Quanti di voi conoscono il film Cannibal Holocaust? Un film considerato un cult- al punto da essere quasi universalmente indicato come il miglior esponente del genere cannibal horror- uscito nel 1980 e diretto dal regista italiano Ruggero Deodato. La pellicola per varie motivazioni – dalla reale uccisione di animali all’eccessivo uso di violenza – fu criticata e censurata in varie parti del mondo, nel 2013 il regista contemporaneo Eli Roth omaggiò proprio questo film riportando in sala un “erede spirituale” di questo lavoro, The Green Inferno, che però non ha saputo raggiungere fama e violenza del predecessore .
La casa editrice NPE ha deciso di pubblicare il seguito di questo film, in un formato ibrido fra libro classico e illustrato, mescolando la sceneggiatura cinematografica scritta dallo stesso Deodato alle illustrazioni realizzate da un altro artista avvezzo alla censura, lo spagnolo Miguel Ángel Martín, considerato il fumettista più censurato di sempre.
L’unione dei due sulla carta sembrerebbe perfetta, entrambi hanno la passione per l’estremo e l’attitudine a sfidare il comune ordine morale per osare mostrando qualcosa di spinto, di violento. Il risultato però forse non rispetta del tutto le aspettative che attorno a questo “sequel” potrebbero essersi create.
La scrittura di Deodato è un vero e proprio script del film trasposto in versione letteraria,lo stesso regista diventa uno dei protagonisti della storia, assieme alla sua troupe, portandoci in una trama dove il film originale stesso diventa la base dalla quale far partire una storia d’orrore ambientata in un mondo ostile e selvaggio, senza regole, proprio come quello che caratterizzava il genere cinematografico cannibal nella sua epoca più splendente. A differenza delle trame dell’epoca però quella di Cannibal Holocaust 2 da l’impressione di avere una struttura diversa, più matura e meno lineare di quella classica del cineasta, infatti non tutto quello che accade all’interno delle pagine è di facile intuizione a priori.
I disegni di Martìn sono sicuramente scenici, colpiscono gli occhi del lettore, smuovono il suo stomaco provocando sensazioni forti, ma la realtà è che in fondo sono solamente un piacevole plus ai fini dell’opera, un accessorio aggiuntivo che sicuramente è piacevole, ma non fondamentale per gustarsi pienamente l’opera.
Il vero piatto forte è il testo solido e funzionante al 100%. Non ci stupirebbe se – nei prossimi anni – qualcuno si dimostrasse cosi audace da tentare la via del cinema.
Un acquisto consigliato a chi ha amato il film e ama il genere horror,con la consapevolezza di avere fra le mani una lettura non adatta a tutti.