Quante volte nella nostra vita ci siamo ritrovati a sentire queste frasi, una volta finito di vedere un film con un soggetto non originale assieme a degli amici:
“Il libro è meglio!”
“Che brutto film, ha tralasciato così tante scene dal fumetto!”
“Questo film non rispetta l’opera originale, quindi è brutto!”
Ormai troppe volte. Sembra quasi che, quando si va a vedere una rappresentazione, si parta dal presupposto che il film debba essere totalmente uguale al prodotto originale, che sia un libro, un fumetto, una serie animata, un videogioco o quant’altro. Che sia per un personaggio caratterizzato diversamente, per alcuni espedienti di trama tolti o aggiunti inutilmente, o per tanti altri cambiamenti, ecco che scaturisce la disapprovazione.
Perciò, è ovvio che ci siano persone che si lamentano del fatto che Tom Bombadil non è presente nella trilogia di Peter Jackson, o che nella serie TV di The Walking Dead abbiano cambiato diversi espedienti di trama presenti nel fumetto, o che i film di Resident Evil non c’entrino nulla con il videogioco. Chi ha ragione e chi ha torto? È giusto che il film debba rispettare totalmente il libro in tutte le sue forme?
Riflettiamo un attimo.
Il film che più potrebbe spiegare questa situazione è il semi-autobiografico Adaptation, con Nicolas Cage, che interpreta il famoso scrittore cinematografico Charlie Kaufman (scrittore stesso del film, oltre a pellicole del calibro di Essere John Malkovich, Eternal Sunshine of the Spotless Mind e Anomalisa).
Charlie vorrebbe scrivere un film tratto da un romanzo, “Il Ladro di Orchidee”, ma non ha idea di come rappresentarlo, soprattutto il finale, nel quale è concepita la delusione e l’arrendevolezza di una persona. Perciò chiede consiglio ad uno scrittore di fama mondiale, Robert McKee. Questi gli dice, giustamente, che deve cambiare il finale, perché “non è da film”.
Dunque, in un qualsiasi adattamento o rappresentazione devono essere apportati dei cambiamenti, perché degli espedienti di trama presenti in un libro, fumetto o quant’altro, potrebbero non essere adatti al grande schermo. Il già citato Tom Bombadil, per esempio, in un blockbuster epico come Il Signore degli Anelli, sarebbe risultato poco credibile, per non dire banale, con le sue danze e le sue filastrocche allegre. Ricordiamo che neanche il grande Bakshi, ancor prima di Jackson, non aveva commesso questo errore.
Un film, perché rispetti l’opera originale, non deve per forza avervi al suo interno ogni singola scena. Ciò che invece deve fare è mantenerne lo spirito, ciò che caratterizzava tale opera, ciò che la rendeva originale o che la faceva piacere.
“Scott Pilgrim vs. The World” ne è un esempio; nonostante la storia copra praticamente un decimo del fumetto, riesce comunque a divertire e a trasmettere gli insegnamenti sulle relazioni e sulle responsabilità adolescenziali presenti nell’opera cartacea.
Al contrario, un film come “L’Ultimo Dominatore dell’Aria” è l’esatto opposto dell’opera originale: non è divertente, insegna poco o niente sulla filosofia orientale, i personaggi sono stati resi blandi e le tecniche di dominio sembrano mosse di arti marziali da cintura verde (lo dico per esperienza personale).
Ora, molti potrebbero dire che, per quanto un film sia bello, non potrà mai superare il libro, fumetto, cartone dal quale è tratto, perché è l’originale ad aver creato le vere situazioni e i veri personaggi, dunque non potrà mai essere superato.
Tuttavia, non è sempre vero che “il libro è meglio”, perché l’opera originale può avere dei difetti che l’adattamento può correggere.
Prendiamo in esame i film di Kubrick. Non c’è dubbio a riguardo: questo genio ha voluto prendere dei libri poco conosciuti o mediocri per creare dei veri e propri pilastri del cinema. Film come Shining, Arancia Meccanica, Full Metal Jacket e altri, sono innegabilmente molto più godibili e addirittura scorrevoli dei libri ai quali il regista si è ispirato! Questo perché Kubrick ha pensato bene di prendere gli aspetti che, nel libro, erano lasciati al caso (ovvero, il 91% di essi) e li ha ripercorsi in maniera magistrale. E, cosa ovvia, questi film risultano belli sia se presi come adattamenti che come opere a sé stanti.
E se ci sono due adattamenti della stessa opera entrambi fatti bene? Come possiamo valutarli? Questo è un discorso differente, ma per avvicinarci ad esso voglio prendere spunto da altre due rappresentazioni: Una Serie di Sfortunati Eventi, il film e la più recente serie TV Netflix, tratti dall’omonima serie di libri di Lemony Snicket.
Entrambi non sono fatte male, tuttavia è alquanto palese e oggettivo che la serie TV abbia fatto un lavoro egregio e di gran lunga migliore del film, per due motivi in particolare: primo, perché, essendo un prodotto a puntate, può coprire più libri, anziché solo tre, come nel film; secondo, perché molti degli attori sono decisamente più capaci, nel prodotto Netflix.
Diciamolo, Jim Carrey nel ruolo del Conte Olaf è semplicemente Jim Carrey che interpreta Jim Carrey. Per quanto si sforzi, sarà assai difficile per lui uscire da un personaggio che non sia lui stesso (le uniche due volte in cui l’ho visto fare ciò sono state nel già citato Eternal Sunshine of the Spotless Mind e in The Truman Show); Neil Patrick Harris è decisamente più adatto, più pacato e più subdolo, senza eccedere in una performance sopra le righe.
Ora vorrei passare dai pareri oggettivi a quelli più personali, perciò, se da qui in avanti non sarete d’accordo con quel che dirò, è un fattore di gusti.
Il motivo per il quale molti, tra i quali il sottoscritto, non hanno apprezzato la serie TV di The Walking Dead è perché hanno trasformato una storia di sopravvivenza, crudeltà umana, sacrificio, lavoro di squadra e rinascita in un beautiful con gli zombie. Un po’ come sta succedendo ora con la serie di libri de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.
Infatti, molti fan di George R.R. Martin non si stanno lamentando del fatto che ormai la serie TV non rispetti più i romanzi, come invece era solita fare con le prime stagioni, ma che ormai la storia originale stia andando avanti inutilmente, con storie inutili o poco sensate, in un mondo che, se fosse vero, risulterebbe distrutto nel giro di neanche due mesi.
Tutto ciò per dire: quando vedete un film tratto da un’opera che amate, pensateci due volte prima di convincervi del fatto che la suddetta opera sia migliore a prescindere. Anzi, meglio, guardate il film facendo finta che sia un soggetto originale, così da non avere pregiudizi!
Andrea De Venuto, torinese di nascita, si scopre sin da subito appassionato di cultura popolare. Nella sua vita ha letto più libri di quanti respiri abbiano compiuto i suoi polmoni, visti più film di tutta l’umanità messa assieme e attualmente passa il suo tempo al DAMS di Torino tra uno studio e l’altro.
Il suo Blog “Le Orecchie dell’Elfo” è il suo spazio personale in cui condivide le sue forti opinioni utili a comprendere il veloce mondo contemporaneo.
Oltre ad esso possiede un canale Youtube di nome Veoneladraal ove si diletta anche in simpatici doppiaggi.