Andate a lavorare: Un docufilm di Ambrogio Lo Giudice e Cristiano Governa per celebrare i 50 anni del DAMS

415 0

“Andate a lavorare”, questo è il titolo del docufilm di Ambrogio Lo Giudice e Cristiano Governa prodotto da Giorgio Ciani con Paolo Rossi Pisu e la sua Genoma Films.

Il lungometraggio ripercorre, sempre in bilico tra finzione e realtà, l’avventura del Dams di Bologna. Il “Corso di laurea in discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo” nato nel 1971 da un’intuizione del grecista Benedetto Marzullo, compirà quest’anno 50 anni e il film farà parte del prestigioso programma di celebrazioni che l’Alma Mater sta organizzando per la primavera-estate prossima

Un’opera, per raccontare un’idea che avrà fra i suoi pionieri Renato Barilli, Furio Colombo, Umberto Eco, Giuliano Scabia, Gianni Celati, Luciano Anceschi, Ezio Raimondi, Tomás Maldonado, Paolo Fabbri, Luigi Squarzina… E studenti, diventati protagonisti della vita culturale del nostro paese e non solo, dai compianti Andrea Pazienza e Roberto “Freak” Antoni, a Roberto Grandi, Eugenia Casini Ropa, Pino Cacucci, Patrizio Roversi, Enrico Scuro, Paolo Soglia, Igor “Igort” Tuveri, Paolo Fresu, Fabio Testoni,  e tanti altri, fino ad alcuni protagonisti del DAMS del presente. Un’opera di ricerca storica e di indagine sull’attualità, legate dalla fiction, che vuol rispondere sostanzialmente a due domande:

Cosa c’era di speciale in quell’idea? E perché tutto è accaduto a Bologna?

Cristiano Governa (sceneggiatore):

“Si frequentano le cose perché parlano di te” ci ha detto uno degli intervistati. Scoprirete chi.

A quanti ragazzi e ragazze ha parlato il DAMS? E cos’ha detto di così speciale? Essere ascoltati senza dover aprir bocca, poter finalmente accettare la sfida dei propri sogni e fare di essi un lavoro. Questa è la storia che volevo raccontare e il cuore della sfida stava nella sua stessa contraddizione.

Il sogno che sbatte contro la realtà. Quelli che ce l’hanno fatta e quelli perduti per strada. Salvo poi scoprire che se c’è un merito nell’avventura che racconteremo è quello di aver reso inutili le due categorie attraverso le quali guardiamo la vita: quelli che ce l’hanno fatta e quelli che non ce l’hanno fatta.

Vivere dei propri sogni.

Cercavo un titolo che fosse una fotografia di questa eterna contraddizione.  Solo Bologna riesce, allo stesso tempo, a intercettare le aspirazioni di migliaia di ragazzi e, mentre li osserva inseguire quei sogni, pensare di loro “Andate a lavorare”. A Bologna, per sopravvivere, bisogna imparare ad ascoltare gli sguardi.

La cosa buffa è che quei ragazzi speravano esattamente questo: andare a lavorare. In quante altre città la stessa frase rappresenta un invito a smettere di sognare e – al contempo – la forza per proseguire a farlo?

Mi piaceva che il Dams avesse una voce sua, come un amico che una sera ti telefona e ti racconta i suoi primi cinquant’anni. E in quella chiacchierata prova fare luce su un po’ di cose, per esempio quello che di lui non hai capito ma soprattutto ciò che credi di avere capito.

Il DAMS è stata una fune per acrobati, solo che invece di percorrerla uno alla volta, erano tutti insieme in equilibrio sui loro sogni.

Quella fune c’è ancora, è passata da Strada Maggiore a Via Guerrazzi per finire in Via Barberia.

Studiando e ripercorrendo quegli anni provo una strana forma di nostalgia; mi manca quello di cui, pur vivendo qua, non mi sono accorto. Con questo lavoro provo a risarcire me stesso di quella distrazione, soprattutto ora che – in qualche modo – su quella fune da acrobata ci sono anch’io.

Ma da vecchi o si cade o si fa ridere”.

