Black Panther | La trama
Il film inizia dove Captain America: Civil War era finito, con T’Challa (interpretato da Chadwick Boseman), aka Black Panther, che ritorna nel suo natio Wakanda per diventarne il re. Proprio in vista di questa cerimonia, si accerta che la donna che ama, in missione all’estero, faccia ritorno anch’essa. Facciamo così la conoscenza di Nakia (interpretata da Lupita Nyong’o) che oltre a essere l’amata di T’Challa è anche una formidabile guerriera wakandiana.
Nonostante la successione al trono avvenga senza particolari intoppi, il nuovo re è destinato a essere subito messo alla prova. Esiste infatti un complotto ai danni di Black Panther e del Wakanda. Lo spregevole trafficante d’armi Ulysses Klaue (interpretato da Andy Serkis) si è infatti alleato con il misterioso Erik Killmonger (interpretato da Michael B. Jordan) e insieme progettano di aggredire la nazione africana e, se gli obbiettivi di Klaue sono chiari fin da subito, resta un mistero quali siano quelli di Killmonger.
Black Panther | C’è del marcio nel Wakanda
Qualcuno troverà forse eccessiva la citazione shakespeariana, ma è evidente che proprio dal lavoro del bardo inglese prende ispirazione la sceneggiatura di questo film. Distanziandosi dalla tipica storia delle origini del supereroe – molte, troppe volte messa in scena – la pellicola preferisce raccontarci una affascinante vicenda politica, che coinvolge due generazioni di regnanti e che vede le colpe dei padri tornare a tormentare i figli.
Certo non siamo davanti a una storia che brilla per originalità e, anche dove riprende da Shakespeare, lo fa all’acqua di rose, senza arrivare mai a essere realmente controversa o ficcante. Anche se, allo stesso tempo, va riconosciuto agli sceneggiatori il coraggio di proporre qualcosa di nuovo nell’ambito dei cinecomic. Coraggio che il buon risultato finale ci indica come fruttuoso.
Contribuisce a rendere più ricca la vicenda quella punta di critica sociale che ritroviamo al suo interno. Il primo film dei Marvel Studios con protagonista un supereroe di colore non rinuncia infatti ad accennare a questioni come il razzismo e il colonialismo. Certo, si tratta solamente di un accenno, che contribuisce però a rendere interessante il progetto e potrebbe funzionare da ispirazione per le future produzioni.
Black Panther | Un film di Ryan Coogler
Se Black Panther è così ben riuscito una buona parte del merito va attribuita al regista Ryan Coogler. Il giovane americano, che ha anche contribuito alla stesura della sceneggiatura, riesce infatti a imprimere il giusto ritmo alla pellicola e dirige in maniera ottimale il cast. Poi, la sua particolare predilezione per le scene d’azione, che già aveva mostrato in Creed, torna anche in questo lungometraggio.
In particolare, il regista afroamericano da il meglio di sé nella rappresentazione del duello, forse proprio perché ampiamente sperimentato nel già citato Creed. Coogler, conscio di questa sua forza, non lesina quindi nel numero di scontri tra i personaggi, limitando spesso le caotiche battaglie campali a sfondo per la lotta tra due dei protagonisti. Per quanto sulla carta possa sembrare una scelta discutibile, quella di Coogler si rivela essere una idea vincente, che regala al pubblico delle sequenze di scontro tese e ricche di pathos.
Speriamo quindi che Ryan Coogler decida di rimanere attaccato al franchise. Anche perché, nel molto probabile caso che Black Panther sia un buon successo, è possibile che abbia per un ipotetico sequel una maggiore libertà artistica- notoriamente merce rara quando si parla del Marvel Studios. Nonostante non si sia ancora a quei livelli, Ryan Coogler, se lasciato libero, potrebbe addirittura fare con Black Panther quello che James Gunn ha fatto con Guardiani della galassia.
Riassunto
Black Panther è un cinecomic solido e capace di intrattenere, che ha i suoi migliori pregi nella sceneggiatura e nel lavoro alla regia di Ryan Coogler. Non guasta poi il suo voler accennare ad alcune situazioni dell’attualità, che viene sin troppo ignorata nelle produzioni dei Marvel Studios.