In realtà sono in forte contrasto su quanto penso riguardo a Super Mario Odyssey. Da una parte vorrei lasciarmi andare all’euforia generale che lo definisce come uno dei più grandi capolavori della storia videoludica moderna. Dall’altra invece mi sento di essere estremamente critico nei suoi confronti dato che non è giusto trattare in modo diverso i giochi Nintendo perché semplicemente prodotti da..Nintendo.
Super Mario Odyssey doveva essere quella Killer Application capace di giustificare l’acquisto di Nintendo Switch, una console a quanto pare baciata dalla fortuna che sembra avere più di un motivo per essere acquistata (a quanto apre). Non dico che Odyssey non sia all’altezza delle aspettative, ma ad essere sincero ho delle osservazioni da fare.
Pertanto ecco cosa penso dell’ultima creazione di Nintendo.
MI FA GIRARE IL CAPPELLO
Super Mario Odyssey si dimostra essere estremamente semplice nel suo gameplay. Niente di sconvolgente considerando che la semplicità è il pilastro portante della saga. Quello che però sorprende è quanto il titolo di Nintendo sappia essere leggero nonostante un level design decisamente più complesso e articolato. La mia prova nel corso della Gamescom mi aveva già suggerito il grande sforzo della Grande N di riuscire a trovare un perfetto equilibrio tra varietà di gameplay e livello di sfida e credo che in gran parte ci sia riuscita. Il merito va sicuramente al cappello di Mario: Cappy. Essere vivente dotato di propria volontà, Cappy si rivela essere sin da subito un attore principale di tutta l’avventura dell’idraulico baffuto, tant’è che nelle fasi in cui non è presente (per motivi di trama), se ne sente subito la mancanza.
L’intrusione del cappello parlante giustifica una serie di scelte di design azzardate e azzeccate. Il fatto è che Super Mario Odyssey si dimostra essere geniale sin dalle prime battute di gioco, con sprizzate artistiche inarrivabili (come per esempio le sezioni in 2D in stile retrò), e livelli pensati sino al micrometro. Dopotutto stiamo parlando pur sempre di un esponente della saga di Super Mario, capostipite dei platform moderni. Cappy in ogni caso non è soltanto utile per raggiungere posti impossibili o far fuori orde di funghi. Con esso l’idraulico italiano può letteralmente controllare i “nemici” potendone utilizzare le abilità contestuali: possiamo “capturare” il proiettile “Pallottolo Bill”, un Goomba per mimetizzarci tra i nemici o anche un T-Rex o una cavalletta gigante. Una possibilità mai esplorata nell’universo di Super Mario e che apre a tantissimi nuovi scenari di divertimento.
O no?
MIGLIORARE SENZA MIGLIORARE
Tipico di Nintendo è quello di concentrare in un unico titolo l’applicazione di una nuova idea di design. Un po’ come accade con Apple coi telefoni, l’Azienda di Kyoto introduce le sue scoperte un gioco alla volta costruendo interi titoli attorno a tali idee. Nel caso di Super Mario Odyssey, tutto il fulcro del gameplay gira attorno a Cappy e alla sua capacità di rompere oggetti e controllare forme di vita aliena. Ma questo basta per rendere il titolo un memorabile Super Mario? La domanda piuttosto dovrebbe essere diversa: è Super Mario una saga meritevole di essere considerata memorabile? Soltanto perché su Super Mario poggiano le speranze di un intero settore che nel 1985 si accorse di essere ancora in vita, non vuol dire che tutti i capitoli di questa saga debbano essere considerati come la migliore espressione videoludica nello scenario internazionale.
La realtà è che preso a sè stante, Super Mario Odyssey risulta essere un titolo normalissimo forse fin troppo anacronistico nella sua natura. A conti fatti il nuovo titolo di Nintendo non ha niente di speciale: non eccelle sul lato tecnico, non eccelle sulla storyline e non eccelle nemmeno nel gameplay, tant’è che le varianti implementate non sono nulla di nuovo per l’industria videoludica (anzi!). Livelli troppo piccoli e creati per un livello di sfida appagante per un bambino di 6 anni o meno, supportati da modelli poligonali di seconda classe e da una direzione artistica primitiva e banalotta. Se a questo aggiungiamo boss fight semplicissime e una retorica positivista di fondo irritante quanto di cattivo gusto, riusciamo a trovare un gioco appena sufficiente che in nessun modo dovrebbe (o potrebbe) funzionare bene.
Ma nonostante tutto, nonostante i suoi enormi ed evidenti difetti, Super Mario Odyssey funziona alla grande, diverte tanto (ma non troppo, ci arrivo tra poco), ed è appagante in ogni suo pixel. E alla fine, a che serve giudicare i difetti di un videogioco se con esso ci divertiamo alla grande?
