Zelda e Virtual Reality? Un matrimono che non s’ha da fare

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Attualmente i visori per la Realtà Virtuale non stanno facendo una grande figura sul mercato. Ci troviamo infatti in un periodo storico molto particolare, ove i giocatori preferiscono per lo più esperienze che riportino alle origini il concetto di gaming piuttosto che investire denaro in tecnologie acerbe.

Alla fine lo sappiamo tutti: la tecnologia esiste ed è concreta. Costa però tantissimo e in generale non ci sono incentivi all’acquisto di un visore, anche perché, sinceramente, di esperienze Vr davvero ben fatte si contano sulle punta delle dita. Vi è inoltre il grande scoglio dei generi videoludici supportati: le esperienze in realtà virtuale funzionano quando si è davanti a un videogioco sviluppato con telecamera in prima persona, il che naturalmente omette gran parte dei generi videoludici.

Lo sa anche Eiji Aonuma, attuale producer di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, che in una intervista assieme ai colleghi di Gameblog ha espresso poca sicurezza nei confronti di un futuro in Vr per Zelda:

Come sapete, una caratteristica fondamentale di Zelda consiste nell’evoluzione di Link, nel vederlo crescere mentre lo controlliamo. In VR non vedresti più Link, finiresti per percepire il mondo di gioco dal tuo punto di vista personale, e non penso che questo sia in sintonia con lo stile di ZeldaEiji Aonuma
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Zelda in Vr? Ma chi lo vorrebbe?

Quanto espresso dal producer della storica serie Miyamotiana sottolinea una posizione di stallo e di difficile risoluzione. La natura della tecnologia Vr non può essere applicata universalmente e attualmente non sembra esserci soluzione anzi, forse ne esiste una, ma è davvero folle. Un futuro fatto di sole esperienze Vr è un futuro composto esclusivamente da videogiochi in prima persona. Questo vorrebbe dire che il prezzo da pagare per questa nuova tecnologia è l’abbattimento totale di qualsiasi forma ludica che non sia in prima persona.

Davvero noi videogiocatori accetteremmo un mercato videoludico senza giochi di ruolo classici, strategici in tempo reale, platform in due dimensioni e quant’altro soltanto per accettare una tecnologia perché l’idea di base è interessante? Sinceramente non credo proprio, a meno che i grandi publisher non inizino a istruire i nuovi videogiocatori (quindi i nostri figli) a giocare esclusivamente con un visore Vr sugli occhi, a patto di non far conoscere a codesti le profonde e avvincenti esperienze di un The Legend of Zelda classico o di uno Starcraft qualunque.

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La Realtà Virtuale potrebbe fare successo soltanto in una generazione nativamente istruita all’uso del device

In definitiva penso che la realtà virtuale potrà fare successo in un futuro molto lontano, a meno che i game designer non riescano a produrre un design capace di portare i giochi in terza persona in una modalità in prima persona senza perdere il fascino dei videogiochi classici. Secondo il mio pensiero sarà più facile abbandonare esperienze quali The Legend of Zelda che creare un videogioco che possa far coincidere i generi classici con il futuro della Realtà Virtuale.

Sta di fatto che concordo con Eiji Aonuma: certe cose devono rimanere tali nel tempo, come una sorta di punto di riferimento. E per quanto la Vr possa essere intrigante, non penso vorrò mai sacrificare interi generi videoludici.

Perché sì: a me piace un sacco vedere Link mentre cresce come personaggio.

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Marco Masotina

Tosto come un Krogan, gli piace essere graffiante e provocante per scoprire cosa il lettore pensa dei suoi strani pensieri da filosofo videoludico. Adora i lupi, gli eventi atmosferici estremi, il romanticismo e Napoleone.