Nelle scorse ore noi di Projectnerd.it abbiamo avuto modo di chiacchierare con Niccolò Sacchi, Executive Producer di Atlantyca e regista di Berry Bees serie animata fresca fresca di premio Miglior Serie Kids dell’anno ai Diversity Media Awards 2020
Come nasce la tua passione per l’animazione? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
La mia passione per l’animazione è nata un po’ per caso, quando improvvisamente ho dovuto affrontare uno spot pubblicitario per Ferrero in tecnica mista, quindi live-action e animazione (stile Space Jam per intenderci), mentre ai tempi mi occupavo solo di video con protagonisti personaggi in carne e ossa. Da quel momento, anche grazie a un grande animatore, Angelo Beretta, che è stato il mio maestro, la magia dell’animazione mi ha catturato ha fatto volare la mia fantasia.
Berry Bees è un progetto che vede coinvolti diversi paesi, com’è collaborare con realtà anche molto diverse dalle nostre in questo ambito?
In animazione è abbastanza “normale” lavorare e confrontarsi con artisti provenienti da tutto il mondo ed è parte della magia di cui si parlava prima. Su Berry Bees, oltre che con gli artisti, mi sono confrontato con produttori di culture totalmente diverse e, sin dall’inizio, abbiamo lavorato insieme cercando di creare un progetto che rappresentasse tutti. Vi assicuro che le diversità tra un irlandese e un indiano sono veramente tante, ma ci sono anche tante cose in comune, tanti aspetti che li uniscono. Abbiamo cercato di lavorare su questo.
A livello di design, ricordo con piacere che, dopo aver sviluppato i personaggi principali e secondari, li abbiamo messi uno vicino all’altro e ci siamo resi conto di aver rappresentato tutte le etnie.
Mentre una grossa difficoltà è stata quella di superare e far superare alcuni cliché. Una della tre protagoniste, Juliette, è infatti una “mentalista” e ha i capelli biondi. Di sovente, gli scrittori sono caduti nel cliché della ragazza bionda che con la sua folta chioma e il suo fascino convince chi le è di fronte. Questo era esattamente l’opposto di ciò che volevamo. Quindi, scegliendo sicuramente la strada più difficile, abbiamo modificato le sceneggiature, facendo in modo che la Juliette raggiungesse il risultato desiderato grazie al suo fascino intellettuale e alle sue capacità.
Anche a livello di design abbiamo affrontato lo stesso tema. Non volevamo indossasse vestiti all’ultima moda, ancora una volta seguendo i consueti cliché. Volevamo concentrarci solo sul ruolo che Juliette doveva avere nell’episodio. In uno in particolare, per esempio, veste i panni di un ragazzino che ha perso la sua palla da baseball all’interno di un laboratorio.
Pensi che l’inclusione all’interno dei prodotti per i più piccoli possa portare a future generazioni più aperte dal punto di vista dell’inclusione?
I bambini, per fortuna, nella loro purezza non fanno distinzioni di etnia o genere: cercano e hanno degli eroi. Sono convinto che se si continuassero a realizzare programmi che rappresentano il mondo per come si mostra, allora molti pregiudizi potrebbero cadere o meglio potrebbe non esistere, perché i bambini non li hanno di fatto mai vissuti.
In Italia secondo te come siamo messi a livello di inclusione? Si può fare ancora qualcosa per migliorare sotto questo aspetto?
Purtroppo, devo dire che siamo ancora molto indietro, anche se negli ultimi anni abbiamo fatto passi da gigante. Dico solo che si può e si deve fare ancora tanto. Per assurdo, vincere un premio perché si è rappresentato il mondo per quello che è, a mio avviso, non dovrebbe più nemmeno essere necessario.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto lavorando a due progetti, diametralmente opposti, sia come target di riferimento, sia come genere e anche come tecnica realizzativa. Di più non posso dire ma rappresentano un’altra bellissima sfida da affrontare.
non possiamo che augurare il meglio a Niccolò Sacchi per i suoi progetti futuri e ringraziarlo per il tempo che ha voluto dedicarci