Cosa sei disposto a fare per ottenere quello che hai perso?
Questa sembra una delle domande di fondo dietro al thriller psicologico spagnolo Dov’è la tua casa (Hogar), disponibile da qualche tempo sulla piattaforma Netflix.
Quella diretta da David e Àlex Pastor è una storia che ha radici nella realtà, il protagonista Javier è un pubblicitario con grandissima conoscenza alle spalle, abituato a una vita agiata fatta di abiti eleganti, una bella macchina, un’appartamento lussuoso. La crisi e il cambiamento generazionale lo mettono però davanti a una situazione diversa rispetto a quello a cui era abituato, il suo stile ormai Old School e il suo CV gonfio lo allontanano dalla possibilità di lavorare ed è costretto ad affrontare il fallimento.
Una situazione che lo vede costretto ad abbandonare tutti i suoi vecchi agi e passare a uno stile di vita più a buon mercato. La perdita del suo status sociale lo trascinerà verso una sorta di ossessione verso la sua vecchia casa, dentro cui è intenzionato a tornare ad ogni costo.
Un pensiero fisso che sarà il centro dell’intera trama di Dov’è la tua casa, guidando le azioni sempre più efferate e macchinose di Javier, che nel suo tentativo di tornare alla sua condizione iniziale si trasformerà in un’essere crudele e senza scrupoli.
La trama legata alla forbice che separa in maniera sempre più netta le classi sociali, con la dimora come punto focale di questa distanza, potrebbe ricordare in qualche modo uno dei successi di quest’anno cinematografico – Parasite – mostrando come questo stia diventando un tema ricorrente nel cinema di questo periodo, anche se a differenza di quella di Bong Joon Ho quella spagnola prende una piega differente, più vicina al mondo dei classici delitti perfetti da cinema thriller.
Dov’è la tua casa è un film che non aggiunge nulla al genere, senza grandi ambizioni, si accontenta di una qualità mediocre da film televisivo e porta a casa il risultato in tranquillità.
Per tutte le notizie sul mondo di Netflix seguite punto Netflix su Facebook