Vi sarà capitato anche a voi nei giorni in cui eravate a casa da scuola oppure la domenica quando incredibilmente non dormivate fino tardi.
Anche voi li avete visti.
Incredibili. Coloratissimi. A tratti divertenti e spensierati.
I Cartoni Animati della Adelaide Productions.
Forse per i più questo nome ricorderà personaggi di oltre un secolo fa oppure personaggi della telenovelas argentina tanto amata da vostra mamma in questo periodo però sappiate che la Adelaide ha sfornato numerosissime serie animate, alcune hanno lasciato il segno e altre no, come un po’ tutte le case di produzione.
Basti pensare agli intramontabili Hannah & Barbera: tutti hanno sentito nominare I Flintstones, pochi Josie & The Pussycats.
Ecco presumo che della Adelaide Productions conosciate molto bene i Boondocks che ho usato come immagine in rilievo ma che pochi conoscano la serie animata su Godzilla.
Si avete letto bene!
Sapete cosa accomuna le serie di questa casa di produzione?
Sono MALEDETTE!
Portatrici sane di sfiga!
Immancabilmente legate ad un destino beffardo.

Adelaide Productions è una divisione d’animazione fondata nel 1993 dalla Sony Pictures, ben più conosciuta per diverse cose (noi nerd sappiamo come i diritti di Spider-Man al cinema siano in mano saldamente -più-o-meno- a questa casa di produzione).
Al suo interno ha la matrice di un’altra grande casa di produzione la Columbia Tristar, detentrice di numerose licenze filmiche meno note ma non per questo meno apprezzate dal popolo con la N maiuscola.
Ghostbusters per esempio, appartiene proprio a Columbia.
Ma voi mi direte, perché continui a citare questi film a random?
Cari miei, Adelaide non si può dire poco intraprendente perché ha prodotto serie tv animate su OGNI MALEDETTO FILM prodotto o distribuito da queste case americane.
La qualità in queste serie? IDENTICA!
Vi sfido a guardare due serie animate che non hanno nulla in comune ed a scoprire le differenze “stilistiche” dei due prodotti.
Non male per carità, animazioni e studi di personaggi perlomeno interessanti ma davvero, una serie tv su Godzilla.
E non parlo del film del 2014 ma di quello del 1998 con protagonista Matthew Broderick in cui un lucertolone alto tanto quanto l’Empire State riesce a nascondersi in piena Manhattan, tra i grattacieli, agli occhi di elicotteri Apache.
Io non penso vi sia mai capitato di vedere la serie tv di Godzilla in Rai o Mediaset. Almeno spero. Scrivetemi nei commenti se avete avuto…il piacere!

Il primo di una lunga serie di fallimenti animati fu Jumanji, conoscete vero? Prima libro poi film con Robin Williams poi sottile ma cinica battuta sui marò detenuti in India.
La serie della bellezza di 40 episodi narrava un diverso finale del lungometraggio in cui Alan Parrish è ancora bloccato nella giungla del gioco da tavolo.
In ogni episodio i due bambini Judith e Peter vengono risucchiati anch’essi nella giungla al tiro di dado (il loro è un tentativo di tirare fuori Alan dal gioco) e vengono messi di fronte una sorta di indovinello da risolvere per uscirne indenni.
Alan in questo universo non ha mai letto il suo indovinello e quindi è bloccato nella giungla proprio per questo motivo.
La serie non brilla per niente, se non per i disegni che ancora oggi mi danno gli incubi a vederli.
Giudicate voi.

Saltiamo di qualche anno per offrire due degli esperimenti più bizzarri e al tempo stesso più interessanti della Adelaide: Extreme Ghostbusters e Men In Black.
Il primo è apparso nelle reti Mediaset diversi anni fa e se mi permettete, conservo ancora una vhs con alcuni episodi.
