Trama
Un dirigente di polizia, fresco di nomina alla direzione della sezione politica, uccide la propria amante. Dopo aver compiuto il delitto non prende alcuna precauzione, anzi: lascia dietro di sé più indizi possibile.
Completamente avvolto dal suo delirio di onnipotenza, il poliziotto è convinto che mai oseranno indagare su di lui e rende deliberatamente evidente la sua colpevolezza. Avviene però una cosa che non aveva previsto: viene visto mentre si allontana dalla casa della vittima. Colui che lo ha visto, e che può identificarlo, è un altro degli amanti della defunta: un giovane studente anarchico.
Un film politico
Il popolo è minorenne, la città malata. Ad altri spetta il compito di curare e di educare; a noi il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!
Queste parole del celebre monologo del protagonista, interpretato meravigliosamente dal grande Gian Maria Volonté, sono oramai entrate nella storia del cinema. La loro ferocia, la loro insindacabile follia stanno a ricordarci il messaggio politico che Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto porta con sé.
Al suo interno, infatti, il potere costituito è messo a nudo e analizzato. Esso appare violento, rigido e irreprensibile ma, sotto la sua maschera di virilità, si rivela infantile,sperso e impaurito di fronte alla realtà. Proprio questa paura è la causa che lo spinge a voler reprimere: non comprende i giovani e i loro ideali, è sconvolto dalla loro ferma volontà a non attenersi alle regole da lui dettate e, di fronte a tutto questo, vede una sola soluzione: il ritorno forzato al suo ordine, da effettuarsi a qualunque costo.
Non è affatto un caso che il protagonista rimanga senza nome, tramite questo espediente Petri vuole rendere evidente che non stiamo parlando di un individuo, ma di una istituzione.
Non mancano certo le critiche anche a chi il potere costituito si oppone. Il film non evita di mostrare gli inutili settarismi, l’incapacità del movimento di protesta di unirsi in un unico fronte, di sorvolare le differenze ideologiche finanche minime.
Questa visione spietata delle autorità, insieme con la capacità di mostrare in maniera chiara la complessa situazione politica dell’Italia degli anni Settanta, rendono questo film un documento di grande importanza. Chiunque si avvicini all’osservazione di questo particolare momento storico troverà in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto un perfetto punto di partenza per la propria ricerca.
Sguardo soggettivo e teoria dell’inseguimento
Elio Petri gira il film in maniera egregia. I lunghi piano sequenza in cui la macchina si muove frenetica suggeriscono l’idea di una soggettiva. L’espediente è utile a rendere lo spettatore più partecipe, dandogli la sensazione di essere sulla scena, di essere lui il proprietario dello sguardo che invece appartiene alla telecamera.
Lo sguardo, poi, è veramente ravvicinato. Sono moltissimi i primi e i primissimi piani in cui, grazie anche alla splendida fotografia naturale, possiamo osservare i volti dei personaggi. Di essi vediamo ogni difetto della pelle, così come vediamo le gocce di sudore che gli bagnano la fronte. Petri non solo ci catapulta all’interno dell’azione, ma ci porta a pochi centimetri dai volti di coloro che questa azione la compiono.
La continua, inesorabile rincorsa che la telecamere porta avanti ai danni del protagonista riporta poi a una idea di cinema neorealistica. Fu infatti Cesare Zavattini, sceneggiatore e collaboratore fedele di Vittorio De Sica, a parlare per primo di teoria dell’inseguimento. Secondo Zavattini, la telecamera doveva letteralmente inseguire i propri protagonisti, la scena doveva sempre essere incentrata sulla loro osservazione. Anche questo elemento aveva come obbiettivo quello di creare uno sguardo, non più onnisciente come quello del cinema classico, ma capace di mostrarci solo quello che gli stessi protagonisti vedevano.
Certo sarebbe sbagliato parlare di neorealismo per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, che sicuramente si ispira anche ai film di quella corrente, ma si discosta da essa in vari punti, come per esempio nel mostrare i deliri del personaggio di Volonté, che ci appaiono grotteschi e simbolici.
Riassunto
Una delle vette del cinema italiano. Un film capace di rappresentare egregiamente la difficile situazione dell’Italia degli anni Settanta. La riflessione che fa sulla natura del potere e dell’autorità è poi, ancora oggi, di profondità e coraggio non comuni.