The Seven Deadly Sins è uno shōnen attualmente in corso e consta, ad oggi, di ben 247 capitoli. La recensione andrà a sviscerare i contenuti dei primi 14 tankōbon, editi in Italia da Star Comics. La scelta non è casuale: i volumi coprono infatti la totalità degli episodi della serie tv targata Netflix, fungendo da buon metro di valutazione per gli spettatori dell’anime che, però, abbiano intenzione di iniziare a seguire le avventure di Sir Meliodas e compagnia su carta stampata.
• La sceneggiatura: una trama in costante evoluzione
Dalla conclusione di Dragon Ball si è perso il conto di coloro i quali hanno provato a replicarne il successo, producendo storie-fotocopia di scarso valore. La prima impressione su Nanatzu no Taizai ha infatti un sapore agrodolce di dejavù: un giovane capitano di una banda di cavalieri dai talenti straordinari, Meliodas, incontra una bella principessa, Elizabeth, e con lei si mette alla ricerca dei suoi sei compagni d’arme, percorrendo un lungo viaggio che lo porterà a scontrarsi con i soldati che hanno sovvertito l’ordine del Regno di Britannia: i potenti e misteriosi Cavalieri Sacri. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, eppure, al netto di un primo volume meno ispirato degli altri, già dal secondo la serie inizia a percorrere sentieri diversi, disseminando indizi qua e là sul misterioso passato di alcuni personaggi, su eventi ancestrali che hanno segnato la vita del regno e strutturando una sua mitologia capitolo dopo capitolo; tutto il contesto inizia, mano a mano che si prosegue nella narrazione, ad assumere forme più nitide, lasciando intravedere una complessità maggiore rispetto a quella che si sarebbe potuta prospettare con la sola lettura del numero uno.
A fianco di quella che è a tutti gli effetti una trama piacevole, con i suoi piccoli colpi di scena e la quasi totale assenza di momenti morti, si accompagna uno degli aspetti più intriganti di questo shōnen: ogni personaggio è infatti già di per sé tremendamente forte. Scordatevi i lunghi e estenuanti allenamenti, le faticose prove per testare le proprie abilità e simili amenità; in Seven Deadly sins le mani si menano sin subito, in maniera decisa e con particolare violenza. L’esagerazione, ormai il marchio di fabbrica della serie, non è però fastidiosa, anzi risulta galvanizzante e trascinante. Attendetevi mosse esagerate, scontri al cardiopalma che radono al suolo intere città dopo un semplice scambio di colpi, trasformazioni e magie; quello che non sembra mancare mai, in the Seven Deadly Sins, è l’arte di Nakaba Suzuki di sapere elaborare sempre lotte diverse, con poteri via via più strabilianti affidati a personaggi peculiari e mai anonimi. Così, tra un combattimento e un altro, gag piuttosto riuscite, e alcuni soggetti che per background e simpatia faranno breccia nel cuore di molti, i primi 14 volumi di Seven Deadly Sins scorrono via in fretta. Suzuki ci guida al climax del primo grande arco pigiando sempre sull’acceleratore, smorzando la tensione poche volte e intrecciando ad uno a uno i singoli e piccoli indizi disseminati sin dalle prime tavole. L’unico appunto che mi sento di fare è sulla nemesi di questo primo arco, che non mi ha mai entusiasmato; nulla di grave, anche perché l’attuale nuova saga presenta dei nemici estremamente superiori e nettamente più intriganti; ma questa è un’altra storia, che magari potremo approfondire appena inizierà (e si concluderà) la seconda stagione di Netflix!
• I disegni: botte iper-dinamiche
Dinamismo ed esagerazioni sono i marchi di fabbrica di Nakaba Suzuki. Le tavole costruite dal mangaka sono ricche di minuti dettagli, i personaggi sono tutti caratterizzati in maniera diversa e questo riflette anche sul loro set di mosse. Dove il manga si distingue per particolare merito, raggiungendo vette di eccellenza, è di certo nelle numerose e frequenti scene di combattimento. Il tratto di Suzuki rende al massimo la frenesia degli scontri, esalta le doti individuali di ciascun combattente e coinvolge il lettore come pochi altri manga sanno fare. Il senso di immedesimazione è fortissimo: vi sembrerà di assistere a questi incredibili battaglie quasi come se foste a bordo ring. Poche le sbavature, dunque, salvo due o tre scene un po’ più caotiche, ma non per questo meno piacevoli o, ancora peggio, indecifrabili. Insomma, sul lato dei disegni, se avete amato lo stile di Toryama, vi sentirete ancora una volta a casa.
• Commenti finali
Se state iniziando a leggere ora manga, shōnen in particolare, Seven Deadly Sins potrebbe essere ciò che fa per voi: una storia accattivante, ottimi combattimenti e un tenore dei capitoli sempre piuttosto alto. Se siete invece lettori più navigati, Seven Deadly Sins merita parimenti tutta la vostra attenzione, trattandosi di un prodotto curato, qualitativamente superiore alla media, ben disegnato e ricco di un’azione mai scontata.
Insomma, un manga per tutti, che si immette nel filone degli shōnen più interessanti degli ultimi anni. Da continuare a tenere d’occhio!
PRO
1) La trama sembra banale, ma si arricchisce e struttura di volume in volume
2) I disegni sono ottimi: dinamici, coinvolgenti e ad alto tasso di spettacolarità
3) Il gruppo dei Seven Deadly Sins è eterogeneo, ma coeso e ben personalizzato
CONTRO
1) Ci mette un volume ad ingranare al meglio
2) Alcuni antagonisti non sono all’altezza del loro ruolo
3) Sporadici momenti di confusione grafica
Il giudizio di Two-Face
Un manga che non ha paura di innestare sul canovaccio classico dello shōnen alcune intriganti novità. Un’opera frizzante, che dà il meglio nelle sue numerose scene di lotta, forte di un cast di personaggi tanto potenti, quanto ben caratterizzati. Se siete tentati dal gettarvi a capofitto in questa avventura, fatelo, Meliodas e compagnia sapranno essere all’altezza delle vostre aspettative.