Negli ultimi tempi sembra proprio che il mondo del cinema abbia riscoperto il genere slasher, un periodo di rinascita per queste pellicole che passa dal grande schermo, ma soprattutto dal piccolo, dove le piattaforme in streaming ormai da qualche tempo amplificano gli sviluppi del movimento cinematografico tradizionale allineandosi ai generi di maggiore interesse e offrendo agli spettatori un menù ricco (anche se non sempre è una cosa positiva) di pellicole da guardare.
Uno degli ultimi esempi è il teen slasher, C’è qualcuno in casa tua di Patrick Brice, giunto da qualche settimana nel catalogo di Netflix. Da premiare lo sforzo della sceneggiatura nel tentare di portare all’interno di questo materiale assolutamente visto e rivisto centinaia di volte un po’ di temi moderni, dal bullismo fino all’accettazione della propria sessualità, scelta che sicuramente sulla carta è interessante, ma che poi si perde un po’ all’interno della storia evaporando piano piano,
A Osbourne, classica cittadina rurale degli USA, viene trovato ucciso il Quarterback del liceo del posto, ucciso da un serial killer che si maschera utilizzando il volto della sua stessa vittima e che prima di uccidere mette le sue vittime a nudo di fronte ai propri segreti più nascosti.
Ecco quindi che lo sportivo viene messo di fronte a un atto di bullismo compiuto ai danni di un compagno omosessuale o che la classica ragazza più popolare della scuola viene uccisa per colpa di un suo podcast sul suprematismo bianco . Come spesso accade in queste pellicole teen i protagonisti sono un gruppo di outsider, Makani, Alexandra, Darby, Rodrigo, Zachariah e Ollie, anche loro nel mirino del killer per via dei loro oscuri segreti .
Tolto il tentativo di ammodernare un po’ il cast e qualche litro di sangue finto in più di quanto ci saremmo aspettati inizialmente, C’è qualcuno in casa tua rimane estremamente semplice e facile da anticipare, un prodotto d’intrattenimento leggero, ma nulla di più di questo.