Ha fatto da poco tempo il suo sbarco nel catalogo Netflix la terza serie original made in Italy, la prima di genere fantasy: Luna Nera.
Un progetto sulla carta ambizioso, visto il coinvolgimento anche di Fandango, trasposizione tratta dal libro Le città perdute di Tiziana Triana.
Italia, XVII secolo.
In seguito alla morte di un neonato, Ade, una levatrice di 16 anni, viene accusata di stregoneria. Trovato rifugio in una misteriosa comunità di donne al limitare del bosco, la ragazza è costretta a fare una scelta: l’amore impossibile per Pietro – figlio del capo dei Benandanti, i cacciatori di streghe – o l’adempimento del suo vero destino, una minaccia per il mondo in cui vive, diviso tra ragione e misticismo.
Sulla carta, per quanto si possa considerare magari poco originale nella sua idea di fondo, Luna Nera mostra elementi interessanti che – con le dovute differenze di tema e ambizioni – avrebbe potuto sfruttare l’onda del successo di The Witcher. Questo senza considerare il potenziale dato da una trama che prevede un gruppo di protagoniste donne, alle prese con la sopravvivenza in un mondo ostile.
Purtroppo però con il passare degli episodi si può notare una certa assenza di attenzione nei confronti del prodotto, abbassando di fatto il valore del risultato finale e dando la sensazione d’incompiuto. La sceneggiatura in alcuni frangenti sembra scorrere in maniera frettolosa su alcune tematiche, togliendo loro spazio, è il caso della storia romantica tra Ade e Pietro, elemento che sembra destinato a essere portante negli eventi, ma che spesso finisce in secondo piano. Stesso discorso vale per il Villain rappresentato da Marzio Oreggi, decisamente poco approfondito in questa stagione, ma abbiamo speranza che – se ci sarà – un seguito questo possa diventare ancora più importante.
L’italianità del prodotto rimane sulla carta, la storia infatti si ambienta in un mondo privo di connotazioni geografiche definite che possano mostrare la grandezza e le bellezze del nostro paese, una scelta che ovviamente non influenza in maniera diretta lo show o il nostro giudizio sulla sua riuscita, tuttavia sarebbe stato bello se fosse stato ambientato in un mondo “reale” dando più forza anche alla storia stessa.
La speranza è quindi da riporre in una possibile nuova stagione, dove correggere i difetti dell’esordio e far sbocciare tutto il potenziale presente nella trama e nelle idee di Luna Nera, al quale – come spesso accade nelle produzioni che escono dai generi classici del nostro cinema – possiamo riconoscere lo status di esperimento coraggioso, ma poco altro.