• La sceneggiatura: Rage against the capitalism
Renato Jones è un giovane atletico e brillante, rimasto orfano in tenera età, nonché erede di un fondo miliardario in grado di garantirgli una vita di agi ed eccessi. Tuttavia, il protagonista decide di investire questa somma in una lotta senza quartiere nei confronti dei soggetti più ricchi del pianeta. Non iniziate a stracciarvi le vesti, è chiaro che Kaare Andrews si sia rifatto a Batman per delineare il background di Renato, ma è pur evidente che le similitudini si fermino qui. Renato Jones è un vigilante brutale, che necessita di uccidere per poter perseguire il suo scopo, un uomo che non è accompagnato da tutti i tormenti e le riflessioni tipiche dell’Uomo Pipistrello.
Andrews ci consegna una sceneggiatura piuttosto semplice, che si limita a riprodurre l’escalation di violenza tramite la quale Renato Jones tenta di realizzare il suo obiettivo tanto folle, quanto utopico: uccidere a uno a uno i più ricchi del globo, quel famoso 1% della popolazione che detiene complessivamente il 99% delle ricchezze e che per questo è depositario del vero potere, che gli consente di agire al di sopra di chiunque. Il parterre di supericchi destinati ad una brutta fine è piuttosto variegato, quanto stereotipato: si va dall’investitore senza scrupoli a un magnate immobiliare un po’ naif (che, guarda caso, ricorda nella sua goffa fisionomia un certo signore che, attualmente, siede dietro lo scranno presidenziale più prestigioso), fino a passare per il Ceo di una compagnia tecnologica che produce smartphone all’ultima moda. Di certo Kaare Andrews non inventa nulla, ma non si espone più di tanto: Renato Jones non è un volume politico e la critica è molto più sottile di quanto lo stesso autore ci voglia far credere nella sua prefazione al volume.
I dialoghi sono scurrili e diretti, privi di parti testuali fitte e dense, sostenute anche dalla forte impronta ironica che pervade alcune battute tra Renato e i soggetti che si inseriscono nel suo cammino.
Insomma, tra un flashback sulla fanciullezza del protagonista, una missione suicida per ammazzare il ricco di turno e qualche esplosione di troppo, la lettura scivola via che è un piacere. Non si tratta di nulla di nuovo (forse l’idea di uccidere questo fantomatico 1% sì, ma non é che sia poi così eccezionale o innovativa: sempre di carne da macello parliamo), eppure vi troverete di fronte a un volume godibilissimo, dotato di grande freschezza e di momenti assolutamente epici per impostazione della tavola e comparto visivo. Una serie scoppiettante, che non mancherà di fare felici gli amanti dell’action puro ed eccessivo.
• I disegni: Kaare Andrews il tuttofare
Andrews è un grande, su questo non ci piove. È lui che scrive la sceneggiatura, è lui che disegna, è lui che colora e che fa le copertine: autore più completo di così non credo sia possibile. La resa grafica di Renato Jones è ottima, con tavole particolari, portatrici di soluzioni visive al limite dell’immaginazione. Bella l’idea di usare le onomatopee come vere e proprie vignette in cui disegnare la storia. Ottimo l’uso dei colori, sui quali prevale assolutamente l’utilizzo del bianco e del nero per le scene più intense. Lo stile di Andrews è di certo molto debitore alle lezioni del grande Frank Miller: anatomie improbabili ma estremamente espressive, tratto nervoso, grande sequenzialità grafica, forte dinamismo. Insomma, il lato grafico è molto appagante e assolutamente valido.
Curiosi gli intermezzi pubblicitari fittizi che inframezzano la trama e dimostrano alla grande la peculiare bravura di Andrews, vero istrione del medium fumetto.
• Commenti finali
Sarebbe un vero peccato perdersi Renato Jones; al netto di una trama che sa inevitabilmente di già visto, ad essa si affianca un ottimo comparto grafico, una serie di dialoghi brillanti e ironici, alcuni personaggi interessanti e tanto, tanto, tanto eccesso. Da evitare nell’ipotesi in cui siate nemici giurati di quell’action un po’ caciarone ed eccessivo. Viceversa, sono sicuro che vi divertirete molto!
PRO
1) Dialoghi stringati, eppure calzanti ed avvincenti
2) Comparto grafico da urlo: particolare e che non ha paura di osare
3) Eccessivo al punto giusto
CONTRO
1) La trama non è nulla di innovativo
2) Il cast di Renato Jones è piuttosto ordinario
3) /
Il giudizio di Two-Face
Se cercate una lettura dai toni raffinati o riflessivi, fuggite l’opera di Andrews; Renato Jones non ha nessuna paura di fare un gran fracasso, tanto che tra esplosioni, violenze di varia natura e le perversioni più terribili dei ricchi capitalisti, non vi renderete nemmeno conto di averlo letto con vorace avidità!