PJN Intervista Max Bertolini, uno dei migliori fumettisti e illustratori italiani contemporanei!
Quest’oggi celebriamo la nascita di una nuovissima rubrica per PJN: Conversazione sul Fumetto, che come avrete capito mi vedrà intervistare diversi fumettisti italiani sui loro attuali lavori, il loro modo di narrare, la loro prospettiva sull’industria e molto altro.
Oggi è con enorme piacere che condivido con voi le risposte del grande Max Bertolini, disegnatore e illustratore milanese, che ha prestato la sua arte su Nathan Never, Morgan Lost ed è il creatore di Hangar 66, primo social-comic della storia edito da Edizioni Inkiostro. Senza nulla togliere alle sue illustrazioni mozzafiato finite su fumetti, libri e riviste di tutto il mondo.
Vi ricordo che potete trovare la recensione del primo albo di Morgan Lost Dark Novels, dove lo trovate in qualità di disegnatore QUI.
Vi lascio anche i suoi indirizzi Facebook (QUI), Instagram (QUI) e il suo sito personale (QUI).
Ma bando alle ciance e scopriamo chi è Max Bertolini!
1 Perché e quando hai cominciato a disegnare fumetti?
Che ricordi, da sempre. Provavo sin da piccolissimo l’intenso desiderio di mettere su carta in maniera realistica le fantasie che mi passavano per la mente, e più disegnavo più quel desiderio si realizzava. Lentamente ma costantemente miglioravo in maniera spontanea. Smisi per qualche anno quando iniziai l’università ma poi la passione riprese il sopravvento e in poco tempo entrai in Bonelli.
2 Quali sono gli autori ai quali ti sei ispirato e che hanno contribuito alla tua formazione come disegnatore?
I realistici americani di quando ero piccolo, principalmente Buscema, Adams, poi Byrne. Oggi guardo centinaia di stili diversi e tutto ritorna nelle mie pagine rimodellato secondo il mio modo di sentire il disegno.
3 Raccontaci una tua giornata tipo come disegnatore.
Facile rispondere, sono molto metodico, comincio alle 8 30 e faccio pausa da mezzogiorno alle 14 circa. Poi un altro paio di ore e alla fine mi abbatto sfinito sul divano.
4 Il tuo segno è cambiato nel corso del tempo, diventando sempre più affilato e sintetico, arricchendosi però di un’inchiostrazione molto più emotiva e pregna di significato. Questo cambiamento è stato dettato da necessità personali (es. scadenze) oppure è stata una semplice evoluzione nel tuo stile?
Una “semplice” evoluzione. Quando un disegnatore dopo tanto studio e centinaia di ore di lavoro risolve le anatomie e le prospettive ormai facilmente gli rimane poi solo la parte davvero divertente da esplorare, cioè il lato più artistico del disegno, la ricerca di uno stile vicino alla sua sensibilità. È quello che sto facendo da qualche anno, sintesi, segno e textures espressive, recitazione dei personaggi attraverso il corpo e la mimica facciale, bianconeri intensi e comunicativi.
5 Quali sono i tuoi strumenti da lavoro preferiti e cosa ne pensi della deriva digitale del disegno? Per te è un supporto o un ostacolo?
Il digitale è un mezzo attraverso cui un artista si esprime esattamente come su un foglio. Nel futuro è destinato a prendere sempre più piede. A me permette una grandissima libertà creativa perché posso sperimentare tante soluzioni diverse per le tavole in poco tempo ed è soprattutto divertente.
6 La tricromia su Morgan Lost è da sempre stata una delle novità più applaudite e apprezzate dal pubblico e dalla critica, ma quali sono state le fatiche come disegnatore su questa serie?
Capire come poteva venire il bianco e nero colorato in quel modo, calibrare il disegno sapendo che poi sarebbe stato rifinito ulteriormente significa stare leggeri nei dettagli ed evitare neri troppo pieni.
7 Definisci Morgan Lost con 3 aggettivi.
Vertiginoso, Avvolgente, Sconvolgente!
8 Hangar 66 è il primo social-comic della storia, un’opera “open-source” dove ti sei fatto portavoce di un grande progetto costruito assieme ad un numero consistente di persone (oggi, 31 Gennaio 2018, i fan di Hangar 66, gli “Hangers” sono 1175), con l’obiettivo di creare una storia che tutti avrebbero voluto leggere ma nessuno osava chiedere. Cosa ti è rimasto di quell’esperienza e secondo te questo può essere un nuovo modello sostenibile per il fumetto?
Hangar 66 è nel suo pieno sviluppo, sto lavorando al secondo volume e ne sono previsti altri, è una marea di idee e di grafica che mi sta travolgendo! Ci sono le battaglie nell’Arena, la tirannia della Nuova Europa, il Grande Muro che ci separa dal mondo civile, la tematica della crisi sociale del nostro paese, l’emigrazione, la fantascienza, la lotta tra classi sociali… E molto altro! Gli sviluppi saranno incredibili e le sorprese tantissime!
9 Oltre ad aver prestato la tua arte per Nathan Never, quale altro personaggio Bonelli o extra-Bonelli ti piacerebbe disegnare o proprio in questi giorni stai disegnando?
Ho disegnato Zagor che uscirà all’inizio dell’anno prossimo, e attualmente sto facendo anche Brendon. Desideri… Ne ho, vediamo cosa succede!
10 Oltre ad essere un grande disegnatore sei uno dei più importanti illustratori del fantastico degli ultimi 10 anni. Cosa ti ha portato ad intraprendere anche quella carriera e in quale altro campo ti piacerebbe lavorare? Cinema? Serie animate? Videogiochi?
La passione per l’arte fantastica l’ho sempre avuta parallelamente a quella per i fumetti. Dopo avere iniziato a lavorare come disegnatore per Nathan ho cominciato a seguire anche quella strada, seguendo sempre la mia voglia di divertimento che considero la vera forza dietro il mio lavoro. Purtroppo non riesco a fare tutto quello che vorrei perché le ore al giorno sono solo 24, ahimè. Ma Hangar 66 unisce bene fumetto e illustrazione e mi ripaga del tempo che non troverei altrimenti.
11 Con quale sceneggiatore, del passato o del presente, ti piacerebbe lavorare e perchè?
Non lo so, per ora mi trovo bene con quelli con cui già lavoro. Ci sono altre cose in cantiere ma tutto sarà rivelato a tempo debito!
12 Oltre all’attesissimo seguito di Hangar 66, quali altri progetti porteranno la tua firma?
Per ora quelli su cui sono bastano. E avanzano. Devo anche vivere fuori dal fumetto ogni tanto, ahhaha!
13 Quale consiglio daresti a un/a giovane appassionato/a di fumetti desideroso/a di trasformare questo passatempo in un lavoro?
Fallo solo se ti diverte tantissimo, così troverai il tempo e l’energia. Se è solo una fatica lascia stare.
Ringrazio ancora Max Bertolini per la sua infinita disponibilità e non vedo l’ora di poter mettere le mani su altri suoi lavori, che mi premurerò di condividere con voi!