Una sera come tante, mentre sorseggia un bicchiere del suo whisky preferito nella sua bella casa milanese, Carlo Monterossi viene disturbato dal suono di quel videocitofono che non ne ha mai voluto sapere di funzionare. Ma alla porta, invece di un fattorino, trova un tizio col volto coperto e una pistola. Piccola. Cromata. Con un buco nero rivolto verso di lui.
Iniziano così le avventure di Monterossi, da un incontro mancato con la morte, in cui viene salvato solo dal caso (e dalla pesantezza di quel bicchiere di cristallo che ha dimenticato di poggiare sul tavolino). È questa la chiamata del destino che lo spinge a indagare. Un po’ perché ha paura e deve capire chi lo vuole uccidere; un po’ perché è arrivato a un punto della vita in cui viene la tentazione di fare dei bilanci: l’amore è solo il ricordo di una donna che se n’è andata, il lavoro di autore tv gli porta soldi e un po’ di fama, ma molte crisi di coscienza e la voglia di andarsene. Un ironico infelice di successo. Gli restano solo l’amato Bob Dylan, l’unico che riesca a dar voce alla sua nostalgia, a trovare le parole; e un desiderio imprescindibile di giustizia. Lo stesso che muove Nadia e Oscar, i suoi due giovani aiutanti presi in prestito dal mondo della tv, e quel manipolo di piedipiatti che con il Monterossi finiranno per collaborare.
Detective per caso, per rabbia e per curiosità umana, sempre in bilico tra ironica indolenza e struggimento blues, nella sua ricerca della verità Carlo Monterossi dovrà confrontarsi con una coppia di killer colti e professionali, due zingari in cerca di vendetta, collezionisti e contrabbandieri di souvenir nazifascisti, incredibili scambi di persona, una donna che sembra vissuta più volte e un passato crudele che ritorna e lascia dietro di sé indecifrabili indizi.