Si è suicidata il 7 Febbraio Jill Messick, produttrice di film e serie di successo come Mean Girls e Frida.
La Messick è stata anche l’ex manager della ormai nota militante del movimento #MeToo, Rose McGowan.
La produttrice aveva lavorato per Miramax tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. Nelle ultime settimane il suo nome era stato più volte accostato a quello di Harvey Weinstein; la stessa McGowan aveva accusato i suoi assistenti, pubblicisti e manager di complicità e di silenzio dopo la violenza subita.
La famiglia della Messick ha ribadito che la produttrice non era in alcun modo coinvolta nelle violenze perpetrare da Harvey Weinstein ai danni della McGowan e, che la suddetta, avrebbe cercato di proteggere l’attrice.
Nel comunicato rilasciato dopo la morte, si legge quanto la Messick fosse distrutta dopo aver letto il suo nome nelle notizie.
“Leggere il suo nome nei titoli, ancora e ancora, come parte del tentativo di una persona di catturare l’attenzione per una sua causa personale – e insieme al tentativo disperato di Harvey di rispondere alle accuse – è stata una cosa devastante. Ha distrutto Jill nel momento in cui la sua vita aveva appena iniziato a tornare sui binari giusti. Ciò che rende ironica la storia delle accuse imprecise di Rose è il fatto che Jill è stata in realtà la prima persona a difenderla e ha informato i suoi capi a proposito dei terribili eventi che hanno colpito l’attrice”.
Il mese scorso gli avvocati di Weinstein avevano ripreso alcune dichiarazioni della Messick, in difesa del produttore, in cui sosteneva che le avances nei confronti della McGowan fossero consensuali.
“Jill Messick era madre di due bambini, moglie piena d’amore. Cara amica per molti e brillante produttrice dell’entertainment. Era anche una sopravvissuta, in lotta con la depressione che è stata la sua nemesi per anni. Oggi non è sopravvissuta. Si è tolta la vita”.
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La famiglia ha rilasciato una dichiarazione:
“Nel gennaio 1997, Jill lavorava per Addis Wechsler. Una delle sue prime clienti fu Rose McGowan, e uno dei primi compiti fu di organizzare una colazione con Harvey Weinstein durante il Sundance Film Festival. Dopo questo incontro, Rose disse a Jill cosa era capitato — il fatto che si fosse spogliata e fosse entrata in una vasca con lui — un errore di cui Rose immediatamente si pentì. Rose non usò mai la parola stupro in quella conversazione. Jill però riconobbe che Harvey aveva fatto qualcosa di disdicevole se non illegale a Rose e ne parlò con i suoi superiori all’agenzia, i quali dissero che avrebbero gestito la situazione. Il successivo accordo tra Rose e Harvey che venne negoziato in seguito venne fatto senza che Jill lo sapesse. Ciò che sapeva era che la questione era stata risolta e che Rose continuava a fare film con i Weinstein”.
e aggiunge:
“essere vittime di una nuova cultura del condividere informazioni illimitate e di una volontà nell’accettare qualsiasi dichiarazione come verità. La velocità di quelle informazioni ha descritto Jill come persona inaffidabile, una cosa che lei non era in grado di affrontare. Né voleva farlo. Lei è uno dei danni collaterali di questa storia già spaventosa”.
La lettera finisce con un appello ai media:
“Esiste una responsabilità quando si utilizza una piattaforma per denunciare criminali, predatori, non verità e fatti ignobili nel proteggere la verità di terze parti. Le parole sono importanti e la vita di qualcuno dipende da queste”