Image Comics in America è sinonimo di grandi idee e di autori rivoluzionari.
Passando dal più recente The Walking Dead a quel mito indiscusso dell’underground che è Spawn, la casa editrice ha sfornato diversi classici e nuovi standard che hanno segnato l’epoca in cui sono apparsi.
Ed è con questo incipit che si vuole lanciare Copperhead, una storia di frontiera e di uomini duri, di persone misteriose e…di alieni e mondi lontani.
Abbiamo tutti gli elementi più classici del genere western in Copperhead: uno sceriffo, un vice, una città di frontiera, un impresario senza scrupoli, uomini misteriosi e nativi particolarmente ostili.
E come tutte le storie che si rispettano anche Copperhead inizia con uno stravolgimento nella vita dei protagonisti.
Seguiamo quindi le vicende di Clara Bronson e del figlio Zeke, usciti dalla Via Lattea per problemi non subito chiari, costretti ad un viaggio interplanetario che li porta in un pianeta sperduto ai margini esterni della galassia, nella cittadina di Copperhead famosa (ma neanche poi tanto) per l’estrazione del rame dalle miniere sotterranee.
Clara ha in comune non solo il cognome di Charles Bronson, attore protagonista di diversi film d’azione degli anni ’60 e ’70 ma anche un carattere duro, una lingua tagliente ed un modo trasversale di condurre le cose.
Eletta sceriffo della cittadina fa la conoscenza subito del suo vice Budroxifinicus, un alieno che con il passare del tempo il lettore identificherà come una razza di guerrieri che hanno perso una guerra proprio contro la razza umana.
Il duo è messo a capo della sicurezza cittadina che come tutte le città di frontiera (anche umane) deve fare i conti con una sordida illegalità sottobanco ed una minaccia che proviene dal deserto, dai temuti nativi del pianeta, esseri veramente alieni.
Come se non bastasse a fare da contorno alle storie del west intergalattico ci sono anche i residuati della vecchia e non meglio specificata guerra, gli Artie (Artificiali), esseri del tutto identici tra loro e creati nel passato per combattere le guerre degli esseri umani al posto loro.
Il primo volume di Copperhead che comprende i primi cinque capitoli della storia è raccolto per noi dalla SaldaPress in una edizione che oltre alle vicende raccontate da Jay Faerber e illustrate da Scott Godlewski include una pagina della sceneggiatura originale dell’opera ed uno scambio di mail che permette al lettore di comprendere la genesi dell’opera, e non solo.
Il volume è impreziosito da questi goodies ma il vero fulcro è ovviamente la storia di Clara e Boo (per convenzione, il suo vice).
Le lande desertiche su Copperhead somigliano molto al nostro far west, i facinorosi abitanti delle Wasteland somigliano tanto alle famiglie di confine così attaccabrighe ma legate agli affetti familiari, le violenze dei nativi ricordano quelle degli indiani americani (perlomeno per come ritraevano il popolo indiano le pellicole del western).
Tutto è brillantemente illustrato da Godlewski che dipinge a tinte rosse e sporche le scenografie che fanno da contorno alla storia.
Una storia che a giudicarla a posteriori, è molto “già vista” con elementi che richiamano al mistero ed alla cospirazione ed un ultimissimo scorcio su un personaggio legato a doppio filo con lo sceriffo Bronson che si può facilmente intuire quale ruolo potrebbe avere in futuro.
Il primo caso che poi seguiremo nella storia di Copperhead è parecchio banale e privo di un cliché forte anche se la lettura è molto scorrevole e per nulla stancante.
Come per tanti altri prodotti, c’è bisogno di tempo e di materiale per ingannare l’occhio esperto e regalare più di una emozione, ma Faerber nella prima storia ha già seminato tanti piccoli indizi e tanti piccoli elementi che contribuiscono ad arricchire non tanto il parco-personaggi quanto più quello affettivo e relazionale tra loro.
Inutile negare un certo attrito nel rapporto tra Clara e Boo, così come l’ostile ribellione del figlio Zeke alla madre e ancora, i macchiavellici piani (mica poi tanto) del più grande imprenditore di Copperhead ai danni del neoeletto sceriffo.
Cosa avranno da dire questi individui al pubblico lo sapremo solo nel secondo volume.
Il giudizio sul primo volume di Copperhead è positivo ma con possibilità di riserva: gli sterminati paesaggi con il sole che tramonta all’orizzonte sono mozzafiato e le storie western dopo periodi di latitanza sono rientrati prepotentemente nell’immaginario comune (merito anche delle più facili ed accessibili serie tv come Westworld).
Non bisogna mai abbassare la guardia però, il passo tra bandito e autorità è breve, anche nel mondo sci-fi di Copperhead.
Wow, sembra davvero un fumetto bellissimo