Ambrogio Lo Giudice (regista):

“Per me il Dams non è mai stato un’istituzione accademica, ma un “luogo”. Nel mio caso via Guerrazzi. Un luogo dove incontrare persone, sogni, desideri, utopie, follie, arte, scritte sui muri, esami di gruppo e professionalità prestigiose.

Un luogo che mi ha consentito un’esperienza di conoscenza, una vera e propria immersione in quel mondo, affascinante e misterioso, che era l’arte e lo spettacolo. Una dimensione che già mi attraeva ma che fino a quel momento non ero riuscito ad avvicinare e comprendere come volevo.

Un luogo dove imbattermi in materie che non sapevo nemmeno che esistessero come la semiotica.

Un luogo che allargava l’orizzonte culturale di chiunque fosse disponibile a mettersi in gioco.

In qualche modo posso dire che il Dams ha saziato e al contempo nutrito la mia sete di conoscenza.

Perché è importante raccontare questa storia?

Per trasmettere una novità che ha cinquant’anni. E’ importante raccontare questa storia alle nuove generazioni e a chi non ha conosciuto l’energia e la vitalità del Dams, direi quasi che importa più raccontarla a loro questa avventura che a quelli che hanno realmente frequentato il Dams.

Da quelle stanze infatti è uscita una ventata di freschezza e di innovazione, se si vuole anche di punzecchiatura a un mondo accademico, in fondo abbastanza vetusto sotto diversi aspetti.

Il Dams ha elaborato ed emesso segnali circa un nuovo modo di insegnare e anche di essere studenti.

Spesso l’iconografia con la quale lo abbiamo voluto rappresentare, sempre in bilico fra il bohemien e il fancazzista, ci ha tratti in inganno.

Con questo docufilm vogliamo ricordare una cosa che forse non a tutti è chiara; il DAMS era ed è un posto serio dove si fanno cose serie.”

Giorgio Ciani (produttore):

“Quando Cristiano Governa mi ha proposto di celebrare il 50° del DAMS con un docufilm non ho avuto alcun dubbio e ho accettato immediatamente la sfida, enorme per me che ho sempre considerato il Dipartimento una entità mitologica, una eccellenza pura, un luogo dove si insegnava a mettere la creatività al servizio dell’arte, in un secolo nel quale il marketing e la comunicazione cercavano di fare esattamente il contrario.

Ho chiamato Paolo Rossi Pisu che ha benedetto immediatamente l’idea lanciando il suo consueto grido di battaglia “Genoma Films c’è!” A questo punto mancava il regista, e chi meglio di Ambrogio Lo Giudice, peraltro damsiano doc? Un primo incontro con Roberto Grandi e poi con Giacomo Manzoli, direttore dell’attuale Dipartimento delle Arti, che assieme ai colleghi ci ha fatto l’onore di inserire il progetto fra le celebrazioni del 50°. La fase attuale è quella della ricerca e assemblaggio materiali di repertorio, e di interviste ai protagonisti della storia; le riprese e il montaggio saranno fra aprile e maggio”.

Giacomo Manzoli (direttore Dipartimento delle Arti):

“Il DAMS non è solo un corso di Laurea. Il DAMS è un’idea che nasce a Bologna e si irradia su tutto il territorio nazionale, dando vita a una costellazione di corsi triennali e magistrali, di master, scuole di specializzazione, insegnamenti legati alle discipline artistiche e alle loro molteplici e mutevoli configurazioni. E’ un’idea di Università che si confronta col presente, mettendo a disposizione l’accademia per formare e valorizzare i talenti e la creatività, al servizio di una società che non evolve se non ha un’industria culturale vitale, aperta e in continua trasformazione. Siamo grati a Ambrogio Lo Giudice, a Cristiano Governa e a Genoma Films per aver voluto raccontare questa storia utilizzando quel linguaggio audiovisivo che meglio di ogni altro rappresenta l’epoca in cui viviamo.”

Banner

Marcello Portolan

Uno strano mix genetico sperimentale allevato a fumetti & fantascienza classica, plasmato dal mondo dell'informatica e della tecnologia, ma con la passione per la scrittura. Un ghiottone che adora esplorare il mondo in cerca di Serie TV e pellicole da guardare noncurante dei pericoli del Trash e dello splatter. un vero e proprio globetrotter del mondo NERD