Netflix torna a pescare in corea e questa volta nel catalogo della grande N arriva Squid Game, un gioco da cui sarà difficile uscire vivi.
Il nome deriva da un popolare gioco coreano per bambini, ma nello show le sfide saranno tutt’altro che per bambini. La trama infatti vede 456 persone – tutte legate dall’avere debiti di qualche tipo – selezionate per prendere parte a un gioco misterioso che gli potrebbe permettere di portare a casa moltissimo denaro, nel caso riuscissero a sopravvivere a 6 prove, basate su altrettanti giochi legati all’infanzia dei bambini coreani. Quello che scopriranno velocemente è che si tratta di un gioco assolutamente spietato, che li metterà tutti alla prova e nel quale dovranno lottare con ogni mezzo per uscirne vivi.
Il focus principale è su Gi-Hun, uomo sommerso dai debito, che ha perso la custodia della figlia e che vive con la madre malata gravemente, che spera di vincere il gioco per poter ricominciare a vivere.
Una premessa che forse sulla carta avrà ben poca originalità, basti pensare al recente Alice in Borderland. ma che il regista Hwang Dong-hyuk gestisce quasi sempre in maniera astuta, rendendola molto più intrigante di quanto potevamo aspettarci inizialmente.
Squid Game infatti decide a sorpresa di gestire il proprio ritmo in maniera lenta, prendendosi spesso il suo tempo per approfondire i personaggi principali della storia, costruendoli in maniera da rendere ancora più facile affezionarsi ad alcuni di loro e di conseguenza più brutale la discesa infernale che questi affronteranno per continuare a sopravvivere alle sfide. Squid Game è uno show spietato, reso ancora più crudo da una vena di realismo sempre presente e ben costruita attorno al gioco mortale, una situazione in cui i personaggi agiscono anche in maniere inaspettate, perchè in fondo sono umani e come tali imprevedibili se messi in situazioni di estrema difficoltà. Situazioni che arrivano addirittura a considerare migliori di quelle che li aspettano nel mondo fuori dal gioco, che ormai per loro è un vero inferno
Non è la prima volta che le uscite coreane di Netflix ci sorprendono, ma questo gioco al massacro in stile K-dramma è sicuramente una gran bella scoperta, il finale è abbastanza aperto da consentire una seconda stagione, che però non siamo così sicuri di volere.