Carnage, storia di una svolta non riuscita – Recensione A volte il cambiamento non è necessario

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CarnageLa sceneggiatura: una svolta horror che non riesce a convincere
La prima cosa che salta all’occhio stringendo tra le mani un volume della nuova serie di Carnage, che la Panini ha scelto di raccogliere in tre cartonati di buona fattura, non può che essere il nome del suo sceneggiatore: Gerry Conway. L’autore americano è noto per essere stato colui il quale ha messo la firma su uno dei decessi più celebri dell’universo della Casa delle Idee, cioè la morte di Gwen Stacy; non solo, nel corso della sua lunga carriera, Conway ha saputo dimostrare di essere uno sceneggiatore assai versatile, dedicandosi alle serie di comics più disparate. Sebbene il suo ritorno sulle scene, specie per i veterani, potrebbe essere un sinonimo di garanzia, duole rilevare come la svolta horror impressa a Carnage sia piuttosto fiacca e deludente.
Tutto prende le mosse dall’ennesima strage realizzata dal simbionte scarlatto, che dal 1991 (anno della sua nascita) a oggi continua a mietere vittime; questa volta, però, l’FBI ritiene che la misura sia colma e crea un apposito team, che annovera tra le sue fila persino John Jameson (Licantropo) e Eddie Brock (ora nei panni di Toxin, non Venom), al fine di eliminare una volta e per sempre la minaccia rappresentata dalla follia omicida di Cletus Kasady. Su queste basi invero piuttosto banali, con il classico piano fallimentare teso a far cadere in trappola il simbionte psicopatico, finisce per innestarsi una vicenda che nulla ha a che vedere con le iniziali premesse di azione e botte da orbi. Ben presto iniziano a comparire strane creature, sette segrete dedite al culto di mostri che ricordano l’iconografia lovecraftiana, misteriosi arcani che donano poteri oscuri; insomma, chi più ne ha più ne metta. Il vero problema è che tutta questa eterogenea varietà di situazioni è buttata in un’unica grande pentola, la cui zuppa risulta essere decisamente poco amalgamata e anzi indigesta. Se il primo volume non riesce a lasciare il segno, il secondo ed il terzo nemmeno ci provano più di tanto. La svolta horror di Conway continua imperterrita il suo tragitto, lasciando solo una gran confusione nella testa del lettore. Tavola dopo tavola le vicende assumono tratti sempre più grotteschi e delle premesse iniziali si perdono ufficialmente le tracce, nonostante l’agguerrito team FBI continui la sua caccia senza quartiere.
I dialoghi talvolta risultano eccessivamente carichi, tesi a dare un’apparente serietà a una vicenda che di serio ha poco o niente. La caratterizzazione dei personaggi lascia il tempo che trova, Cletus Kasady è sempre pazzo e nulla di più, il team di agenti risulta mal assortito e poco coeso, i nemici mostruosi sono poco spaventosi e sanno di già visto.
Insomma, la sceneggiatura di Carnage risulta piuttosto lacunosa e del tutto priva di mordente, sembra difficile pensare che possa essere uscita dalla penna di chi, nel 1973, stupì la platea americana uccidendo Gwen Stacy.

I disegni: ottime cover, purtroppo ci sono anche le tavole
Mentirei se dicessi di non aver acquistato i tre volumi attratto dalla forza magnetica delle superbe cover di Mike del Mundo. Eppure questo è un classico caso di come un libro non si debba mai giudicare dalla sua copertina, nel senso proprio del termine. Infatti, il fronte dove Carnage delude di più è senza dubbio quello grafico. Le tinte horror di cui si ammanta l’intera vicenda, costringono il colorista Andy Troy a tonalità sempre tendenti allo scuro, che quasi inglobano i personaggi circostanti. Non convincono nemmeno le ambientazioni, assai anonime (a partire dalla miniera in cui si svolge grossa parte del primo volume) e i comprimari del simbionte scarlatto, la cui realizzazione risulta piuttosto fiacca e in alcuni casi alquanto grossolana. Strano, perché Mike Perkins nel ciclo su Captain America di Ed Brubaker aveva fatto un buon lavoro. Dicevo delle cover: probabilmente se Mike del Mundo avesse disegnato anche la storia, forse oggi starei scrivendo una recensione molto diversa. Il talento di questo disegnatore è indiscutibile, egli è dotato di una magnifica forza espressiva che imprime ad ogni singola cover di questo viaggio accidentato in compagnia di Cletus Kasady. Il suo lavoro è davvero buono e mitiga in lievissima parte le delusioni che arrivano da tutte le parti, dalla sceneggiatura alla realizzazione grafica carente e quasi approssimativa.

Commenti finali
Carnage non convince quasi sin dalle sue prime battute, ma quel che è peggio è che esso non ingrana davvero mai, inseguendo una vicenda dalle tinte horror poco attraenti, che sa di già visto e che non fa nemmeno tanta paura – ammesso che fosse questo l’intento. Alcuni elementi della trama sono poco curati e in alcuni casi davvero forzati. Un peccato, perché l’intenzione di rinnovamento della Marvel in questo caso non ha colto nel segno. Davvero ottime invece le cover di Del Mundo, che costituiscono però una piccolissima parte di una run altrimenti trascurabile.

PRO
1) Le meravigliose cover di Mike del Mundo
2) È un tentativo di svecchiare il personaggio, seppure non riuscito
3) In alcuni momenti la tensione è palpabile

CONTRO
1) La svolta horror non è per nulla convincente
2) La qualità dei disegni è altalenante
3) La storia non ingrana, ma soprattutto non convince dall’inizio alla fine

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5.5/10

Il giudizio di Two-Face

Un’occasione sprecata, un rinnovo fiacco e che non coglie nel segno. Conway si concentra di più sulle atmosfere che sul personaggio, mentre Perkins realizza un lavoro assolutmente neutro, senza alcun guizzo o soluzione grafica eclatante. Insomma, un prodotto piuttosto banale, che difficilmente resterà impresso nella mente del lettore.

Two-Face

Un nickname per nulla casuale: due amici, due studenti di giurisprudenza, due appassionati di fumetti; nel tempo libero, gestori della pagina Facebook And comics for all.