Stanno facendo discutere le parole Brad Wardell che in queste ore ha dichiarato parole un poco impopolari pronosticando un futuro fatto di console annuali e continui aggiornamenti hardware. Il CEO di Stardock, una software house americana dedita sia allo sviluppo di videogiochi (Galactic Civilizations), che allo sviluppo di software professionale, ha rilasciato ai colleghi di Gamingbolt parole che in realtà avevamo già letto in un passato più remoto. Ecco l’estratto dell’intervista:
Le parole del tizio americano dipingono uno scenario molto probabile, ma non per questo del tutto possibile. Mi spiego meglio. Nel corso del 2015 Phil Spencer affermò parole simili riguardo alla possibilità di produrre console modulari. Il suo pensiero venne però bombardato da opinioni contrastanti di milioni di consumatori che vedevano nell’idea di Phil Spencer una sorta di minaccia nei confronti dell’idea di “console” stessa: un sistema chiuso e molto semplice da utilizzare con determinati standard hardware e software.
Tuttavia due anni fa non esisteva PS4 PRO e nemmeno l’idea di una Xbox Scorpio e forse, proprio con l’introduzione delle stesse sul mercato, l’atteggiamento del pubblico potrebbe essere cambiato e più favorevole a un cambiamento di questo tipo. Tale è però una supposizione che va in contrasto con un mio vecchio articolo, in cui evidenziavo il fatto che PS4 PRO è attualmente snobbata da quasi la totalità degli acquirenti di Playstation (attualmente non si può prevedere cosa accadrà con Scorpio).
Fa però riflettere l’ultima parte del messaggio di Brad: “Questo non vuol dire che dovremo cambiare piattaforma di gioco ogni dodici mesi come facciamo con gli smartphone, le console già in commercio non moriranno e verranno supportate per lungo tempo“. Quanto appena citato fa riferimento all‘attuale situazione di mercato con Ps4 PRO e la futura Scorpio, quindi già possiamo confermare la tesi di Wardell in merito al ciclo di vita delle console (se così non fosse stato, sia Ps4 che X1 sarebbero già morte). Tuttavia il CEO della Software House lascia intendere un ciclo di vita più lungo per ogni console messa sul mercato, un po’ come accade per gli smartphone Apple (che continuano a ricevere aggiornamenti e supporto App anche dopo alcuni anni).
Siamo in un’epoca capitalista e non mi sorprenderebbe osservare delle società che sfornano console una dietro l’altra per guadagnare sempre di più. Ma c’è una grande differenza tra le console da gioco e i telefoni cellulari. La prima è che la console da gioco si utilizza molto meno rispetto a un cellulare e la sensazione di “usura” è pertanto più limitata. Se già dopo un anno sentiamo il nostro telefono come vecchio e non più prestante, lo stesso non vale per le nostre console da gioco proprio perché il tempo passato assieme a loro è insufficiente per renderci conto della loro presunta “vecchiaia“.
In secondo luogo è bene ricordare che il mercato dei telefoni è sempre stato un mercato annuale e quindi.A tal proposito il pubblico è sempre stato abituato a seguire mode e passioni di anno in anno, spendendo interi stipendi per ricorrere l’ultimo hardware dalla potenza solitamente perfettamente inutile. Lo stesso non si può dire delle console, le quali per definizione hanno sempre impiegato anni per dimostrare il loro vero potenziale, cosa che invece non accade coi telefoni poiché, a conti fatti, il software sviluppato per la piattaforma mobile non ha la pretesa di dimostrare nulla.
In terzo luogo la posizione di Wardell non prende in considerazione i costi di ricerca e sviluppo. Apple ha infatti venduto oltre un miliardo di iPhone dal 2007 a oggi, mentre al momento non si raggiunge nemmeno tale cifra se sommassimo tutte le vendite di tutte le console proposte sul mercato dagli anni ’50 a oggi. Se da un lato l’azienda di Cupertino può permettersi di investire milioni al giorno per ricercare nuove tecnologie, lo stesso non lo si può dire per Sony, Microsoft e Nintendo o almeno per quanto concerne il gaming. E’ proprio per tale motivo che secondo me le console diventeranno prodotti economici dal basso guadagno e quindi dagli alti costi di sviluppo, il che convincerà le aziende in via naturale all’abbandono del prodotto “console per videogiochi”, magari trasformando il loro business in una sorta di servizio in streaming.
Come Xbox Game Pass, per esempio. E chissà che la fine delle console non sia davvero prossima.