Il ritmo rock della sigla iniziale trasportava i giovani spettatori in un mondo di fantasmi e aberrazioni provenienti da galassie lontane, il quartetto dei Ghostbusters originali si è sciolto ed è andato lentamente in pensione, Egon Spengler si è assunto il ruolo di mentore per una nuova squadra di cacciatori di incubi.
L’atmosfera scanzonata e buffa delle prime due serie dei Real Ghostbusters fa largo alla malattia dei disegnatori ed a storie che lentamente virano verso l’horror sempre suggerito.
Particolarmente d’effetto una puntata nella quale un intero quartiere a causa di uno spettro, si ritrova “senza ossa”, i suoi abitanti costretti ad essere pelli ed organi adagiate lungo la strada, in cerca d’aiuto.
Il nuovo quartetto presenta la prima Ghostbusters donna dell’universo degli acchiappafantasmi, tale Kylie Griffin.
Oltre a questa signora delle tenebre acchiappafantasmi abbiamo anche uno dei primi fulgidi esempi di personaggi con un handicap inseriti in un contesto da eroe/protagonista.
Garrett Miller è infatti un membro del quartetto ridotto permanentemente in sedia a rotelle ma risulta essere un grande aiuto per la squadra.
Del secondo esperimento potrei davvero parlarne per ore, lasciati ogni riferimenti a geometrie o fisiche naturali, i creatori di Men In Black si lanciano in 53 episodi carichi di follie aliene, tecnologie assurde e preamboli incredibili.
A capo delle storie c’è sempre il difficile rapporto lavorativo tra l’agente K e l’agente J (nel film interpretati da Tommy Lee Jones e Will Smith), vengono inseriti riferimenti al primo episodio al cinema di cui la serie è praticamente la continuazione naturale.
Adelaide sforna a mio parere un grande (ma maledetto, come tutti i suoi prodotti) successo tanto che le piattole della serie, gli alieni a forma di scarafaggio gigante, diretti avversari del primo film dei MiB sono tutte doppiate da chi interpretava proprio l’avversario alieno Edgar, Vincent D’Onofrio (ora più conosciuto nel mondo N come Kingpin di Daredevil).
Vi lascerò la sigla d’apertura di questo esperimento, perché semplicemente lo amo!
La Adelaide Production fin qui sembra un formidabile ricettacolo di ispirazione presa da altri e ovviamente la cosa non si ferma lì affatto perché dopo aver trasposto a cartone il protagonista omonimo delle comic strip più disilluse d’America, Dilbert, Adelaide si avvicina al genere fantascientifico inserendo nel suo portfolio addirittura Starship Troopers direttamente dalle pagine del romanzo di Robert Heinlein ma anche (e soprattutto) dal film di Paul Verhoeven Starship Troopers: Fanteria dello spazio.
L’esperimento è unico nel suo genere dato che il marziale e cinico regno dei soldati impegnati a conquistare lo spazio non ha mai trovato un degno seguito al di fuori del romanzo se non per il film (e non I FILM SEGUITO) del 1997 ma qui Adelaide rasenta il ridicolo: lasciata da parte la sperimentazione artistica, il comparto grafico di questo cartone è in CGI ma non in CGI da Masha & Orso o TMNT, parliamo di una computer graphic che sarebbe andata bene appunto nel 1997.
Introduzione ed episodi che sono addirittura resi peggio della CGI di Starcraft, gioco della Blizzard diventato un cult.
E per non parlare della messa in onda che dichiara la morte cerebrale dello show a pochi episodi: nonostante i 36 episodi totali suddivisi in “campagne militari” Starship Troopers propone i clip show, aberranti episodi di collage dei passati episodi che possano COLMARE quel buco cosmico rappresentato dalla mancanza di nuovi episodi.
Per ovviare a questa mancanza le reti misero in loop gli episodi senza ordine perciò la gente si trovò a vedere uno show con una trama orizzontale che andava dall’episodio 1 all’episodio 7 passando poi per l’episodio 3.
