dylan dog

Dylan Dog n.372: Il Bianco e il Nero | Recensione

  2197 | 0

Dylan Dog torna a cadere in se stesso in un viaggio di paura e oscurità il cui centro è il cambiamento; Paola Barbato e Corrado Roi saranno riusciti a colpire nel segno?

Dylan non sa di essere un fumetto. È necessario sia così, affinché la finzione renda vera la tensione che muove il suo mondo. Deve potersi sentire sempre sul filo di un rasoio che esiste in ciò che lo circonda, quanto nella nostra fantasia. è un qualcosa di molto più profondo del semplice patto tra autore e lettore, quanto più invece un vero giuramento, quasi carnale, tra l’opera ed il suo creatore. Lui, Dylan, deve fidarsi e continuare ad essere se stesso, credere in ciò che vede, o almeno sino a quando ciò che gli appare non si rivela falso; fatto che qui, sotto l’inchiostro del duo Barbato-Roi, inizia a realizzarsi.

03-19

Il numero 372 del mensile firmato “Sergio Bonelli Editore” narra di un Dylan sempre più decadente e triste, i cui pensieri si fanno talmente bui da oscurare non solo le tavole in cui è immerso, ma persino la sua vista. È così che inizia un rifiuto della realtà, sempre più oscura, nera e sfumata, i cui tratti dicotomici, Bianco-Nero, trasformano la semplice forma artistica nel vero e proprio modo in cui Dylan guarda al suo mondo. Rimaniamo improvvisamente confusi da una narrazione in cui l’impalcatura cade e l’intero fumetto, scoprendosi come tale, confonde e rimescola il colore per riprendere ordine. Il dubbio di Dylan su ciò che lo circonda oscura a tal punto il suo sguardo da farlo cadere in una realtà di buio totale, ed è così che prenderà forma una nuova indagine. Scopriamo dunque che a commissionarla è l’uomo nero in persona, che con la scusa di un lavoro, e la minaccia verso i presunti futuri figli dell’indagatore, obbligherà Dylan a viaggiare nel senso stesso del terrore scoprendo infine la più oscura delle verità.

dylan dog

Ciò che di più sorprendete riscopriamo nel numero di settembre è senza dubbio la centralità di un carattere generalmente accettato ed ignorato del fumetto Bonelli: Il Bianco e il Nero. Non è mai stata casuale la dicotomia formale insita nel più tormentato protagonista del fumetto italiano. Significa dividere nettamente la realtà, ancor prima di lasciarla parlare, facendo credere in una qualche semplicità qui ora stravolta. L’improvvisa cecità di Dylan lo immerge infatti in un mondo al contrario, in cui lui è il mostro, in cui la bontà è male e in cui la luce è notte. Una decostruzione ben architettata in cui il viaggio diviene formazione e rivelazione, e in cui soprattutto la forma diviene contenuto. Ecco dunque che la struttura innalzata da Paola Barbato lascia spazio alla china di un Corrado Roi qui protagonista.

È così che il fumetto, proprio come quanto visto in “Graphic horror Novel”, Dylan Dog n.369, torna al centro di un lavoro ipertestuale che dalle sue peculiarità costruisce narrazioni inaspettate. La china diviene quindi il nero oblio nella mente disturbata di un Dylan in depressione, colmo di paure e non più capace di apprezzarle. L’inchiostro si stende trasformando l’oscurità del nero in ponti, case, muri che si stringono su Dylan e che giocano smettendo di essere finzione e realizzandosi in paura.

Un numero scritto con maestria che non solo permette un’interessante ed appassionata lettura, ma tira inoltre le fila di un Dylan che molti vorrebbero legare ad un’immagine fissa e riconoscibile, e che qui si rivela invece mutevole e fatalmente stretta al tempo ed al suo scorrere.

Alla prossima, il vostro Paroliere Matto

Banner

IlParolierematto

Appassionato di storie e parole. Amo il Cinema, da solo e in compagnia. Un paio d'anni fa ho plasmato un altro me, "Il Paroliere matto". Una realtà di Caos in cui mi tuffo ogni qual volta io voglia esprimere qualcosa, sempre con più domande che risposte. Uno pseudonimo divenuto anche canale YouTube.