• La sceneggiatura: una premessa che finisce per deludere le aspettative
Il cloud è imploso e tutti i segreti di ogni essere vivente sono diventati di pubblico dominio. Da allora la società non è più stata la stessa: la tutela della privacy è divenuta l’ossessione che agita il vivere quotidiano di ciascuno. Tutti celano il proprio io dietro a ingegnosi costumi, che coprono e preservano l’identità del portatore. La stampa ha acquisito una tale forza da diventare un quarto potere, a fianco della triade classica elaborata ormai in secoli lontani da Montesquieu. In questo contesto futuribile si muove P.I, paparazzo senza licenza disposto a disvelare le altrui identità dietro il pagamento di somme cospicue; sarà uno dei suoi numerosi casi a dare una svolta imprevedibile alla sua vita, portandolo ad inseguire una vicenda molto più grande di lui. Su queste singolari premesse si innesta la sceneggiatura del celebre Brian K. Vaughan, che opera un sovvertimento assolutamente intrigante: nell’epoca dei social, dove tutto è pubblico e ciò che è riservato è visto con sospetto, l’autore statunitense prova a capovolgere lo schema e a immaginare quali potrebbero essere le condizioni di vita di una società che pensa solo alla tutela della privacy. Una base narrativa intelligente e stuzzicante, purtroppo non sempre all’altezza delle aspettative. È infatti un peccato constatare che la qualità dei singoli capitoli non sia omogenea; anzi, non sono poche le accelerate di trama, che portano a trascurare numerosi aspetti della vicenda ed evitano di approfondire spunti interessanti. Il grande tema del ruolo del Web nelle nostre vite, della dipendenza dalla tecnologia, dello strapotere di taluni mass media in grado di influenzare larghe fette di opinione pubblica sono solo alcuni dei macro-argomenti suggeriti da Vaughan, senza però mai essere affrontati con l’intensità che meriterebbero. Anche il cast di personaggi non è dei più convincenti, salvo alcuni elementi davvero bizzarri come il nonno di P.I, che rappresenta l’uomo del presente, cresciuto nell’era di Apple e Facebook, ma calato in un contesto nel quale egli non è più in grado di riconoscersi; un personaggio sopra le righe, sboccato e divertente, che con le sue comparse finisce per rubare la scena a chiunque sia presente con lui nella tavola, P.I compreso. Anch’egli risulta però poco approfondito e le sue comparse sono purtroppo meno di quanto si vorrebbe. Insomma, di certo non è la sceneggiatura migliore di Vaughan, ma i 10 capitoli si lasciano leggere piacevolmente e strappano più di una risata, e questo non può che giocare a favore in sede di recensione. La vicenda non è infatti malvagia ed è anzi carica del giusto pathos e della giusta atmosfera. La critica è semplicemente legata al fatto che le premesse di The Private Eye sono estremamente più ambiziose di ciò che poi risulta essere il prodotto finale. Laddove esse fossero state meno intriganti e sfiziose, si sarebbe trattato di un buon racconto dalle tinte noir e dai toni hard boiled, assolutamente godibile. Ciononostante, The Private Eye merita la vostra lettura, anche solo per premiare le modalità di fruizione che lo hanno reso celebre presso la nutrita comunità del Web: gli artisti hanno infatti reso possibile la lettura della loro fatica su uno specifico portale (www.panelsyndicate.com) precisando che sarebbe stato il lettore a darle un prezzo, partendo dalla assurda somma di 0$ (che di certo nemmeno la peggiore opera a fumetti meriterebbe, dato che comunque dietro di essa c’è stato lo sforzo di qualcuno). In Italia, invece, l’opera è stata curata e tradotta da Bao Publishing che, come al solito, produce un bel volumone cartonato, forse lievemente più caro di altri, ma arricchito da numeroso materiale extra.
• I disegni: l’incredibile mondo fluo di Marcos Martin
La scelta di affidare i disegni ad un vincitore di Eisner Award si rileva azzeccata e vincente. Infatti, sul fronte grafico The Private Eye convince e non rinuncia a stupire con tavole ricche di dettagli, scenari futuristici traboccanti di stile e personaggi sopra le righe, esaltati nelle loro specificità dal cartoonist spagnolo. Variegati anche i numerosi costumi dietro ai quali si celano gli abitanti di questa particolare distopia, sempre diversi e stravaganti. Un’atmosfera smaccatamente pop, vivace e colorata. Non c’è una vignetta che non trasudi classe, per non parlare di alcune costruzioni di tavole particolarmente convincenti. Ottimi anche i colori, mai spenti, anzi dai toni quasi fluo, in grado di accompagnarci senza accecare per tutto il corso dell’avventura.
• Commenti finali
The Private Eye parte subito in quarta, ma inizia a scalare le marce troppo rapidamente. I temi che ci propone sono tutti dannatamente affascinanti e attuali, ma finiscono quasi tutti con l’essere sacrificati in favore di una lettura più fluida e snella. È anche vero che condensare tanto materiale in soli 10 capitoli non è impresa facile, perciò il senso non può che essere di un dispiacere che però non può e non deve inficiare la totalità dell’opera. Epurato dai suoi difetti, la storia di P.I risulta in ogni caso una valida vicenda noir, che incuriosisce il lettore praticamente fino alla fine. Il merito è legato certamente anche al comparto grafico: ricco, dai colori esplosivi e mai ripetitivo. Insomma, una lettura che soddisfa a metà, ma che merita certamente un’opportunità da parte non solo degli estimatori della coppia di autori, ma anche dagli appassionati di storie dal sapore noir e dal contesto distopico.
PRO
1) Premesse assolutamente notevoli e intriganti
2) La parte grafica è molto curata e invoglia a proseguire nella lettura
3) Alcuni personaggi, come il nonno di P.I, sono davvero memorabili
CONTRO
1) La qualità delle premesse è tradita in numerosi punti della sceneggiatura
2) Il cast, salvo alcune felici eccezioni, non è tra i migliori
3) Lascia un senso di incompiutezza
Il giudizio di Two-Face
Brian K. Vaughan e Marcos Martin ci provano ed in parte riescono. Se la trama avesse affrontato con maggiore sicurezza tutti i temi che essa sembrava sottendere già alle prime battute, allora The Private Eye sarebbe un acquisto obbligato. Tuttavia, complice il costo del volume, consiglio di riflettere su cosa cercate per la vostra prossima lettura; se siete a caccia di azione, buoni disegni e un’ambientazione assai intrigante, fatelo vostro senza remore alcune. Viceversa, l’opera potrebbe non soddisfare le vostre aspettative.