Sono passati tanti anni da quando lo scrittore Philip K Dick ha scritto il racconto originale Do Androids Dream of Electric Sheep?, qualcuno in meno dall’uscita del film Blade Runner diretto da Ridley Scott e fin da quel momento si è sempre parlato della possibilità che le avventure dei ” lavori in pelle ” avessero un seguito, perché in fondo la sceneggiatura del film aveva lasciato così tanti temi irrisolti nell’aria che era impossibile non volerne più parlare.
Dall’altra parte della barricata c’era la paura, quella dei fan che ogni volta che sentivano la parola sequel iniziavano a tremare temendo il giorno in cui l’allineamento dei pianeti avrebbe dato il via alla produzione. Ammetto che per un periodo anche io sono stato con loro seduto tremante sui bastioni d’Orione,ma la fiducia nel regista Denis Villeneuve mi ha teletrasportato nella terra dei neutrali e come tale mi sono presentato in sala.
Blade Runner 2049 di Villeneuve ci porta in un terreno distante da quello di Scott, in un certo senso prende la via difficile e non rimette mano al film cult, lo porta dolcemente al tempo moderno, cambia le domande e mantiene lo stesso stile un po’ schivo sulle rispose e soprattutto non si azzarda mai a rispondere a vecchi quesiti irrisolti.
La sceneggiatura di Fancher e Green non si lascia ingolosire dalle opportunità e per questo vince la mia personale stima ( che non vale nulla però non è facile da ottenere ) visto che trova il suo equilibrio zen interiore e cammina da sola senza tralasciare di citare e omaggiare il predecessore.
Lato in grigio, la trama è semplicissima però funziona,non siamo ai livelli di vuoto\ allegoria tutta sua di Madre! o The neon Demon per farvi capire.
Però siamo nello stesso universo dove io regista vi faccio godere di un giro sulla giostra del fantastico fra scenografia,fotografia curatissima e le musiche di Hans Zimmer, però quando esci dalla sala e finisce l’effetto della pillola di LSD che Blade Runner 2049 ti ha sciolto nel bicchiere di bibita gassata ti accorgi che la potenza delle domande e della trama è diversa, molto più flebile, forse colpa del cinema moderno che non ha più bisogno di quel genere di filosofia sci-fi ed infatti chi lo fa, come in questo caso, non raccoglie proprio tutto quello che ha seminato.
I personaggi funzionano quasi tutti, funziona il ritorno di Harrison Ford, funziona il nuovo cacciatore Ryan Gosling con la sua “siri” la bellissima Ana de Armas, Dave Bautista si conferma un attore degno di questo nome ( quasi da MVP del film ) mentre ammetto che Jared Leto non mi ha convinto, forse vittima ancora una volta ( come con Joker in Suicide Squad ) di un ruolo troppo incatenato dal minutaggio avaro.
Blade Runner 2049 non è un capolavoro e ha i sui difetti, ma ha distrutto le mie aspettative in positivo, siamo molto sopra la sufficienza a conferma che Denis Villeneuve è uno dei registi più in palla del momento ( e Ryan Gosling uno degli attori ), un film assolutamente da vedere.
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6/10
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8/10
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