gamescom 2018

L’artigianato videoludico europeo all’E3? No: alla Gamescom 2018! I videogiochi europei si caratterizzano da quelli americani per essere molto più creativi e sperimentali. Tali si faranno vedere per la maggiore nel corso di Gamescom 2018, evitando di norma i chiassosi palchi losangelini dell'E3 in arrivo.

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Ci siamo! ormai manca davvero poco ad Agosto e i nostri publisher e sviluppatori preferiti sono pronti per imporsi come leader indiscussi in Europa. No, ok: non è vero. Mancano ancora dei mesi all’apertura della Gamescom 2018, ma se devo dire la verità sono davvero in trepida attesa per la fiera tedesca. Il fatto è che all’E3 2018 ne vedremo davvero delle belle, ma se dai publisher e sviluppatori statunitensi sappiamo già che tipologia di videogioco potremo gustare, tutt’altra visione sarà promossa dagli sviluppatori europei tradizionalmente votati alla creatività massima.

Nel periodo passato abbiamo potuto osservare le compagnie americane più grosse  sfornare annualmente titoli di punta per tutte le stagioni. Ma c’era un problema: i titoli in questione avevano forme di gameplay già collaudate da troppo tempo. Di fatto, i titoli statunitensi che hanno fatto la differenza in termini di sperimentazione e originalità sono drasticamente diminuiti negli ultimi dieci anni. Tuttavia non ci sarebbe stato Nessun problema se le stesse non si fossero imposte come leader di settore indiscussi in tutti i continenti del globo. E’ logico pensare che lo standard americano di videogioco abbia portato publisher e sviluppatori europei a seguire i canoni stilistici statunitensi, di media più apprezzati dal grande pubblico poiché molto semplici da interpretare. Tra le varie case di sviluppo europee che hanno tentato di fare “gli americani a Parigi”, vi è stata Crytek, che tra le altre cose ho potuto visitare in passato di persona (con mia grande commozione per i ricordi legati al suo nome).

 

gamescom 2018 crysis 10 anni
A 11 anni di distanza, il primo Crysis risulta ancora essere uno dei migliori giochi per comparto tecnico

 

Seguendo tutta l’evoluzione videoludica della casa di Francoforte abbiamo visto pubblicare per conto di EA Games giochi come Crysis 2/3 totalmente stravolti dalla formula originale del suo primo grande capitolo col tentativo di “americanizzare” il proprio videogioco. L’originale Crysis era infatti di tutt’ altro livello di gameplay e di design, propenso alla sperimentazione più pura di quel magnifico periodo che fu il 2007. Tuttavia, seguendo un percorso strutturale più lineare, in linea con gli standard del periodo 2009/2013, Crytek ha perso totalmente la linea creativa e costruttiva che delineava Crysis come videogioco europeo, ovvero un software ludico capace di innovare e quindi sperimentare.

Di seguito riporterò un video dove in nostro Agos delinea i tratti distintivi di un gioco europeo rispetto a un gioco creato nel paese dello Zio Sam.

Fortunatamente i  tempi sono cambiati, tant’è che le software house europee sembrano essere pronte a ritornare sui loro passi. Oggi siamo pronti per vedere una CD Projekt sfornare un Cyberpunk 2077 che insegnerà quanto l’arte sia importante nell’ industria dei videogiochi, riuscendo sicuramente a stupire tutti e dettando nuovi standard qualitativi. Credetemi: Cyberpunk 2077 sarà di un’ altra generazione rispetto a tutto quello che siamo abituati a giocare e nessun gioco sviluppato fino ad ora sarà in grado di reggere il confronto con una produzione di questo calibro.

Lasciando però il futuro lì dov’è, è giusto concentrarsi sul presente. Nel mercato europeo più di nicchia,  vi è una società che di recente si è contraddistinta per una scelta assai rischiosa. Deep Silver si è presa infatti il rischio di pubblicare il grandioso Kingdom Come Deliverance (gioco storico-analitico), il quale, puntualmente, è stato mal percepito da un pubblico che dà priorità alla quantità piuttosto che alla qualità. E’ vero: Kingdom Come Deliverance è un videogioco che, obiettivamente parlando, possiede alcune lacune nel suo codice sorgente e tale è inopinabile (il gioco è effettivamente un mattone e possiede qualche sporadico bug). Ma se contiamo che l’obiettivo degli sviluppatori di Praga era quello di ricostruire una storia ambientata in un contesto storico esatto, possiamo comprendere come il progetto di Warhorse Studios abbia centrato totalmente l’obiettivo. Oltre a questo, posso assolutamente dire che soltanto una Software House europea poteva riuscire nell’intento di ricostruire in modo perfetto e realistico un contesto storico medievale, ma direi che nessuna ci era mai riuscita così bene con un budget così limitato, a riprova proprio della tenacia creativa europea capace di scaturire anche dal nulla.

 

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Rimanendo sempre nel contesto più artigianale dell’industria videoludica europea (artigianato e industria sono leggermente in sinestesia), posso citare un nuovo attore che da un anno a questa parte ha fatto percepire all’intero globo la sua presenza. Nata dalle ceneri della defunta THQ, THQ Nordic è riuscita a imporsi in poco tempo come publisher di riferimento in europa grazie all’unione di Nordic Games alle passate risorse di THQ, mettendo in gioco un bagaglio di esperienza molto grande al servizio di idee molto nuove. Tra i titoli più attesi vi è sicuramente Darksiders 3, gioco che tra le altre cose è passato anche nelle mani di Crytek, nonostante la società tedesca abbia dedicato poco tempo allo sviluppo dell’IP di Vigil Games. Oltre a Dakrsiders 3, da tenere sott’occhio è l’originalissimo Biomutant. Provato dal nostro Agos nel corso di Gamescom 2017, Biomutant si prefigge come un gioco di ruolo dai sapori pelosi e colorati, capace però di divertire con un gameplay fresco e creativo.  Concludendo, ho un sogno nel cassetto per conto di THQ Nordic: giocare un erede spirituale di quel capolavoro che fu Red Faction: Guerrilla. Chissà se arriverà mai.

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Biomutant è uno dei videogiochi europei che più stiamo aspettando

Ecco: con questo mio articolo volevo darvi un prospetto di quello che potrà essere il futuro e anche il presente dell’industria videoludica europea più artigianale. Ho voluto omettere Ubisoft e Codemasters dal mio scritto poiché vorrei parlarne in separata sede: la loro produzione è certamente europea, ma mentirei se non parlassi anche del loro aspetto estremamente americanizzato. Sta di fatto che io sono un grande sostenitore dell’ “artigianato videoludico europeo” e spero tanto di poter toccare con mano nuovi giochi nel corso di Gamescom 2018. Perché non all’E3? Perché all’E3 c’è poco spazio per le soluzioni più creative. Sui palchi americani giocano i grandi industriali, società con milioni di dollari da spendere in grandi e stilose presentazioni. Tuttavia, molte volte, chi fa meno caos nasconde un potenziale enorme. E solitamente, nel mondo videoludico, tale potenziale lo si può scorgere direttamente in Gamescom.

Non vedo l’ora.

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