Da Psycho a Batman v Superman, alcune mamme del cinema sono spesso un problema
Alfred Hitchcock, come viene ben raccontato nel film biografico con Anthony Hopkins nei panni del regista inglese, dovette rischiare grosso per riuscire a realizzare Psycho, adattamento del libro omonimo che uscì nelle sale americane nell’oramai lontano 1960. Tra mancanze di fondi, difficoltà con la censura, ipoteche sulla casa e divergenze artistiche sull’utilizzo della colonna sonora di Bernard Herrmann, l’opera più famosa di Hitchcock vide la luce e fu un successo mondiale di proporzioni immense.
Da Psycho nacquero alcuni degli stereotipi più iconici della storia del cinema, come la scena della doccia, il crescendo musicale e sopratutto il rapporto problematico tra il protagonista Norman Bates e la defunta madre, mantenuta in vita attraverso lo sdoppiamento di personalità di Bates stesso. Il rapporto tra le due anime del personaggio hanno consacrato Psycho come il film che meglio estremizza le dinamiche che rendono problematico un rapporto tra la figura materna e un figlio.
Bates infatti ha ucciso la madre in seguito ad un Complesso di Edipo sfociato nella carneficina della genitrice e del suo amante, per poi conservare le spoglie della defunta con la tassidermia, altro elemento scenografico centrale di Psycho, ma sviluppando una doppia identità che modifica azioni, tono di voce e perfino il modo di pensare di Norman, che si ritrova a vivere apparentemente solo nella casa incriminata, diventando all’occorrenza la madre, come nel celebre omicidio della doccia, causato dalla gelosia che la personalità della donna proietta sul lato minore e più debole della psicologia del giovane.
I cinquantotto anni di Psycho sono un momento per ricordare come i genitori siano la parte più pesante nella psiche di un individuo, nel bene e nel male. Ne possono causare i momenti peggiori e condizionarne le scelte e a volte risultano un soggetto perfetto per le trame drammatiche e comiche di alcuni film che hanno basato la loro narrazione proprio sul rapporto che alcuni dei figli del cinema hanno con le loro madri, non sempre al meglio delle loro facoltà genitoriali. In questo articolo parleremo di alcune di loro, per scherzarci su o per ricordare, come nel caso di Voglia di Tenerezza, quanto le madri siano il cardine della vita di un figlio.
LEGGI ANCHE: I migliori film di Hitchcock
Mrs. Lift, Getta la Mamma dal Treno, 1987
Nonostante il film sia tra i meno conosciuti della filmografia di Billy Crystal, Getta la Mamma dal Treno, è una prova registica formidabile di De Vito, che anni prima di Matilda già dimostrava quanto il suo stile fosse unico, ricercato e spassosissimo. Nel film appare anche una caratterista di prima classe dell’epoca, Anne Ramsey, già mamma dalle qualità molto discutibili ne I Goonies, dove interpretava il capo della famiglia criminale Fratelli. La commedia ha più rimandi ad Hitchcock e a Psycho stesso di quanti se ne possano immaginare, arrivando quasi ad essere un divertentissimo adattamento in chiave comica delle peggiori trovate sadiche del Maestro del Brivido.
Owen (De Vito), un orfano di padre piuttosto infantile è costretto ad accudire una madre che lo denigra dalla mattina alla sera, causandogli non poche frustrazioni, che il giovane cerca di sfogare nella produzione scritta, guarda caso di gialli, seguendo un corso di scrittura tenuto da Larry (Crystal), autore lasciato dalla moglie, la quale gli ha rubato il manoscritto che l’ha resa immensamente ricca. Owen non viene apprezzato dall’insegnante e dopo l’ennesima discussione, nella quale entrambi si confidano le proprie frustrazioni, Larry gli consiglia di andare a vedere L’Altro Uomo di Hitchcock. Peccato che l’imbeccata venga fraintesa e anziché trarne spunto per scrivere, viene preso alla lettera il tiro incrociato del film e viene – apparentemente – uccisa la moglie di Larry, ora costretto a commettere l’assassinio della madre di Owen per sdebitarsi.
Pyscho e L’Altro Uomo vengono spesso citati da De Vito per tutto il film, che amalgama gli ingredienti per dare allo spettatore un film comico dall’anima nera. Alcuni dei momenti più profondi del racconto infatti scavano nella personalità dei protagonisti che altri non sono se non dei poco motivati, trascinati in una latente depressione causata da un brutto evento delle loro vite che renderanno uno scrittore privato del proprio istinto creativo e un figlio disprezzato dalla madre, usato come un faccendiere e screditato quasi fino alla fine del racconto, grottescamente compatibili e amichevoli.
Il film, nonostante le migliori citazioni del cinema di Hitchcock con qualche tocco sparso di Psycho, finisce bene e in maniera divertente. Un finale degno dei toni comici del racconto, ma che uno spettatore attento non avrebbe mai riservato ad una madre come Mrs Lift. Dopo tutto, il piccoletto orfano di padre con grandi aspirazioni letterarie ha purtroppo a che fare con una mamma che imputa l’assenza di amici nella vita del figlio non alla sua timidezza, ma al “perché è grasso e stupido”. Insomma, non è certo una motivatrice come la mamma di Forrest, tanto che Owen vede la morte della tiranna perfino nei birilli del bowling.