel cinema va di moda produrre film basati su videogiochi senza averli in alcun modo giocati (motivo per cui solitamente sono una ciofeca). Fortunatamente l’esperienza di Justin Kurzel ha alleviato gli animi con la sua esperienza e registicamente il film non è poi così male.
Sta di fatto che Fassbender, oltre a dichiarare di non aver mai giocato a un Assassin’s Creed nella sua vita, affermò la volontà di creare un universo cinematografico parallelo ai videogiochi, creando pertanto una nuova realtà da espandere, un nuovo universo da esplorare e diverso da quello conosciuto.La scelta, seppur non condivisa da quasi tutti gli spettatori, può considerarsi lecita.
Alla fine Marvel ci ha insegnato come creare un universo cinematografico alternativo all’opera originale possa essere una buona idea per trovare nuovo pubblico ed entusiasmare quello già presente. Però una cosa è certa: se vuoi discostarti dall’opera originale e andare contro il volere del grande pubblico, ti devi assicurare al 100% che la tua opera finale sia davvero ben fatta.
Altrimenti il pubblico non lo conquisti nè ora nè mai.
INCONGRUENZE TOTALI
Le incongruenze in realtà non esistono poiché, come prima affermato, Assassin’s Creed gode di una sua indipendenza dal brand videoludico. E’ però innegabile che tutti noi ci aspettavamo un film che andasse a espandere l’universo ludico perché alla fine, dopo 10 videogiochi e altrettanti libri, sarebbe stato saggio assecondare l’universo narrativo già esistente.
Ma a quanto pare la saggezza non fa parte di Fassbender. Pertanto ci ritroviamo in una realtà ove a quanto pare esiste solo una Mela dell’Eden ricercata da millenni dai Templari volenterosi di controllare il mondo e fermati dall’unica setta che ha a cuore il destino dell’umanità: gli Assassini.
Per trovare la Mela dell’Eden, i templari creano l’Animus, un macchinario utile a vagare nel passato genetico di una persona e fondamentale per rintracciare la mela. Trovano conforto in un personaggio di nome Calum, interpretato da Fassbender.
Lo conosciamo in un modo atroce: inizialmente da bambino in una sequenza criptica di circa un minuto per poi scorgerlo subito dopo in una sequenza di 30 secondi in cui viene condannato a morte per un motivo non ben noto per poi rivederlo alla sede di Abstergo a Madrid. Tutto passa così velocemente che alla fine si capisce ben poco di quello che accade, ma questo è un problema di tutto quanto il film.
L’antenato assassino si chiama Aguilar, spagnolo. Il passato si ambienta nel 1492, anni difficili per gli assassini. Nel film si cita che quelli spagnoli siano gli ultimi rimasti al mondo e proteggono la Mela conservata in quei anni dal principe spagnolo. L’inquisizione Spagnola è il mezzo con cui i templari controllano il mondo e alla fine riescono ad arrivare alla mela.
Tutto questo accade nella prima ora di film, dove il protagonista viene letteralmente schiaffato nell’animus, che in questo caso è un braccio robotico che a tratti mi ricorda GLAdos di Portal. Grazie al potente macchinario il protagonista inizia a capire di esser stato un assassino molto abile, motivo per cui inizia a cacciarle a tutti quanti, sia nel passato che nel presente. Questo perché tecnicamente il film dovrebbe essere un action. Tra le altre cose non vi sono sezioni di allenamento o di potenziamento, sempre gradite in questo genere di film.
La ricostruzione della Spagna di fine 1400 è comunque ben fatta ed evocativa, seppur molto fumosa. Letteralmente. Il fumo a quanto pare era ovunque in quel periodo storico, ma l’espediente si dimostra interessante per nascondere il budget più limitato per la ricostruzione in CGI degli ambienti del passato, comunque riuscita. In ogni caso, se mai si togliessero le inutili e caotiche scene action che non fanno emozionare nessuno, nel film accadrebbe questo: un tizio condannato a morte negli Stati Uniti viene risvegliato a Madrid e messo su un braccio meccanico che gli permette di scoprire che la mela è molto più vicina del previsto.
Fine.
NOIA DA MORIRE
Accetto volentieri che nell’universo cinematografico gli Assassini non esistano più se non in un gruppo molto ristretto in Spagna. Accetto volentieri che nell’universo cinematografico l’Abstergo abbia soltanto una sede in Spagna e che i templari abbiano vinto con il consumismo. E accetto volentieri che in realtà nulla centri con il gioco o con i libri. Ma mannaggia: fatemi un film bello da vedere! La trama è basilare e molto scontata, le scene action sono prive di pathos e la recitazione è a tratti frustrante. In quest’ultimo caso non è una coincidenza, dato che la co-protagonista Marion Cotillard ha più volte affermato come Assassin’s Creed non gli piacesse come universo ludico. Non capisco perché Fassbender abbia deciso di investire in un film del genere: con quale folle idea si potrebbe pensare di girare un film basato su un gioco mai giocato con attori a cui il gioco non piace?
Il risultato è purtroppo scontato, come la trama del lungometraggio. Anche preso come filone narrativo indipendente da qualsiasi altro media, il film annoia, possiede grandi buchi di trama e non riesce minimamente ad attecchire sullo spettatore che non può far altro che assistere al corso degli eventi dannandosi per aver deciso di investire del denaro per la visione di Assassin’s Creed. La fortuna vuole che Justin Kurzel, quindi registicamente parlando siamo pur sempre su livelli accettabili e in qualche modo il film scorre, soprattutto nella parte finale in cui vi è un piccolo e simpatico colpo di scena che sottointende a possibili nuovi sequel, magari migliori del titolo originale.
Speriamo di no, in ogni caso.
IN THE CONCLUSION
Come sempre Producer e Registi fanno di testa loro quando vogliono creare un film basato su un videogioco. Oggi giorno, nel 2017, è un’ idea comunque accettata quella di discostarsi dall’opera originale (vedi Cinecomics), a patto che il risultato finale sia gradevole. Nel caso di Assassin’s Creed si tratta di un film con grosse lacune narrative e in generale noioso anche per lo spettatore che non ha mai giocato al videogioco (e che quindi non ha aspettative). Tutto si dimostra al limite della sufficienza, punteggio rialzato da una ricostruzione storica comunque interessante e parzialmente fedele e da un Animus seppur lontano dalla concezione videoludica, comunque affascinante e ben ricreato. La trama banale e la recitazione secondo me carente non incentivano a consigliarlo, ma forse chi non ha giocato il titolo può comunque apprezzarlo..se chiude tutti e due gli occhi.
In breve
Assassin’s Creed non riprende il videogioco, ne trae solo ispirazione. Andrebbe bene anche così se non fosse un film noioso e con grossi buchi nella trama. Il tutto si dimostra troppo veloce e poco godibile, per un esperimento fondato su molto Hype che alla fine si è tradotto nell’ennesima trasposizione non del tutto riuscita