Dopo una lunga assenza – la sua ultima apparizione è stata nel 2012 – Clint Eastwood torna davanti e dietro la macchina da presa per The Mule – il corriere, quello che con molta probabilità potrebbe rappresentare il suo canto del cigno, nel quale l’icona ormai 88enne pesca tutto ciò che gli rimane per offrire agli spettatori una storia nuova – per i suoi standard.
Eastwood interpreta Earl Stone, un uomo di 80 anni che si ritrova al verde, da solo, e di fronte al fallimento della sua società, quando gli viene offerto un lavoro che richiede semplicemente la guida di un’auto. Cosa facile, ma, a sua insaputa Earl è appena diventato un corriere della droga per un cartello messicano. Svolge bene il suo nuovo lavoro, talmente bene che il suo carico aumenta esponenzialmente, e gli viene assegnato un responsabile. Ma questo non è l’unico a tenere d’occhio Earl: il misterioso nuovo ‘corriere’ della droga è finito anche nel mirino dell’agente della DEA, Colin Bates. Anche se i suoi problemi finanziari appartengono ormai al passato, i suoi errori invece cominciano ad affiorare incidendo pesantemente sulla sua vita; non si sa se Earl avrà il tempo di rimediare a quei torti prima che le forze dell’ordine, o gli esecutori del cartello, lo prendano.
Al suo fianco torna Nick Schenk, lo sceneggiatore di Gran Torino, che nella sua sceneggiatura ( rielaborazione di un fatto realmente accaduto) mette inequivocabilmente una parte del vero Eastwood. Earl Stone – il protagonista di The Mule– è un uomo che per il suo successo ha sacrificato tutto, vivendo alla giornata e senza mai costruire nulla di duraturo e solido attorno a lui, un ruolo che l’attore interpreta così bene che è impossibile non intravedere un suo tentativo di chiedere scusa per gli errori fatti in passato, nell’inseguire a ogni costo la sua gloriosa carriera cinematografica.
Nell’autobiografia oltre le scene di The Mule si può vedere non solo la voglia di raccontare i suoi errori a tutti noi spettatori, ma anche l’intenzione di non piangersi addosso per questo perchè mentre faceva questi errori era felice, una lettura che si può scorgere attraverso i toni della prima parte del film, distanti dalla solita vena malinconica che l’attore ci ha abituato a vedere il lui, ma molto più vicina alla commedia.
Come nel recentissimo Creed 2 assistiamo ad una scena in cui è evidente il passaggio di testimone fra le due generazioni di pugili, in The mule possiamo vedere il vecchio Clint passare virtualmente la sua eredità a un altro attore\regista, Bradley Cooper, che nel film lo bracca per settimane prima di poter avere un confronto con lui,
Il film prodotto da Warner Bros potrebbe dunque rappresentare una sorta di lascito di uno dei più grandi autori del cinema contemporaneo americano, un film che contiene in realtà più di una chiave di lettura, alcune accessibili solo a chi-negli anni- ha saputo seguire Clint attraverso le sue opere, ma che anche non conoscendo la storia dell’attore mantiene una certa efficacia, arrivando dritto al cuore e alla mente dello spettatore con il suo sapore agrodolce.