Puro Harakiri!
Diversi prodotti poi rimasero a lungo nei palinsesti pur non diventando successi strepitosi come Heavy Gear tratto dal gdr da tavolo (e successivi card game, videogame, ecc) e Max Steel vero e proprio comparto di merchandising della Adelaide che ebbe talmente tanto “successo” da venir rimpiazzato dopo pochi anni da un remake in alta definizione, molto più curato dalla casa editrice Mattel, curatrice pure dell’intero arsenale di action figures e veicoli della serie.
Oltre a Men In Black, Adelaide si è fatta conoscere molto dagli amanti del buon gusto anche per Jackie Chan Adventures, una coloratissima serie trasmessa dalle reti Rai il sabato e domenica mattina che collocava l’attore Jackie Chan in un mondo in cui è un archeologo dilettante e che rientrava in possesso di un particolare talismano magico conteso dalla misteriosa Mano Nera, organizzazione criminale guidata da uno spirito antico in cerca dei talismani per dominare il mondo.
La serie non brillava per originalità ma era davvero divertente e lo stile Chan si faceva vedere quindi per tutti gli amanti del combattente al cinema, la serie era un must da guardare.
Incredibilmente, cambi al vertice della società e un più rigoroso ed oculato uso delle licenze permisero ad Adelaide negli ultimi anni di farsi riconoscere per uno stile ben preciso e per un successo davvero meritato.
Parliamo perciò dei Boondocks, scalcinata famiglia afroamericana nata come comicstrip online su uno dei primissimi siti di musica (Hitlist) e poi assurta a livello di serie animata politically uncorrect.
La famigliola composta da Huey, Riley e Nonno Freeman è forse il maggior successo della Adelaide anche se tale successo è dovuto principalmente alle varie denunce e critiche mosse allo show, troppo razzista e crudele per apparire divertente.
Un po’ come South Park…perciò accuse completamente insensate, più di quanto non fosse l’umorismo graffiante della famiglia Freeman nei suoi 55 episodi.
Da noi trasmesso su MTV quando il canale non era ancora un delirante contenitore di dodicenni incinte e ballerini in cerca di ispirazione, il successo di questo prodotto non è stato più replicato ma Adelaide Production è risorta a nuova vita grazie ai Boondocks tanto che il successivo grande prodotto della Adelaide non passò inosservato e replicò un grande successo, soprattutto tra i più giovani.
Tolti gli elementi pseudo-razzisti della famiglia nera dei Freeman la Adelaide completò il suo cammino (ovviamente PER IL MOMENTO) con Spectacular Spider-Man, serie dedicata al nostro amichevole uomo-ragno di quartiere e una delle serie più gettonate dell’aracnide dopo la serie animata del 1994.
Cancellata prematuramente come tutte le cose veramente valide, Spectacular Spider-Man con le sue 26 avventure ha riscritto la giovinezza dell’uomo-ragno introducendo finalmente anche al pubblico dei più giovani e smaliziati il personaggio di Gwen Stacy (sostituendo di fatto quello che tutti pensavano e cioè che Mary Jane Watson fosse la sola ed unica donna del ragno).
Apparsa su Rai Gulp e su tutti i canali della televisione di Stato, resta a tutti gli effetti una delle serie di punta dell’uomo-ragno Marvelliano affianco a Ultimate Spider-Man (successivo a questo) e l’originale e invecchiata-male serie Spider-Man the animated series
Anche in questo caso ragazzi, la SIGLA d’apertura merita tanto quanto tutta la saga del Goblin presentata in questa serie, da ascoltare e riascoltare!
Adelaide Production è questa!
Una casa di produzione ricca di spunti, idee spesso estrapolate da altre menti e altri contesti (vedasi i film citati) ma sull’onda del mercato da ormai 20 anni.
Se vi capita di ripescare le loro serie, fatecelo sapere
La nostalgia non si comanda, si affronta.