Benvenuti alla prima recensione sperimentale di Project Nerd ricavata per metà su testo e per metà su video.
Al di là delle ovvie superficialità di questo sistema mi limiterò a dire che dividerò la parte contenutistica delle due opere che vi sto per recensire e la parte tecnica.
Tecnica sull’articolo.
Contenutistica nel video.
Una premessa doverosa per chi volesse sapere solo elementi narrativi o espedienti grafici.
Cercherò quanto possibile di suddividere i due lavori nonostante appartengano alla stessa serie e, per iniziare subito a parlarne, condividono le stesse storie inframmezzate e suddivise a puntate.
Dead Blood 3
Il terzo capitolo di questa serie della “neonata” Noise Press (ne parleremo a parte in un capitolo successivo) si presenta con una introduzione forte e consapevole della figura che l’albo (così come quelli che lo hanno preceduto) presenta: i vampiri.
Le rappresentazioni grafiche e attitudinali dei vampiri si sono susseguite ad un ritmo vertiginoso in questi ultimi 10 anni, secondi solo alla figura dello zombie.
Noise Press dalla sua ha una scuderia di autori e disegnatori professionisti vogliosi di raccontare qualcosa di fondamentalmente diverso, un vampiro che abbandona la patina glamour che personaggi provenienti da True Blood, Twilight e perfino Dracula di Bram Stoker (il film con Gary Oldman) hanno dato alla figura del succhiasangue.
La doverosa premessa ci permette perciò di vedere un mondo diverso, brutale e nonostante sia reso in bianco e nero, tremendamente sanguinoso.
Un po’ come Alfred Hitchcock che mostrava il sangue su pellicola in bianco e nero rendendolo ancor più grottesco e da brividi della sua controparte a colori, anche in Dead Blood il sangue è una componente obbligatoria e persistente, vero canovaccio narrativo delle tre storie apparentemente slegate tra loro ma unite dall’universo comune.
Nel terzo volume (apparentemente è necessario ritrovare i primi due per seguire, almeno la prima storia raccontata) abbiamo Massimiliano Veltri alle chine che ci mostra un’Italia spezzata e piagata dal vampirismo e dai cosiddetti Diurni, nel secondo racconto Federico Sabbatini che inchiostra una storia molto meno caotica e più “procedurale” ed infine nel terzo ed ultimo racconto David Ferracci ci mostra nuovamente il caos stavolta ambientato in epoca storica, ai tempi dell’Impero Romano.
Trattandosi di una serie antologica è logico come storia, inquadrature e soprattutto disegni differiscano molto l’uno dall’altro racconto e che non essendoci una introduzione ai capitoli scorsi manchi anche quel poco senso di continuità tra un episodio e l’altro della medesima storia (uno dei più evidenti difetti di Dead Blood purtroppo).
Dead Blood 4
Il quarto capitolo si apre, perlomeno per chi vi scrive, con la sorpresa…che sarà l’ultimo.
Uscita come miniserie nel quale raccontare dei vampiri nuovamente nelle vesti dismesse di creature notturne brutali, Dead Blood saluta i suoi lettori con il suo quarto inserto lasciando però una storia in sospeso e gridando vendetta nei confronti dei lettori che la stavano seguendo.
Le tre storie qui sono raccontate magnificamente dai disegnatori Riccardo Frezza, Federico Sabbatini (che torna per concludere assieme a Valentina Marucci il suo Ubermensch) ed a conclusione, Federico Toffano con Fabrizio Capigatti che regalano la mia personale migliore storia dei due ultimi capitoli di Dead Blood.
Anche qui, trattandosi di un’antologia i disegni differiscono di autore in autore spaziando però a differenza del numero precedente da un caos organizzato di sangue e inquadrature vertiginose a più collaudati campi macchina ed angolazioni cinematografiche.
In questo numero più che in altri viene a visualizzarsi l’enorme talento scenico degli autori e disegnatori che imbastiscono in poche pagine una storia enorme, fatta di retroscena agghiaccianti e azione incessante.
Senza nulla togliere alle chine che mostrano invece quello che Dead Blood voleva rendere fin dal primo numero, il disordine e la distruzione del sangue corrotto.
Conclusione
Veniamo perciò ai punti salienti della recensione tecnica: il lato grafico dell’opera si distingue in una copertina accattivante e suggestiva (per entrambi i numeri) e in un ricettacolo di storie dai toni chiaro-scuri.
Se da un lato la copertina attrae e amplifica la sensazione di orrore ed azione presente negli albi, dall’altro lato può risultare spiazzante per il lettore ancorarsi ad uno stile di disegno, per poi vedere come parte di esso viene riscritto nelle storie successive.
E’ una sensazione che per alcuni lettori, i più neofiti al fumetto, può risultare straniante ma non è uno scoglio insormontabile ed anzi, superato il primo approccio alle storie profondamente diverse rispetto l’incipit grafico, si è in grado di assaggiare l’orrore offerto da Dead Blood in diversi modi e diversi stili.
Noise Press nasce nel 2014 ad opera di Luca Frigerio (che ringraziamo per averci inviato questo squisito materiale), sono quasi quattro anni che la casa editrice lavora su materiale di qualità e autori di forte caratura.
Dead Blood è forse l’opera prima e più d’impatto della casa editrice, fa quindi dispiacere innanzitutto vederne la “sospensione” in favore di altri progetti con più ampio respiro ma anche la mancanza, come già detto sopra, di un cappello introduttivo che permetta una rilettura di ciò che è avvenuto finora su quelle pagine e la chiusura con cliffhanger di una storia nel terzo albo mai ripreso poi nel quarto.
Sono piccoli difetti personali che ho rilevato e che penso siano dovuti più ad una scelta imposta più che ad una volontà di “danneggiare” il lettore.
Dead Blood vale sicuramente il suo prezzo, Noise Press vale sicuramente la vostra attenzione.
Questa si chiama qualità.
E case editrici ben più conosciute l’hanno smarrita da tempo.