UNA NATURA IBRIDA
Super Mario Odyssey è una vera gioia, per tutto (e nonostante tutto). E’ un gioco dalle vibrazioni positive capace di mettere il buon umore sin dalle prime battute. I colori sgargianti aiutano moltissimo a ritrovare quella pace interiore infantile che tanto ci scordiamo di avere, mentre livelli concettualmente semplici e dannatamente difficili da esplorare riaccendono in noi quella vena retrò che è sempre buona cosa stimolare. Nonostante a primo acchito i livelli di gioco possono risultare fin troppo semplicistici, è pur vero che Nintendo si è davvero sbizzarrita a inserire collezionabili, Lune (utili al prosieguo della trama), e segreti di gioco dappertutto. Se contiamo che servono a livello circa 10 lune per proseguire nel livello successivo e che ogni ambientazione ne accoglie circa quaranta o sessanta, è facile capire quanto possano esser stati cattivi gli sviluppatori nel posizionare questi oggetti di gioco nelle diverse ambientazioni. L’indole nipponica autolesionista è ben insita in Super Mario Odyssey, il quale sfoggia pura cattiveria giapponese in sezioni di gioco così concettualmente ostili da poter far perdere la pazienza anche a Sant’Agostino. Niente di più stimolante: come da tradizione Nintendo, anche in questa nuova avventura dell’idraulico italiano sarà necessario pensare in senso lato, utilizzando forti dosi di creatività nell’utilizzo dei salti e delle abilità di Cappy per poter raggiungere posti altrimenti inarrivabili.
Quello che più mi ha lasciato sia perplesso che entusiasta è la vera natura ibrida di Odyssey. Questo Super Mario è stato interamente concepito per Nintendo Switch, motivo per cui era lecito aspettarsi un titolo dalla natura sia portatile, che casalinga. Effettivamente vi è un grande equilibrio tra le due parti, tant’è che lo si può giocare tranquillamente in entrambe le modalità proposte dalla console. Questo accade in quanto è possibile effettivamente finire ogni livello di gioco in 5-10 minuti (il tempo giusto per giocarci in Metro), con la possibilità di approfondire ogni ambientazione esplorabile per un numero pressappoco illimitato di ore. Di fatti, una volta finito il gioco, Super Mario Odyssey cambia letteralmente pelle mostrandosi molto più profondo e intrigante di quello che ci si potrebbe aspettare, tipico dei giochi Nintendo.
Ad ogni modo resta il fatto che Super Mario Odyssey non aggiunge nulla di nuovo nel suo trentennale bagaglio d’esperienza. Odyssey è un Super Mario, nè più nè meno. L’obiettivo è quindi saltare da una piattaforma all’altra preferibilmente passando dalle teste dei nemici e “poco altro”. Ma sarebbe stato lecito aspettarsi altro? Sinceramente no. Le idee semplici sono sempreverdi e anche ripetute all’infinito possono e riescono sempre a divertire. Do ragione a coloro che affermano come Nintendo marci sugli stessi brand da ormai tre decadi, ma è anche pur vero che il divertimento offerto dai suoi titoli è tutt’ora insuperato.
Pertanto si: Odyssey da ogni punto di vista logico non potrebbe mai esser considerato un bel gioco, peccato che Switch alla mano faccia dimenticare tutti i problemi della vita catapultando il giocatore in un universo parallelo fatto di benessere e divertimento. E questo non può che essere encomiabile
DUE PAROLE D’ARTISTA
Seppur non campione della sua categoria, tecnicamente parlando Super Mario Odyssey è sicuramente gradevole. Fisso nei suoi 60 frame per secondo, riesce a catturare l’attenzione con texture ben gestite e modelli poligonali discreti e funzionali. Nintendo ha optato per la saggia scelta di preponderare su di uno stile grafico caricaturale piuttosto che su qualcosa che desse l’impressione di esser davanti a una grafica spaccamascella e ci ha azzeccato. Certo che mai mi immaginerei un Mario con texture fotorealistiche e modelli “reali”, ma la discreta potenza di Switch ha permesso agli sviluppatori di tratteggiare l’idraulico più amato al mondo con una paffutaggine tutta da assaporare con gli occhi. In poche parole sembra un peluche. Le ambientazioni risultano essere ricche di dettagli e modellate a dovere, come se ogni centimetro di gioco fosse stato ponderato per incastrarsi perfettamente con il resto della produzione. L’interattività è ovviamente nulla, mentre una profondità di campo appena accennata rende il tutto più moderno e appetitoso. Nulla di trascendentale, ma con tanto, tantissimo stile da vendere rigorosamente positivista nelle sue intenzioni.
IN THE CONCLUSION
Se dovessimo utilizzare “canoni obiettivi” e comparare Odyssey a videogiochi esclusivi per altre piattaforme, scopriremmo un prodotto banale, di cattivo gusto e fin troppo anacronistico. La realtà però è che nonostante la sua semplicità di fondo (ricordando che è difficile essere semplici), Super Mario Odyssey sa divertire tantissimo appagando il giocatore con un level design perfetto e un’allegria generale che non guasta davvero mai. Il titolo funziona alla perfezione, è esente da bug e sprizza stile da tutti i pori. La sua natura perfettamente ibrida ben si integra con le specifiche di Switch la quale viene sfruttata a dovere da questa divertente avventura personificata dall’idraulico baffuto più strambo di sempre. Le idee geniali e i colpi da maestro ricordano inoltre a tutti noi quanto l’esperienza trentennale di un’azienda sempre in forma possa ancora insegnare a tutti quanti quanto basta poco riuscire a divertirsi, con spensieratezza, coi propri giochi preferiti.
Assolutamente da avere e in assoluto un ottimo motivo per farsi una Switch.
In Breve
Super Mario Odyssey è un’esclusiva di lusso. Giustifica sicuramente l’acquisto di Nintendo Switch poiché diverte tantissimo e sfrutta al meglio le potenzialità ibride della console Nintendo. Certo è difficile rinnovare un gameplay basato sulla semplice azione del salto, ma un level design eccezionale unito all’esperienza trentennale di Nintendo hanno portato alla creazione di un videogioco completo, appagante e longevo.