A tre anni dalla tragedia che ha colpito la Corea del sud, forse si giunge a una fine.
E’ il 16 aprile 2014 quando il traghetto Sewol naufraga nelle acque sud coreane uccidendo oltre 300 delle quasi 500 persone a bordo.
La maggior parte sono studenti di una scuola superiore in gita all’isola di Jeju.
Il traghetto salpa da Incheon di buon mattino, diretto per l’appunto alla suddetta isola di Jeju.
Il comandante Lee Jun-seok lascia in plancia la terza ufficiale, allora ventisettenne, con un solo anno di esperienza.
Una virata esagerata causa il ribaltamento del traghetto sul lato sinistro.
Il peggio sono le azioni del comandante, che annuncia a tutti di mantenere la calma e addirittura di rimanere nelle proprie cabine.
Kim Ki-woong, Jeong Hyun-seon e Park Ji-young sono stati dichiarati martiri dal governo sud coreano. Sono stati quindi sepolti nel cimitero nazionale e le loro famiglie potranno beneficiare di una compensazione finanziaria e di una costante assistenza medica.
Questo perché i tre, un inserviente e due membri dell’equipaggio hanno dato le loro vite nel tentativo di salvare più persone possibili.
Il comandante è stato condannato all’ergastolo.
Siamo a marzo 2017, ed è la data in cui il traghetto è riportato a riva, nel porto di Mokpo.
Sono fatti alcuni ritrovamenti ossei all’interno del traghetto Sewol, il cui interno ed esterno è ormai in condizioni pessime.
Analizzandoli si è risalito all’identità di una studentessa, Heo Da-yoon, e dell’insegnante Ko Chang-seok che sono stati riportati ai loro cari.
I resti di un’altra studentessa sono stati ritrovati poco dopo.
All’appello mancano ancora però cinque corpi.
Due studenti e un insegnante della stessa scuola e un padre con il proprio figlio di sette anni.
Novembre 2017, sembra essere la data della fine delle ricerche.
Infatti i famigliari delle vittime annunciano di voler definitivamente interrompere le ricerche dei propri cari in accordo con il Ministero degli oceani.
“Siamo afflitti dal dolore e tutto è ancora difficile da accettare per noi, ma crediamo che sia il momento di seppellirli nel nostro cuore.
Chiediamo i massimi sforzi per assicurare che nulla di simile al disastro del Sewol si ripeta.
Non abbiamo ancora rinunciato alla speranza … desideriamo che eventuali resti vengano scoperti dall’analisi del relitto e siano restituiti alle loro famiglie“.
– Rappresentate delle famiglie delle vittime alla fonte Yonhap News
Il ricordo dell’accaduto viene mantenuto vigile tramite la campagna del fiocco giallo.